La sfida della concretezza

Il dibattito sulle emergenze nella regione

CHIETI. Tre cose concrete per portare l'Abruzzo fuori dalla crisi. E' una domanda delle cento pistole quella posta dal direttore del Centro Roberto Marino ai partecipanti al primo dei due dibattiti in programma alla 4ª convention di Confindustria Abruzzo, ieri nella struttura della Camera di commercio di Chieti all'ex Foro Boario. Ma è la domanda che la classe dirigente di questa regione deve porsi.

Per il vicepresidente Alfredo Castiglione «l'Abruzzo deve ripartire e questa crisi ci consegnerà certamente un futuro diverso, anche come pensiero. La firma del Patto per lo sviluppo è stato senz'altro un momento importante, così come la riforma dei consorzi industriali. Confindustria dice che la politica rappresenta un ostacolo allo sviluppo, ma sa che non è così. Il vero problema è che la nostra regione è uscita troppo presto dall'Obiettivo 1 e ciò ha comportato un aumento dei localismi, una frammentazione controproducente». Per il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Camillo D'Alessandro «l'Abruzzo non può più giocare una partita di rilievo se non è in grado di allearsi con chi gli è vicino, come le Marche e il Molise. Pensate a cosa significa farsi finanziare una infrastrututra come la Pedemontana se le tre regioni vanno a Roma tutte insieme». Per D'Alessandro va anche superata la fase dei commissariamenti.

Per Mauro Bressan dell'Università d'Annunzio, va incentivata la ricerca e il rapporto università-imprese, mentre per il rappresentante dell'Abi Antonio Di Matteo, le banche fanno la loro parte, nonostante abbiano pagato alla crisi una percentuale di sofferenze e incagli del 6,4%. Preoccupata l'analisi del segretario della Cgil Abruzzo Gianni Di Cesare secondo il quale l'Abruzzo paga già lo scotto dell'attuale federalismo, che non offre risorse per un recupero di crescita. Il vicepresidente di Confindustira Abruzzo Paolo Primavera vede nell'uscita «da questa forma diffusa di commissariamento» una delle chiavi di volta per riprendere a progettare uno sviluppo condiviso.

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