«L'Abruzzo dice no al petrolio»

Chiodi sfodera un accordo con il governo: «Ma sul mare decide lo Stato»

LANCIANO. È intitolato “Giacimento di petrolio Ombrina, stima e certificazione delle riserve” e in tutte le pagine c’è la scritta «Confidantial Medoilgas Italia S.p.a.». E la riservatezza è d’obbligo. Il documento svela i perché della corsa all’oro nero nel mare abruzzese. Sotto il fondale a largo della Costa dei Trabocchi ci sono 40 milioni di barili di greggio. Si trovano a 2100 metri di profondità e poco sopra, tra i 1500 e i 1800 metri, ci sono 35 milioni di metri cubi di gas naturale. Un affare, ai prezzi attuali, da circa 3 miliardi di dollari, di cui appena 30 milioni per l’Abruzzo.

Proprietaria del tesoro nascosto sotto le acque dell’Adriatico è la Medoilgas (Mediterranean oil & gas). L’azienda inglese, tramite la sua controllata italiana, è titolare di un permesso di ricerca davanti alla Costa dei trabocchi. Uno specchio d’acqua di 271 chilometri quadrati sul cui fondale c’è un importante giacimento di di gas e petrolio. A certificarlo sono la Sim, società di ingegneria mineraria con sede a Parma, e l’ingegnere Giuseppe Bello.

La Medoilgas ha ripreso uno studio della Elf e lo ha approfondito con due campagne di ricerca, una nel 2007 l’altra lo scorso anno. Gli ultimi risultati hanno cambiato le prospettive. Finora si era parlato di un giacimento da circa 18-20 milioni di barili. Ora la Sim certifica che sotto l’Adriatico ce ne sono più del doppio: 40,2. Il greggio si trova a 2160 metri sotto il livello del mare. Un livello considerato interessante dagli esperti del settore: gli ultimi pozzi di petrolio sono arrivati a oltre 7mila metri di profondità. E non è tutto. Gli ultimi studi hanno appurato che, poco sopra il giacimento di petrolio, ci sono 35 milioni di metri cubi di gas naturale.

Petrolio e gas, una miscela che ha causato il disastro ambientale a largo delle coste statunitensi, ma che fa gola alle aziende petrolifere. Così la Medoilgas ha pronto il piano per cominciare l’attività estrattiva nel 2013. Per farlo occorrerà installare davanti alla costa una piattaforma petrolifera e realizzare 5 pozzi entro il 2012 e altri quattro nel 2015.
L’investimento necessario è di 150-180 milioni di euro nella prima fase e di 85 milioni nella seconda. Un’inezia se paragonata alle potenzialità del giacimento. Calcolatrice alla mano, considerando l’attuale prezzo delle fonti energetiche, il greggio a largo di San Vito Chietino vale circa 2,8 miliardi di dollari. Il gas è meno remunerativo, circa 140 milioni di dollari, ma è in grado di coprire gran parte delle spese necessarie per l’estrazione.

Ombrina mare è un affare ed è destinato a diventarlo sempre di più. Gli esperti prevedono che il greggio nei prossimi anni supererà quota 100 dollari al barile, mentre il costo del gas aumenterà del 400%. A questo si aggiunge il fatto che il giacimento abruzzese si trova a 5 chilometri dalla costa e vicino a strutture portuali funzionanti.

C’è poi da considerare il fattore tasse: le royalties per l’estrazione in mare sono pari al 7% per il gas e al 4% per il petrolio. Una tassazione molto conveniente rispetto a quella applicata in altri paesi, compresi quelli depredati in passato dai petrolieri. Per giunta saranno in gran parte incassati dallo Stato: all’Abruzzo resterà solo l’uno per cento.

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