La riabilitazione dell’uomo che sconfisse Hitler

Il 7 giugno 1954, pochi giorni prima del 42º compleanno, Alan Turing, il genio matematico che fece vincere la guerra agli Alleati, perseguitato per la sua omosessualità, si uccise mangiando una mela avvelenata. Il 10 settembre scorso, dopo 55 anni, sono arrivate le scuse del governo britannico per lo «spaventoso trattamento» riservato allo scienziato, che durante la seconda guerra mondiale aveva decifrato i codici segreti creati dai tedeschi con la macchina criptatrice Enigma. Le scuse del primo ministro inglese, Gordon Brown, pubblicate sul sito ufficiale del premier (www.number10.gov.uk), sono giunte in risposta alla petizione lanciata in agosto dal programmatore John Graham-Cumming, appoggiata da personalità della cultura britannica, come lo scienziato Richard Dawkins, lo scrittore Ian McEwan, l’attivista per i diritti dei gay, Peter Tatchell, e firmata da 30mila cittadini. Alan Turing, pioniere del computer e degli studi sull’intelligenza artificiale (era convinto che si potessero creare macchine capaci di mimare i processi del cervello umano, e per tutta la vita creò algoritmi e programmi), fu accusato di oltraggio al pudore nel 1952, per una relazione con un uomo.

In tribunale si difese dicendo che «non scorgeva nulla di male nelle sue azioni». Turing, infatti, oltre che matematico, fisiologo, neurologo, era un logico, che applicava la logica anche alla vita privata: per lui l’omosessualità era un dato di fatto e come tale da accettare, semplicemente, pensando ingenuamente che così fosse anche per gli altri. Ovviamente così non fu. Condannato, subì la castrazione chimica, che gli provocò l’impotenza e lo sviluppo del seno. Due anni dopo si uccise, mangiando una mela avvelenata con cianuro di potassio, forse ripensando alla favola di Biancaneve, presente ossessivamente nel suo immaginario (tanto che lo si sentiva spesso canticchiare l’incantesimo della strega). Una fine che ha fatto ipotizzare a Sadie Plant, nel libro «Zeroes and Ones», che il logo della Apple (la celebre mela mordicchiata e color arcobaleno, come la rainbow pride flag) sia nato come omaggio a Turing.

Tuttavia i vertici della Apple non hanno mai né smentito né confermato. Ora il premier Gordon Brown scrive che senza il contributo di Alan Turing «la storia della seconda guerra mondiale sarebbe stata molto diversa». Lo scienziato inglese, che nel 1936 aveva pensato una macchina (oggi ricordata come la Macchina di Turing) con un’enorme potenza di calcolo, durante la guerra fu, infatti, chiamato dal Department of communications per decifrare i codici segreti usati dai nazisti, sviluppati attraverso la macchina Enigma, capace di generare un codice che mutava velocemente, rendendo in tal modo vani i tentativi di decodifica (vicenda raccontata nel 2001 dal film di Michael Apted «Enigma», con Kate Winslet).

Turing risolse il problema nel 1942, realizzando Colossus, una macchina in grado di dividere ogni messaggio criptato da Enigma in segmenti, stringhe più brevi, decifrabili velocemente. Un’invenzione che fece cambiare il corso della guerra, fino allora favorevole ai nazisti. L’interesse intorno alla figura di Alan Turing si era riacceso già due anni fa, con la biografia raccontata dallo scrittore americano David Leavitt, «The man who knew too much. Alan Turing and the invention of the computer» (L’uomo che sapeva troppo. Alan Turing e l’invenzione del computer). Un libro in cui Leavitt commenta così la morte del genio: «Eppure, in tutte le pagine che ho letto su Turing nessuno ha mai citato quello che a me pare il messaggio più ovvio. Nella favola la mela non uccide Biancaneve ma la addormenta, fino a quando il principe non la sveglia con un bacio». Forse Turing desiderava solo addormentarsi, in attesa di tempi migliori. Tempi più evoluti.