ECONOMIA

L'Abruzzo si avvicina al Sud. Ed è sempre più anziano

Deboli segni di ripresa, i dati del Cresa indicano che la regione ha recuperato solo in parte i livelli pre-pandemici. I disoccupati +0,6%, male l'export dell'automotive. Aumentano servizi e scambi commerciali ma sempre sotto la media

L'AQUILA. I dati economici avvicinano l'Abruzzo sempre più al Sud e lo allontanano dalle regione del Nord. Diminuiscono i giovani e aumentano gli anziani. E' quanto si evince dall'analisi 'Economia e Società' del Cresa, Centro Studi dell'Agenzia per lo Sviluppo della Camera di Commercio del Gran Sasso d'Italia. Dopo la forte riduzione del 2020 e la ripresa del 2021, i segni positivi sono assai deboli, spesso di intensità inferiore non solo alla media del Paese ma anche al Mezzogiorno, motivo per cui la regione ha recuperato solo in parte i livelli pre-pandemici.

Il mercato del lavoro regionale mostra ancora segni di difficoltà. I disoccupati crescono dello 0,6%. I valori dei principali indicatori sono comuque migliori rispetto al Mezzogiorno ma restano peggiori del Centro-Nord. Gli andamenti evidenziano una maggiore debolezza della ripresa abruzzese anche rispetto alla circoscrizione di appartenenza. In flessione le forze di lavoro (-0,2%; Italia: +0,8%), gli occupati (-0,3%; Italia: +2,4%) e gli inattivi (-3,2% contro -3,6%), in aumento i disoccupati (+0,6%; Italia: -14,3%). Secondo l'analisi, le forze di lavoro e gli occupati abruzzesi fanno osservare contrazioni della componente maschile e aumenti della femminile. Si riduce il numero di uomini in cerca di lavoro e aumentano le disoccupate. Si contraggono i lavoratori indipendenti e restano stabili i dipendenti con aumenti dei soli contratti a tempo determinato part-time. Maggiori criticità non solo in termini di numeri ma anche di qualità del lavoro interessano i giovani. (A

Di rilievo assume l'indicazione demografica: in Abruzzo aumentano gli anziani e scendono i giovani. Questo comporta un aggravio del carico sociale. La popolazione abruzzese al 31 dicembre 2022 è composta da 1.269.860 persone con un calo tendenziale del 4,8 per mille (Italia: -3,0‰). Negativa la dinamica naturale (-6,9‰; Italia: -5,4‰), positiva quella migratoria (+2,1‰; Italia: +2,4‰) grazie al solo apporto della componente estera (+3,6‰). Gli stranieri (6,4% della popolazione totale) diminuiscono dell'1,7%. Per quanto riguarda la composizione per classi di età, a fine 2022 la popolazione regionale è composta per il 11,9% da giovani tra 0 e 14 anni, per il 25,5% da individui tra i 15 e i 39 anni, per il 37,3% da adulti tra i 40 e i 64 anni e per il 25,3% da persone con più di 64 anni.

Drammatico è dunque l'andamento demografico per classi di età: «Gli indici di vecchiaia e di dipendenza e l'età media - rivela l'analisi - registrano un peggioramento della situazione con un aggravio del carico sociale ed economico riconducibile all'aumento degli anziani e alla diminuzione dei giovani». Per istruzione, competenza nonché occupazione e migrazione giovanili l'Abruzzo si colloca in posizione intermedia tra Centro-Nord e Mezzogiorno e figura tra le prime regioni meridionali ma mostra al contempo una minore velocità di sviluppo. Tale ritardo, secondo il documento, accresce la poca vivibilità della regione e alimenta il decremento demografico che, indebolendo la grande risorsa rappresentata dalla platea dei giovani, rappresenta il vero pericolo per il futuro.

Per quanto riguarda l'andamento delle variabili macroeconomiche regionali, il 2022 registra gli aumenti del Pil (secondo l'indicatore Iter della Banca d'Italia +3,3% inferiore alla variazione nazionale) e dei consumi (+5,3%) sebbene con una dinamica in progressivo rallentamento. La Svimez ha stimato per il 2023 una crescita in ulteriore decelerazione, di intensità pari al Mezzogiorno e leggermente inferiore alla media in Italia.

Secondo l'analisi, la diminuzione del numero di imprese attive (-1,0%) deriva dalle flessioni nelle costruzioni (-0,1%) e nel commercio (-3,0%), in aumento nell'anno precedente, nell'agricoltura (-1,6%), stabile nel 2021, e dal ripetersi dei cali nel manifatturiero (-1,4%).

Aumentano solo i servizi (+0,5%) grazie al contributo delle attività professionali, scientifiche e tecniche, immobiliari, di noleggio, agenzie di viaggi e servizi alle imprese.

Gli scambi commerciali con l'estero confermano un andamento moderatamente crescente con variazioni delle vendite (+2,1%) e degli acquisti (+16,2%) positive, ma assai inferiori a quelle medie italiane (+20,0% e +36,4%).

In controtendenza con il trend nazionale a causa dell'andamento negativo dei mezzi di trasporto (35,4% delle vendite abruzzesi), diminuisce il valore dell'export del settore meccanico, elettromeccanico ed elettronico (-11,8%) che rappresenta il 56% del totale regionale.

Infine le esportazioni del chimico farmaceutico e del made in Italy, che rappresentano nell'ordine una quota analoga (24% circa) e inferiore alla media nazionale (14% e 20%) aumentano in misura superiore rispetto ad essa (+36% contro +32% e + 24% contro +16%).