L’Archeoclub lancia l’Sos sulle cave in Abruzzo

L'ultimo caso a Rapinio: serve un tavolo di lavoro per il recupero ambientale

PESCARA. No a nuove concessioni per scavare, un potenziamento dell'ufficio Cave della Regione e un tavolo di lavoro per un recupero ambientale delle cave di Rapino, in provincia di Chieti. Sono queste le richieste che arrivano dall'Archeoclub (comitato regionale) alla luce di una situazione «frutto di trent’anni di complicità, silenzi, omissioni a tutti i livelli e confacente più a regioni ove certe organizzazioni controlloano il territorio». Un’accusa pesante quella di Giulio De Collibus (dirigente nazionale) che, affiancato dal presidente del Comitato Abruzzese del Paesaggio, Andrea Iezzi, ha ripercorso trent’anni di battaglie condotte contro l’assalto allla Maiella e ora confluite attorno alle cave di Rapino, tra esposti alla magistratura e sequestri preventivi eseguiti dall'autorità giudiziaria. Trent'anni di storia, che partono dalla scoperta di una necropoli, da parte dell'Archeoclub di Pescara, in località Santa Spontanea, sempre a Rapino, della quale, nel 1987, fu informata la Soprintendenza archeologica. Nel 1988, invece, come ha ricordato De Collibus, «l'Archeoclub segnalò ai carabinieri l'azione di scavatori abusivi nella zona», mentre poi, nel 1991, «in seguito ad uno sconfinamento», secondo De Collibus, «venne alla luce la grotta preistorica degli Orsi volanti».

Un altro esposto alle autorità, rimasto senza seguito come quello del 1988, fu presentato nel 1999, e ha riguardato ancora la grotta degli Orsi volanti. In esso veniva allegata la copia di un verbale sottoscritto al termine di una conferenza di servizi del 1998, nel quale risultava, ha ricordato De Collibus, che «i risanamenti ambientali previsti non venivano quasi mai eseguiti e che era necessario ed urgente un valido piano di risanamento ambientale». Un terzo esposto dall'Archeoclub fu poi presentato nel 2006, in seguito alla «distruzione della grotta degli Orsi volanti, provocata da una frana». Infine è stato ricordato il recente sequestro preventivo, attuato dalla Forestale il 31 marzo scorso relativamente ad un'area di circa due ettari, in località Passo Palogno di Rapino. «Noi non siamo contro le estrazioni», ha sottolineato De Collibus, «ma vogliamo sapere quale sia il fabbisogno della regione». (v.d.l.)

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