La crisi imperversa, ma c’è uno spiraglio

Cauto ottimismo degli imprenditori malgrado i dati negativi, all’Aquila c’è solo l’edilizia

L’AQUILA. La crisi dell’industria manifatturiera abruzzese rallenta ma non si arresta, mentre spunta fra gli operatori del settore un cauto ottimismo. E’ quanto emerge dall’ultima indagine congiunturale sulle imprese manifatturiere del Cresa (Centro regionale di studi e ricerche economico-sociali) relativa al 4º trimestre 2009, illustrata dal presidente del Cresa, Giorgio Rainaldi, e dal direttore, Francesco Prosperococco.

Nelle piccole e medie imprese (Pmi) di tutte le province scendono ancora produzione, fatturato interno ed estero e occupazione, rispetto al trimestre precedente e allo stesso periodo del 2008. Eppure, le imprese intravedono una luce fioca di ripresa per i prossimi sei mesi.

Le province.
L’indagine, condotta su un campione di 403 Pmi abruzzesi, mostra una situazione diversa da provincia a provincia. Chieti e Teramo sono quelle che presentano minori variazioni negative sulla produzione (9,7%), sul fatturato (7,4%) e sugli ordinativi interni ed esteri (10,3% e 8,8%), mentre scende ancora l’occupazione (rispettivamente del -0,2% e del -1,8); in provincia di Pescara, invece, le imprese manifatturiere mostrano una ripresa solo degli ordinativi interni ed esteri (0,4% e 4,6%). Infine L’Aquila: la “Cenerentola d’Abruzzo” non riesce a rialzarsi, nonostante abbia registrato, nell’ultimo trimestre, «una crescita dell’edilizia legata alle attività della ricostruzione leggera», spiega Prosperococco: «E’ un trend positivo, contrario rispetto al resto d’Italia, dove l’edilizia crolla del 22% e che incide su tutta la regione».

I settori.
Per quanto riguarda i settori in crisi nel manifatturiero abruzzese, oltre a quelli tradizionalmente in difficoltà sia a livello congiunturale che tendenziale, come il tessile, il metalmeccanico e l’elettronico, emerge qualche novità: «Stranamente sono in sofferenza anche il chimico-farmaceutico e i trasporti», aggiunge Prosperococco.

Le previsioni.
A dare un tocco di colore al nero della crisi, sono però le previsioni a sei mesi dei principali indicatori congiunturali. «Gli operatori interpellati hanno espresso buone aspettative per il futuro», spiega il presidente del Cresa, «grazie alla crescita degli ultimi 3 trimestri e della debole ripresa dell’economia globale prevista per il 2011».

Ma questo non deve far pensare a una ripresa facile per l’Abruzzo, dove «le Pmi secondo il Cerved muoiono più che nel resto d’Italia (27% contro il 23%)», annota il direttore. A pesare ancora sulla fine della crisi dell’industria manifatturiera sarà l’occupazione, «molto più grave», secondo Rainaldi, «di quanto sia finora emerso».