Il passo falso di Chiodi

di Sergio Baraldi

Il presidente Chiodi è assediato da questioni drammatiche come forse nessun presidente in Italia. E solo per questo avrebbe bisogno del sostegno di tutti. Ma sui fondi Fas ha commesso un passo falso. Non si è trattato, purtroppo, di un incidente di percorso. E’ caduto in un errore strategico che solleva quesiti sulla sua capacità di imprimere un salto di qualità all’amministrazione regionale. Proprio ieri il nostro giornale ha pubblicato un interessante commento del prof. Mauro sulla “ripresina” abruzzese e sulla necessità di interventi strutturali per rilanciare la crescita e la competitività del sistema. Non a caso, un economista come Mauro ha sentito il bisogno di concludere il suo articolo segnalando l’importanza per l’Abruzzo di una “politica virtuosa”. Quasi un appello accorato. Ma siamo in grado noi di produrla una politica virtuosa?

All’ultima riunione del Cipe sono stati sbloccati 7,3 miliardi per tutto il meridione, l’Abruzzo è stato escluso. Hanno riconosciuto solo 12 milioni per i mondiali di sci di Roccaraso. Un segnale negativo per una serie di ragioni. La prima è che l’Abruzzo non ha saputo costruire le alleanze e le condizioni di solidarietà politica con le altre regioni per essere inserito in una partita decisiva. Tanto per far capire ai lettori: il Molise ha ottenuto 500 milioni (mille miliardi di vecchie lire) e la Basilicata oltre 570, la Calabria 1 miliardo. Noi 12 milioni.

Questa mancanza di un raccordo politico con gli altri presidenti di regione, questa debolezza nel chiedere con dignità il sostegno di tutti per la regione del terremoto, rappresenta una sconfitta. La stessa azione avrebbe dovuto essere intrapresa con il governo.

Posso capire che quando il nostro giornale ha scritto che l'Abruzzo è stato escluso da quella decisione, il presidente Chiodi abbia sollecitato Fitto affinché annunciasse che se ne parlerà a settembre. Posso capire che Fitto lo abbia dichiarato, senza però fare cenno allo sblocco dei fondi. Posso persino capire che il Pdl polemizzi nel tentativo di redistribuire la responsabilità. Ma il dato generale che emerge è la difficoltà del centrodestra di "fare squadra" a Roma per ottenere che l'Abruzzo conti. E conti per una buona ragione: perché l'emergenza qui rappresenta una questione nazionale. Ecco il punto: al di là dell'imperizia politica, preoccupa ancora di più la difficoltà a pensare l'Abruzzo come una questione nazionale. E a farlo pensare al resto del Paese.

Un insuccesso del quale Chiodi dovrebbe dolersi, perché lo interpella direttamente. In questi giorni, si sono sprecati gli interventi su Remo Gaspari, sul buono e meno buono della sua eredità. Il buono stava probabilmente nella sua capacità di stringere alleanze nella Dc di allora per inserire l'Abruzzo nei progetti di sviluppo e riservargli una corsia preferenziale.

La vera "lezione" di Gaspari, forse, sta nell'essere riuscito a fare dell'Abruzzo una regione chiave, nonostante non lo fosse. Ora la vicenda dei Fas dimostra che un nuovo Gaspari non c'è. Chiodi può rilasciare le dichiarazioni che vuole: che era previsto non ci fossimo, che si tratta solo di un rinvio etc etc. La verità è che quella riunione segna uno scacco politico per una regione che merita la precedenza. Come spiega il senatore Legnini nell'intervista che rilascia oggi al nostro giornale non perderemo i soldi, ma certo non riusciamo a incassarli. E' stato ignorato lo stato d'eccezione che l'Abruzzo rappresenta. Se il nostro giornale non avesse pubblicato le indiscrezioni sull'esclusione, Fitto e Chiodi avrebbero cercato di presentare le cose come uno slittamento ordinario. Anche Berlusconi ha fatto finta che non ci fosse la crisi, le conseguenze le stiamo pagando noi.

Perché è scattata la bocciatura? Questo è il secondo punto sul quale Chiodi tace: perché il piano non rispondeva ai requisiti richiesti dal Cipe. I requisiti sono un progetto che indica scelte strategiche, priorità, opere rapidamente realizzabili. Per di più non è la prima bocciatura. La nostra Regione ha dovuto rifare i compiti per tre volte, e ogni volta il progetto è stato rimandato al mittente. Adesso dovrà ripresentarlo per la quarta volta. Come valutereste, amici lettori, uno studente che si presenta agli esami e il professore ogni volta gli spiega che è meglio che torni per evitare che sia bocciato? Un ripetente? Un somaro? Questo è quello che hanno detto a tutti noi: che non sappiamo fare un progetto strategico. Ora, per evitare un pasticcio politico, è chiaro che Fitto cerca di salvare la faccia del suo presidente. Cosa volevate che facesse il ministro? Che dicesse, sì è vero l'Abruzzo non sa fare progetti credibili? Del resto, non scopriamo nulla di nuovo. La Regione soffre da tempo la difficoltà a utilizzare i fondi Ue o quelli denominati "Jessica" e rischiamo di perdere soldi perché non siamo in grado di spenderli. Ma quello dei fondi Fas è stato un brutto spettacolo. Faccio notare ai lettori che il rinvio sembra una cosetta da niente, ma significa che, se per caso riusciamo a passare l'esame, se ne riparla il prossimo anno.
E nessuno può prevedere quale conseguenza potrebbe avere la situazione finanziaria italiana nel 2012. Pensate che il governo regionale abbia difeso tempestivamente, adeguatamente l'interesse dei cittadini?

C'è una terza questione sulla quale il presidente Chiodi dovrebbe rispondere. L'insuccesso non pone solo la politica di fronte al suo scarso rendimento. C'è anche la struttura amministrativa della Regione che si dimostra poco adeguata alle esigenze dell'Abruzzo moderno. Il loro "cliente interno", come dicono i bravi amministratori di aziende, cioè voi cittadini, ha ricevuto un servizio di pessima qualità. Il nostro giornale ha posto da settimane la questione della riforma della pubblica amministrazione come questione centrale dell'Abruzzo. Ci saremmo aspettati dal presidente Chiodi una riflessione sui limiti della nostra burocrazia regionale e poi un intervento deciso: l'avvio di una riorganizzazione, provvedimenti per chi non è stato all'altezza del suo compito. Ci sono dei dirigenti incapaci? Ci sono uffici inefficienti? Decida. E' commissario di tutto e non riesce a cambiare dirigenti inefficaci? O forse non può farlo, perché questa idea di insistere sui progetti "a pioggia", un po' a questo un po' a quello, è proprio l'eredità "non buona" del gasparismo, che sembra contagiare l'attuale maggioranza? Alla fine, potremmo scoprire che un intreccio d'inefficienza politica e amministrativa si delinea come il vincolo profondo che impedisce all'Abruzzo di compiere lo scatto che serve.

Più tardi il centrodestra abruzzese rifiuta di fare i conti con la crisi del berlusconismo e del suo modello, che sta avvitando il Paese in difficoltà crescenti, più tardi comprenderà che in Abruzzo occorre cambiare metodo e politica. Con le emergenze che pesano sulle spalle di tutti, qui sarebbe decisivo fare del "Patto per lo sviluppo" (con tutte le sue incertezze) un modello da esportare per le emergenze della regione. Con i fatti, non a parole. Chiodi ha la responsabilità di compiere questa svolta. Ma sembra non riuscire a fare squadra con la sua stessa maggioranza, diventa difficile attendersi l'atto innovativo della convocazione di tutti i parlamentari regionali per avviare un gioco di squadra a favore dell'interesse generale, cioè vostro.

Questo atteggiamento vorrebbe dire assumere il profilo del "presidente di tutti", parlare e agire come tale. Vuole farlo? E' in grado di farlo? Temo che in questa Regione nessuno possa farcela da solo. Abbiamo bisogno di un governo che sappia tenere sotto controllo i costi, abbia consapevolezza delle entrate, e abbia una strategia. Ma la strategia non può essere il bilancio in ordine: quello è il mezzo, non il fine. Il fine siete voi cittadini. L'Abruzzo è come un'impresa o una famiglia afflitta da problemi, costretta a chiedere alle banche un ingente finanziamento per risollevarsi; occorre sapere presentare un piano finanziario e strategico credibile. Soprattutto, deve ispirare fiducia, deve agire con trasparenza, liberare le energie migliori della società.

Il centrodestra non può affidarsi troppo al solito numero di telefono di Gianni Letta. Così i limiti strutturali della società non si superano, e si rischia di essere poco produttivi per lo stesso Abruzzo. Poi, neppure Gianni Letta sa fino a quando potrà rispondere a quel numero.

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