SAN VALENTINO IN ABRUZZO CITERIORE

Il comunismo in un paese solo? Ci prova Saia, l’ultimo compagno

SAN VALENTINO. Medico, comunista, consigliere regionale e da qualche giorno anche primo cittadino di San Valentino in Abruzzo Citeriore. Tutte queste cose è Antonio Saia, eletto sindaco con 48 voti...

SAN VALENTINO.

Medico, comunista, consigliere regionale e da qualche giorno anche primo cittadino di San Valentino in Abruzzo Citeriore. Tutte queste cose è Antonio Saia, eletto sindaco con 48 voti in più dell’uscente Angelo D’Ottavio (Pdl). Sindaco attivo, quest’ultimo, ma che non ha impedito all’elettorato di cambiare e di tornare alla tradizione del “comunismo in un paese solo” e a quell’Antonio Saia che discontinuamente, ma per 20 anni, dal 1975, ha amministrato il paese nelle fila (appunto) dei Comunisti Italiani. Con discontinuità, perché in alcuni periodi la sua carica è stata incompatibile con la nomina di consigliere regionale. San Valentino è un paesino che si trova in provincia di Pescara. Lì, tra i 1916 abitanti, c’è il neo eletto Saia. Il comunista che prova di costruire il comunismo in un paese solo.

Sindaco Saia, da un primo cittadino del Pdl ad uno dei Comunisti Italiani?

«Credo i cittadini abbiano premiato le proposte. Forse le mie sono state più concrete, o più vicine alla quotidianità dei miei concittadini».

Per esempio?

«Per esempio la questione del rilancio del paese, che negli ultimi tempi ha perso molto. Penso all’ospedale, al tribunale, ad alcune fabbriche che hanno chiuso».

Come può agire l’amministrazione in questo senso?

«Dobbiamo battere i pugni, dobbiamo farci sentire, creare strutture adatte al rilancio della cittadina. Ma non solo, occorre pensare anche alle cose ordinarie, alla manutenzione che non sempre è adeguata».

Cosa pensa del suo predecessore D’Ottavio?

«Ad Angelo D’Ottavio mi legano una grandissima stima ed amicizia. Penso che sia stato un sindaco che si è speso tanto per il suo paese, è stato attivo, ma alcune scelte fatte sono state sbagliate».

Cioè?

«Ribadisco, l’ospedale, non doveva chiudere. Certo, non è dipeso dall’amministrazione, ma dovevamo essere più forti. Eravamo votati a diventare un centro di riferimento regionale per la riabilitazione. »

Pensa che il motivo che ha condotto i suoi concittadini a votarla più del suo avversario sia legato ad un’ideologia o che al contrario la sua vittoria sia stata per “un voto alla persona”?

«Credo che in un territorio piccolo come il nostro l’ideologia conti poco. Io non mi sono mai nascosto, ho sempre dichiarato apertamente di essere comunista e con orgoglio, ma non penso mi abbiano votato per questo. Ritengo che i miei concittadini abbiano avuto fiducia in me per le questioni pratiche da affrontare. Il sindaco deve risolvere i problemi della città che amministra, non fare chiacchiere o demagogia».

Lei è anche consigliere regionale.

«Sì, lo sono ancora per pochi mesi, e le assicuro che alla prossima tornata elettorale non mi ricandiderò».

Cosa raccomanda infine al nuovo Consiglio che si è costituito con la sua elezione?

«Spero che, come è accaduto in campagna elettorale, i rapporti proseguano nell’ottica della correttezza e della lealtà. Il rapporto deve essere collaborativo, pur nel rispetto di idee differenti. Non è una gara a chi è il più bravo, a chi sa fare di più, è il paese che deve vincere». ©RIPRODUZIONE RISERVATA