Inchiesta appalti pubblici, spunta anche la “talpa”

Scoperto e rimosso un carabiniere accusato di spifferare informazioni sulle indagini. Insieme a lui altri due sospettati

L’AQUILA. Ora spunta anche una “talpa” nell’inchiesta della Procura dell’Aquila su presunte irregolarità negli appalti della Regione. Una notizia trapelata nel giorno stesso nel quale si sono svolti i primi interrogatori.

LA TALPA. Nel mirino, dunque, anche un carabiniere indagato per fuga di notizie di reato: avrebbe spifferato a un imprenditore e a un ex carabiniere, anche loro finiti sotto inchiesta, circa l'indagine a carico di una persona sempre all’interno del principale filone. Le accuse di rivelazioni di atti istruttori sono scattate nelle passate settimane, prima che cominciassero a venire fuori notizie di stampa sulla maxi inchiesta. Il sospettato è stato rimosso dall'incarico. In questo fascicolo, dunque, le persone indagate sono tre.

INTERROGATORI. Intanto, sono iniziati gli interrogatori degli indagati in relazione all’appalto per la ristrutturazione di Palazzo Centi, danneggiato dal sisma e sede della giunta regionale fino al 6 aprile 2009. Un appalto quanto mai appetito visto che sono stati aggiudicati lavori per 13 milioni di euro.

Ieri mattina alle 12, si è presentato alla polizia giudiziaria, l’imprenditore Mauro Pellegrini, assistito dall’avvocato Massimo Carosi. Pellegrini, contitolare dell'azienda di costruzioni Dipe, ha risposto per circa un'ora alle domande degli inquirenti respingendo le accuse. Al termine i due hanno fatto perdere le proprie tracce dribblando i giornalisti che pure li hanno cercati. L'imprenditore, accusato di induzione indebita, è indagato per aver affidato l'incarico della progettazione relativo all'appalto all'architetto Giancarlo Di Vincenzo, in cambio dell'interessamento sull'esito della commessa da 13 milioni di euro, nei confronti dei vertici regionali, da parte dell'ex alto dirigente del Mibact Abruzzo ora in pensione: ovvero Berardino Di Vincenzo, padre di Giancarlo, e consulente senza emolumenti del presidente della Regione. Giancarlo Di Vincenzo, assistito dal legale Emilio Bafile ha respinto le accuse dopo due ore di colloquio che non sono bastate visto che sarà di nuovo ascoltato. «Le accuse a noi mosse sono infondate. Ci sono degli aspetti da chiarire riguardanti le intercettazioni telefoniche e ambientali che la procura possiede». Così l'avvocato o Bafile, al termine dell’audizione. «Non abbiamo nulla da nascondere», ha aggiunto, «per questo, visto che abbiamo ancora molte cose da precisare, abbiamo sospeso l'interrogatorio che stava andando troppo per le lunghe, per riprenderlo lunedì», ha confermato il legale. Bafile non ha escluso «che dopo l'interrogatorio di Giancarlo Di Vincenzo ci possa essere quello del padre, Berardino», alto funzionario dei Beni culturali abruzzesi ora in pensione, «proprio per dissipare i dubbi. Berardino non era certo nelle condizioni di influire sull'aggiudicazione dell'appalto poi vinto da altri», ha assicurato l'avvocato. In questa vicenda è indagato anche Giancarlo Di Persio, contitolare della Dipe, assistito dall’avvocato Riccardo Lopardi, per il quale, almeno per il momento, pur essendoci un invito a comparire come per gli altri, non è stato previsto alcun interrogatorio.

In questa corposa indagine dei carabinieri del Noe, a fronte di una trentina di indagati, sono coinvolti, con accuse ancora da chiarire, i vertici della Regione: il presidente Luciano D’Alfonso e gli assessori Dino Pepe, Marinella Sclocco, Silvio Paolucci. Al momento le prospettazioni accusatorie sono da chiarire e questo avverrà nei prossimi giorni.

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