L'intervista a Tornincasa (Confindustria) «Regione complica invece di semplificare»

L'imprenditore è critico sui primi 100 giorni del governo regionale: «Troppe norme vanno in senso opposto e siamo perplessi anche sulle nuove direzioni»

PESCARA. «Sulla semplificazione amministrativa questo esecutivo regionale sta prendendo una strada che non condividiamo». A parlare è Gennato Tornincasa, presidente dei servizi innovativi di Confindustria Abruzzo, titolare della società di servizio Lynx.

In che senso presidente?

«Innanzitutto una cosa è la semplificazione amministrative e una cosa è la semplificazione normativa. Altra cosa poi è la deregulation (per esempio sul versante dell’impatto ambientale di alcuni investimenti) che a noi non interessa. Il 13 maggio prima del voto regionale abbiamo organizzato un incontro nel Comitato piccola industria di Confindustria con il presidente del comitato Modesto Lolli e i candidati presidenti. Sono venuti in tre, hanno firmato un documento d’intenti, tra loro c’era anche Luciano D’Alfonso. Da quel momento non è successo nulla. Nel frattempo si sono stati due provvedimenti importanti che ci lasciano molti dubbi. Il primo è la riorganizzazione delle direzioni».

Una “rivoluzione” l’ha chiamato D’Alfonso.

«Parlare di rivoluzione mi sembra esagerato».

Anche rispetto all’immobilismo del passato?

«In verità durante la precedente legislatura il Consiglio, su iniziativa di Costantini e di Chiavaroli, approvò la legge regionale 31 sulla semplificazione amministrativa, credo a voto unanime. Adesso c’è questa nuova riforma sullo stesso tema. La mia domanda è: ma quella legge l’hanno letta? Esiste o non esiste? Se la struttura regionale non conosce l’esistenza di quella norma, beh, è la conferma di quanto pensiamo: fare altre norme non risolve il problema della semplificazione. L’Unione europea non ci ha detto di fare più leggi sulla semplificazione, ci ha detto: fate piani di rafforzamento amministrativo, datevi degli obiettivi coinvolgendo altri interlocutori, vedete qual è il contesto normativo esistente e cercate di capire dove sono i problemi. Prima di legiferare devi capire se c’è una soluzione zero. Se tu invece cerchi di risolvere i problemi con un’altra norma crei solo una sovrabbondanza di leggi. Per esempio in quella di D’Alfonso è stato previsto un commissario...»

Avocherà le pratiche incagliate...

«Una norma che già include e prevede che qualcosa non vada presenta una contraddizione. La risposta commissariale è una sorta di abdicazione all’inefficienza della struttura. Quello che ci vorrebbe è un tutor, una persona che metta insieme le persone e cerchi di capire. Poi non so quanto sia contraddittorio cambiare le denominazione delle direzioni in giunta e non in consiglio. Non a caso chi ha letto con attenzione quel testo vede la forza della burocrazia che continua a difendere il suo terreno».

Anche lì la mano del superdirigente Antonio Sorgi?

«È interessante che sia chiamato re Sole. Era di fatto la persona che aveva il potere di tradurre le norme in atti concreti. Se la legge 31 non è stata applicata dipende anche da lui».

Accennava a un secondo provvedimento.

«C'è il nuovo ddl denominato Regione facilissima e aggiungerei il Dpfr sull’innovazione, il documento più interessante. Ma anche questi sono due esempi di come la Regione prenda certi impegni e poi vada nella direzione opposta».

Faccia un esempio.

«L’articolo 4 del ddl Regione facilissima riguarda la facilitazione della comunicazione. È molto simile a una legge della Lombardia. Il problema è che in Abruzzo mancano le premesse perché funzioni: per esempio non c’è una struttura regionale che si rapporti con gli enti locali, perché è nell'ente locale che c’è il Suap (Sportello unico attività produttive, ndr.). E l’articolo 4 si può mettere in piedi se dici che ci sono le condizione anche per la digitalizzazione, devi cioè capire se quei servizi li puoi erogare. Secondo me un tecnico della Regione avrebbe dovuto innanzitutto ricostruire la situazione che esiste sui Suap (che in Abruzzo funzionano a macchia di leopardo)».

D’Alfonso non vi ha mai coinvolti?

«Il 16 settembre si siamo visti in Confindustria. D’Alfonso si è impegnato a coinvolgerci. Ma farlo dopo che il testo diventa esecutivo mi sembra poco corretto».

Nel ddl si parla anche di attrazione degli investimenti. Un buon tema.

«Il tema degli investimenti è interessante, ma non possiamo non contestualizzarlo nel sistema Italia, altrimenti parliamo a vuoto».

Cosa bisognerebbe fare?

«Valutare se un intervento normativo ha senso. Poi superare l’inadeguatezza di questa lobby burocratica e creare in Regione, con le persone capaci che ci sono, una struttura che sia un punto di raccordo con gli enti locali e le imprese. In fondo D’Alfonso queste cose le ha capite, ma questa comprensione deve essere calata nelle scelte organizzative che si appresta a fare».

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