La procura: Angelini è un teste attendibile

Collaborazione tra il pool di Pescara e i colleghi, almeno due gli incontri. Il buco da cento milioni sarebbe la prova che le tangenti non erano la foglia di fico per coprire l’ammanco

PESCARA. Per la procura di Pescara l’arresto non mette in gioco la credibilità delle accuse di Vincenzo Angelini: il teste è attendibile, e le sue dichiarazioni, cristallizzate nel corso del lunghissimo incidente probaborio del settembre 2008, hanno ormai valore di prova.

Il giorno dopo la fine della libertà del grande accusatore dello scandalo sanità, decretata dal gip di Chieti con l’accusa di bancarotta, ai piani alti del palazzo di giustizia si leggono carte, si sfogliano giornali, ma si sceglie il silenzio. Nessun commento ufficiale. Specie ora, dopo che la notizia ha ridato qualche fiato alle polemiche seguite alla pubblicazione del dossier dei Nas del giugno 2008 in cui i carabinieri chiedevano l’arresto per Vincenzo Angelini. Ma i numeri, proprio i numeri, osserva qualcuno, quei cento milioni spariti dalle casse della società Villa Pini, sarebbero la conferma che le presunte tangenti non sono state una foglia di fico per coprire gli ammanchi: un buco troppo grande per poter essere giustificato con le dazioni, i 15 milioni che secondo Angelini sarebbero finiti nelle tasche del centrodestra e del centrosinistra. Del resto, è dai documenti spediti per competenza da Pescara a Chieti che è partita l’indagine: copie di bilanci e dichiarazioni relative all’ipotesi di fallimento, inserite in un fascicolo che lasciava prefigurare la svolta, arrivata al termine di una inchiesta serrata con cui la procura di Chieti e la Guardia di finanza hanno inchiodato Angelini per un crac colossale.

È contenuto anche nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dal procuratore capo Nicola Trifuoggi con i pm Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio uno degli illeciti contestati ad Angelini a Chieti, ovvero il presunto occultamento all’estero di 21 milioni, una gigantesca operazione di riciclaggio di cui è accusato a Pescara Gianluca Zelli, ex direttore del gruppo Villa Pini e fondatore della Humangest, attraverso due contratti di sponsorizzazione a team motociclistici. A nessuno sarebbero stati fatti sconti, dunque, neppure al testimone-chiave, per cui il pool pescarese aveva chiesto l’obbligo di dimora, poi però negato dal gip Maria Michela Di Fine.

Ad annunciare l’arresto dell’imprenditore a Trifuoggi, alle 13.30 di martedì, è stato il collega Pietro Mennini, per anni procuratore aggiunto a Pescara, che dall’agosto del 2009 guida la procura di Chieti. Ma la telefonata di Mennini sarebbe stata solo l’ultima delle tante, in questi mesi di lavoro degli inquirenti, mesi in cui il lavoro del pool di Pescara e quello del pool di Chieti - Mennini con i sostituti Giuseppe Falasca e Andrea Dell’Orso - si sarebbe a tratti intrecciato, in un confronto di dati e testimonianze, a partire dalle dichiarazioni rese il 12 aprile e il 6 maggio 2008, in cui Angelini avrebbe fatto le prime ammissioni sull’evaporazione dei beni della società. Contatti telefonici, ma anche incontri, almeno due, con i pool al completo faccia a faccia per confrontarsi sulla posizione del personaggio-chiave di Sanitopoli, l’uomo che adesso, di fronte all’aggravarsi della sua posizione, potrebbe cambiare versione e far vacillare l’impalcatura dell’accusa.

Ma l’ipotesi in procura non fa breccia. Davanti al rischio che l’ex re delle cliniche private finito ai domiciliari possa rimangiarsi le dichiarazioni rese subito dopo gli arresti del 14 luglio di due anni fa e trasformarsi da pilastro dell’accusa nelle sabbie mobili in cui potrebbe affondare la maxi-inchiesta, a Pescara si ricorda la deposizione-fiume di Angelini, che nel giorno dell’incidente probatorio confermò tutte le dichiarazioni rese in sette interrogatori, a partire dalle presunte 19 tangenti pagate all’ex presidente della Regione Ottaviano Del Turco.

A due settimane esatte dall’udienza preliminare, fissata per mercoledì 12 maggio, il pool di Pescara fa gli ultimi aggiustamenti alla strategia dell’accusa. Per una volta, l’udienza potrebbe tenersi regolarmente: tutte le notifiche agli indagati (34) sarebbero andate a buon fine, a eccezione di una posizione minore che potrebbe essere per il momento stralciata.

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