La rivolta dei dirigenti contro la Regione"Bloccate la riforma"

Il Direr: tagliate le strutture di supporto degli organi politici che costano 3 milioni all'anno

PESCARA. La riforma dell'apparato burocratico della regione non piace proprio ai dirigenti. Il Direr (il sindacato dei Dirigenti e dei quadri direttivi delle Regioni) chiede alla giunta Chiodi di «bloccare ogni fuga in avanti con tagli che comprometterebbero inevitabilmente l'efficacia e la validità della riforma stessa. Diversamente», aggiunge il Direr, «sembra inutile perdere ulteriore tempo con la modifica della legge regionale 77 del 1999» che regola l'organizzazione del personale.

Per contrastare la riforma il Direr preannuncia il possibile ricorso alla magistratura «a tutela della categoria e delle prerogative sindacali».

Nel frattempo, protesta contro «l'ennesima riduzione delle posizioni dirigenziali regionali, perché viene effettuata senza aver prima approvato la legge di riforma della burocrazia e al di fuori di un quadro complessivo di riorganizzazione che tenga conto delle future nuove competenze che la Regione è chiamata a svolgere e che coinvolga tutti gli enti amministrativi presenti sul territorio». Che cosa non va, secondo il sindacato deid irigenti, nella riforma della macchina burocratica della Regione messa a punto dall'assessore al Personale, Federica Carpineta? «La Direr», spiega Silvana de Paolis, segretario regionale del sindacato, «esprime viva preoccupazione per la riorganizzazione strisciante in corso nella Regione Abruzzo. Mentre si discute sulla legge di modifica della legeg regionale 77 del 1999 si effettuano tagli delle strutture dirigenziali che porranno nel nulla gli effetti futuri della legge stessa».
Il sindacato dei dirigenti contesta al progetto di riforma di «procedere senza alcun disegno strategico complessivo, ma solo reiterando la pratica dei tagli lineari e conseguenti accorpamenti di funzioni che non sono supportati da alcuna logica e organizzativa».

«Dopo la riduzione dei servizi già operata nell'anno passato», dice Silvana de Paolis, «la giunta, la scorsa settimana, ha abolito due direzioni (Protezione civile e Cultura-turismo) sparpagliandone le funzioni in altre direzioni senza rispettare alcun criterio, tanto meno l'omogeneità per materia con un semplice copia ed incolla che non tiene neanche conto dei mutamenti intervenuti».

«Cosa c'entra la direzione Risorse umane con la Cultura?», si chiede il sindacato. «E poi perché abolire la direzione Protezione civile in una regione ad alto rischio e che ha subito un terremoto tanto devastante? Tutte le Regioni che l'assessore Carpineta dice di voler tenere a modello per la nuova organizzazione, dalle Marche alla Lombardia, hanno la Direzione Protezione Civile, e noi la aboliamo?».

«Più volte sollecitata dal sindacato», aggiunge de Paolis, «l'assessore Carpineta sfugge a qualsiasi discorso complessivo sul futuro della Regione che sta subendo una forte trasformazione da ente di programmazione a ente di gestione; non si capisce come sarà affrontato il problema delle funzioni delle Province che entro fine anno ricadranno sulla Regione; l'incertezza regna sovrana anche sul tema del governo degli enti territoriali e già cominciano a nascere le contraddizioni su alcuni aspetti specifici come quello della allocazione dei Centri per l'impiego secondo la proposta dell'assessore Gatti».

Il Direr entra poi nel dettaglio della materia più spinosa, dal punto di vista sindacale: quella dei tagli. «Se tagli vanno fatti», spiega il segretario regionale del Direr, «perché non si toccano le strutture a supporto degli organi politici che complessivamente costano ben 3 milioni di euro l'anno. Solo con le Presidenze di Del Turco e Chiodi si registra un Ufficio di diretta collaborazione con ben quattro dirigenti (per un costo di circa 500.000 euro l'anno, mentre l'abolizione della direzione Protezione civile fa risparmiare solo 13.000 euro l'anno); tutti i precedenti presidenti regionali avevano a disposizione un solo dirigente».

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