L'Europa dura con L’Aquila: "Regole non rispettate"

La Corte dei Conti della Ue ritiene eccessive le spese per l’emergenza. Chiodi, Cialente e Del Corvo, in missione a Bruxelles, chiedono una deroga al patto di stabilità

BRUXELLES. Missione nel cuore dell'Europa per aiutare L'Aquila. Hanno deciso di superare ogni divergenza e di fare fronte comune per favorire la rinascita del capoluogo d'Abruzzo: i presidenti della Regione, Gianni Chiodi, della Provincia dell'Aquila, Antonio Del Corvo, il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, bussano alle porte dell'Europa per chiedere aiuto nella ricostruzione post-terremoto nell'ambito del Fondo di solidarietà dell'Ue. A Bruxelles, nella sede del Parlamento europeo, si discute del futuro dell'Abruzzo. Tre gli aspetti su cui poggia l'iniziativa comune: il primo riguarda la modifica del regolamento comunitario che prevede interventi economici solo su alloggi cosiddetti temporanei. L'obiettivo è quello di far rientrare nel raggio dei finanziamenti anche gli appartamenti del progetto Case ritenuti invece alloggi definitivi che danno reddito; il secondo è ottenere la deroga al patto di stabilità imposto dall'Europa per evitare di incorrere nelle sanzioni Ue in caso di finanziamenti da parte dello Stato membro; infine, le tasse per ribaltare la concezione di concorrenza sleale in caso di sospensione del pagamento da parte dei contribuenti del cratere.

L'aula "Loyola de Palacio" ospita l'Audizione davanti al Parlamento europeo. A sostenere le ragioni dell'Aquila anche il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, il quale ha ringraziato l'Europa per il sostegno, ma ha anche sottolineato . Presenti anche il prefetto Francesco Paolo Tronca, capo del dipartimento dei vigili del fuoco e del soccorso pubblico, e Giandomenico Lepore, ex procuratore generale. Il parlamentare europeo Crescenzio Rivellini, che ha promosso l'audizione, ha cercato di mediare tra le divergenti posizioni della Corte dei Conti europea che ritiene la spesa per l'emergenza eccessiva e le istituzioni abruzzesi che sostengono esattamente il contrario. La battaglia tra regolamenti e trappole burocratiche va avanti. Non a caso Chiodi, rispetto alle perplessità dell'Ue ha spiegato che «oggi il governo Letta pretende il pagamento delle tasse al 100% se non si sono subiti danni, ma si tratta di una prova diabolica». Cialente, in un accorato intervento, ha definito «una questione centrale la possibilità di sforare il patto di stabilità, altrimenti il limite è disumano. Anzi», rilancia Cialente, «lo stato membro dovrebbe intervenire fino a 15 volte quanto stanziato dal Fondo di solidarietà Ue, fuori dal patto di stabilità. Altrimenti la zona terremotata non sarà mai ricostruita. Subito dopo il sisma con il progetto Case dovevamo localizzare le aree che non fossero esposte a rischio idrogeologico o poste sulla faglia. Ora, se saremo bravi, a ricostruire ci metteremo 10 anni, altrimenti 12. La delibera del consiglio comunale fissa che quando libereremo gli alloggi li gestiremo attraverso il meccanismo d'affitto per la manutenzione complessiva, Saranno affittate a studenti, giovani coppie, anziani, disagio sociale, ai 7-10mila operai che verranno all'Aquila per la ricostruzione».

Erano presenti anche il presidente del consiglio regionale, Nazario Pagano, e la vicepresidente della Provincia, Antonella Di Nino. Pagano, a margine dell'audizione, ha sottolineato l'esigenza che «l'Europa deve continuare a svolgere un ruolo centrale nel processo di ricostruzione». Durante l'audizione sono stati presentati anche i dati del rapporto della Corte dei Conti europea sui costi del terremoto in Abruzzo. «L'Europa», ha aggiunto Pagano, «deve agevolare e favorire la ricostruzione attraverso strumenti specifici e tra questi abbiamo individuato due punti: primo, le imprese devono continuare a beneficiare delle agevolazioni fiscali relative al rimborso delle tasse; due, l'indebitamento generato per far fronte a una calamità naturale deve essere contabilizzato fuori dal perimetro del patto di stabilità. La burocrazia non deve soffocare il processo di ricostruzione per cui l'Europa deve essere un alleato principale dell'Abruzzo». La vicepresidente Di Nino ha considerato eccessivamente rigide le regole dell'Europa: «La Corte dei conti europea dovrebbe operare uno slancio interpretativo delle norme sul funzionamento del fondo di solidarietà. Le risorse sono state utilizzate, nonostante l'emergenza, tenuto conto della loro natura di fondi pubblici e della loro razionalizzazione affinché quella temporaneità non si riducesse in sperpero».

Nonostante le sollecitazioni il membro responsabile della Corte dei conti, Ville Itala, si è mostrato chiuso rispetto a qualsiasi accordo: «l'Italia doveva utilizzare altri fondi per costruire il Progetto Case e non quelli europei. Le regole vanno rispettate» (ma Rivellini invierà una relazione alla Corte dei Conti per una verifica una possibilità di intesa). Il presidente Del Corvo ha ribadito che «la Provincia ha in cassa decine di milioni di euro che però non può spendere a causa del patto di stabilità. Le risorse destinate alla ricostruzione pubblica devono essere escluse dal conteggio per il patto di stabilità a prescindere dall'origine dei fondi stessi perché altrimenti vanno a ripercuotersi sui servizi al cittadino. Due le proposte: inserire nella nuova programmazione economica 2014-2020 una linea di interventi per la ricostruzione dei palazzi pubblici e disciplinare anche gli aiuti di Stato per abbattere le imposte alle piccole e medie imprese in caso di catastrofi». Fuori dall'aula De Loyola i moderni corridoi del parlamento pullulano di politici e stagisti. Dentro si sta giocando una partita fondamentale, è in gioco il futuro del cuore dell'Abruzzo. La parola fine non è stata ancora scritta.

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