Inchiesta Pescara: Dezio perde il posto in Comune

L’ente lo sospende dal lavoro e avvia la procedura per licenziarlo. Il braccio destro di D’Alfonso pronto a reagire "Non mi aspettavo un provvedimento così pesante"

PESCARA. Il Comune vuole licenziare Guido Dezio. Ieri il dirigente, arrestato nel 2008 per presunte tangenti e condannato il 24 febbraio scorso a 4 mesi, in primo grado, per false dichiarazioni in un concorso, ha ricevuto dall’ente un atto disciplinare che lo sospende dal lavoro e annuncia l’avvio della procedura di licenziamento.

Il provvedimento è arrivato a due settimane e mezza dalla sentenza del giudice dell’udienza preliminare Guido Campli, che lo ha ritenuto colpevole del reato di false dichiarazioni, nella parte in cui Dezio ha autocertificato di aver ricoperto incarichi dirigenziali alla Regione, per poter partecipare e vincere il concorso per dirigente del Comune, bandito nel 2007. Per l’ex braccio destro del sindaco D’Alfonso è l’ennesima batosta. Per il sindaco Luigi Albore Mascia, invece, il provvedimento è un atto dovuto. «Sono state applicate le procedure previste dalla legge per questi casi», ha commentato.

ATTO FIRMATO IERI
E’ forse la prima volta che il Comune di Pescara emana un atto disciplinare così pesante. A convincere l’amministrazione ad adottarlo è stata la condanna in primo grado di Guido Dezio. In pratica l’ente, a seguito della decisione del tribunale, ritiene che il suo dirigente ai servizi demografici non sia più affidabile. E’ quanto emerge dalla lettura del documento. Il Comune avvia «il procedimento disciplinare nei confronti di Dezio, dirigente a tempo indeterminato del Comune di Pescara», si legge, «per l’applicazione della sanzione disciplinare del licenziamento senza preavviso, in relazione alla falsità dichiarata (come riportato nel dispositivo della sentenza) al fine di partecipazione al concorso pubblico per esami, indetto dal Comune per la copertura di 2 posti di dirigente amministrativo, per uno dei quali è risultato vincitore». Nel frattempo si dispone la sospensione dal lavoro del dirigente assunto nel 2007 con la corresponsione solo di un’indennità, pari al 50 per cento dello stipendio tabellare.

RIFERIMENTI DI LEGGE
L’atto, firmato dal dirigente al personale Maria Gabriella Pollio, riporta con precisione tutte le norme nazionali, tra cui la legge Brunetta, che consentirebbero alla pubblica amministrazione di poter sospendere un dipendente dal lavoro e di avviare le procedure di licenziamento.

La dirigente al personale cita, in proposito, l’articolo 55, comma 1, del decreto legislativo 165 del 2001, che stabilisce espressamente «la sanzione disciplinare del licenziamento, nel caso di falsità documentale o dichiarative commesse ai fini, o in occasione, dell’instaurazione del rapporto di lavoro, ovvero di progressioni di carriera».
Inoltre, la Pollio ricorda il comma 2 dell’articolo 9 del Contratto nazionale di lavoro, il quale stabilisce che «il dirigente può essere sospeso dal servizio con privazione della retribuzione anche nel caso in cui sia sottoposto a procedimento penale».

«NON ME L’ASPETTAVO»
«Avevo messo in conto tutto, ma un provvedimento così pesante non me l’aspettavo». Dezio, contattato telefonicamente dal Centro, non ha nascosto la sua amarezza per l’atto disciplinare e la preoccupazione per ciò che sarà ora il suo futuro.
Il dirigente, che ha moglie e due figli piccoli, resta con lo stipendio dimezzato fino al probabile licenziamento. «Questo provvedimento mi comporterà gravi problemi economici», ha confessato.
Ma Dezio non si dà per vinto. «Ho già incaricato i miei avvocati di verificare se le procedure siano corrette», ha detto, «poi, deciderò cosa fare».

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