L’età della conquista l’Abruzzo antico ai Musei Capitolini

L’Abruzzo, già nel II secolo avanti Cristo, appare partecipe di una cultura raffinata. Ne sono una testimonianza le tre statue venute alla luce durante gli scavi, eseguiti dalla sovrintendenza ai beni artistici, nel santuario di Angizia, a Luco dei Marsi. Tali opere, custodite a Chieti, fino al 5 settembre possono essere ammirate in una mostra dal titolo «L’età della conquista. Il fascino dell’arte greca a Roma», nei Musei Capitolini.

Delle tre statue, due sono in marmo bianco. Una raffigura Demetra o Cerere, l’altra Afrodite. La terza, in terracotta, raffigura una divininità femminile seduta sul trono. La mancanza della testa rende difficile la identificazione della divinità che si voleva rappresentare, ma è ammirevole la notevole fattura artistica dell’opera. «Siamo in presenza», spiega l’archeologa Daniela Villa, «di una dea madre, padrona della vita e della morte. Pertanto è ipotizzabile che la statua raffiguri la dea Angizia». A sostegno di questa ipotesi vi sono il luogo del ritrovamento, il santuario di Angizia per l’appunto, e il culto di questa divinità molto diffuso presso i Romani.

Sono opere di forte impronta ellenistica, ma in cui, come nel caso della divinità seduta sul trono, è possibile cogliere elementi dell’arte etrusco-romana. E questo si spiega con il contesto storico in cui esse possono essere collocate. Siamo nel periodo (tra il III e il I secolo avanti Cristo) in cui Roma allarga i suoi confini ed espande il proprio dominio su tutto il bacino del Mediterraneo. E’ l’età della conquista, da cui il titolo alla mostra. E’ in questo periodo che dalla Grecia, come bottino, oltre a ingenti quantità di denaro affluirono a Roma opere d’arte di una qualità mai ammirata prima. La cultura ellenistica esercitò sull’Urbe una fortissima influenza e dalla commistione di modelli greci e romani nacquero opere come quelle scoperte nel santuario di Angizia.

Opere alle quali, insieme ad altri capolavori dell’arte antica provenienti dai maggiori musei europei, viene ora dedicata la prima sezione della eccezionale mostra di Roma, dal titolo «Dei e santuari».
«Le statue esposte nei Musei Capitolini», osserva Adele Campanelli, direttrice del Museo archeologico nazionale La Civitella di Chieti e coordinatrice degli scavi di Luco dei Marsi, «ci mostrano un Abruzzo partecipe di quella tradizione artistica colta e raffinata che l’affermazione del gusto greco produsse a Roma. E da Roma si diffuse nei territori italici dominati, come testimoniano le statue di Luco». Nella diffusione della cultura ellenistica ebbero un grande ruolo le élites locali, che si erano affermate con i commerci e la partecipazione, nel caso di militari, agli ingenti bottini di guerra.

«In tali élites», spiega l’archeologa Daniela Liberatore, «nacque il desiderio di imitare quanto avveniva nella capitale, desiderio che si è tradotto da un lato nel rifacimento o nella decorazione dei templi secondo i canoni della tradizione architettonica etrusco-romana, dall’altro nell’arricchimento dei santuari attraverso opere d’arte d’importazione».
«L’esposizione a Roma delle statue rinvenute a Luco», riprende la Campanelli, «costituisce un’occasione per far conoscere al pubblico un aspetto inedito dell’Abruzzo: quello della sua romanizzazione. Che non è meno importante di quello preistorico, ben più conosciuto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA