La squadra abruzzese del pallone truccato

Uno su quattro dei coinvolti nello scandalo ha un legame o un passato con la regione

PESCARA. Dieci indagati, quasi una squadra di calcio, su 44. Gioca in attacco l'Abruzzo che sta dietro le quinte dell'associazione a delinquere in grado di combinare le partite, dalla Lega pro alla serie A. Per la procura, a capo dell'organizzazione dall'accento abruzzese c'è Massimo Erodiani, pescarese. Intorno all'ex portiere di calcio a 5 gira un gruppo di ex giocatori e professionisti legati al passato e al presente del calcio abruzzese: è la squadra del pallone truccato.

IL CAPO Ex portiere di calcio a 5 con il Raiano (serie B) e con l'asd Pino Di Matteo di Paglieta nel campionato 2009/2010 della promozione dalla C alla B, Massimo Erodiani gestisce una sala scommesse in via Tommaso da Celano a Pescara ed è il titolare di una tabaccheria nella galleria Wojtyla a San Giovanni Teatino.
Secondo il gip, Guido Salvini è Erodiani (arrestato) il boss del calcioscommesse: non è così per gli avvocati Giancarlo De Marco e Paolo D'Incecco di Pescara pronti a chiedere la scarcerazione e a sostenere che Erodiani si è ritrovato nel giro per colpa di un buco da più di centomila euro scavato dalle scommesse di Marco Paoloni, arrestato, portiere della Cremonese e tra il 2003 e il 2007 anche del Teramo.

PAOLONI EX TERAMO
Paoloni è accusato anche di aver versato un sonnifero - «Sostanza ansiolitica ipnotica denominata Lormetazepam», recita l'ordinanza - nelle borracce dei suoi compagni di squadra per farli addormentare, perdere la partita e ritirare così i soldi facili delle scommesse. Paoloni è stato il portiere del Teramo anche nell'anno nero 2007, quello della retrocessione dalla C1 alla C2. A fine campionato, poi, il trasferimento all'Ascoli in serie B.

IL RUOLO DI LA CIVITA
Erodiani e le scommesse. Per questo legame, molto spesso secondo la procura, tra gli indagati c'è anche Francesca La Civita, 30 anni, nata a Ortona e residente a Pescara: è lei la proprietaria dell'agenzia di scommesse di Porta Nuova. Una «prestanome» secondo l'ordinanza: «La gestione è sostanzialmente riconducibile a Erodiani», dice il gip Salvini. La Civita è ai domiciliari.

L'AMORE DI BUFFONE
Un altro abruzzese coinvolto nell'affare calcioscommesse è Giorgio Buffone, 55 anni originario di Canistro ma residente a Cattolica: Buffone, arrestato, è il direttore sportivo del Ravenna e, davanti al gip Salvini, non ha fatto mistero delle partite combinate. Ha ammesso che le partite sono state truccate ma, ha aggiunto, «l'ho fatto solo per amore della mia squadra».

I CALCIATORI
Tra gli indagati ci sono i calciatori Vittorio Micolucci, di Giulianova, Gianluca Tuccella, pescarese portiere del Cus Chieti di calcio a 5 in serie A2, e Daniele Quadrini.
Micolucci, tesserato con l'Ascoli, è cresciuto con il Pescara: è arrivato in prestito dall'Udinese, ha collezionato 57 presenze, la maggior parte in C1, e segnato un gol. Ora è ai domiciliari.
Tuccella, figlio d'arte dell'ex portiere del Giulianova Emilio in C2, gioca nel Cus Chieti di calcio a 5 in serie A2 ed è anche allenatore in una squadra giovanile della Caldora a Pescara. Secondo l'accusa, Tuccella ha organizzato una cena a casa dell'ex capitano dell'Ascoli Vincenzo Sommese per corrompere Micolucci e far perdere l'Ascoli contro il Livorno: una combine fallita al 90' quando l'ungherese classe 1986 Feczesin sigla il gol del pari. Per Tuccella e Sommesse, va in fumo una scommessa fatta in società da 15 mila euro.
A Teramo ha giocato Quadrini, tra il 2003 e il 2005: secondo le carte dell'inchiesta, è indagato per aver preso parte alla combine della sconfitta del Sassuolo contro il Siena.

PARLATO
A Pescara ha giocato anche un'altra mente dell'organizzazione: Gianfranco Parlato, 41 anni. Napoletano di nascita (Vico Equense) e marchigiano d adozione, per lui, 25 presenze senza lasciare segni indelebili nel 1995-96. Nelle 611 pagine dell'ordinanza, sono tantissime le telefonate tra Parlato ed Erodiani: al centro dei colloqui anche «assegni».

GLI EX GIOCATORI
Nella pattuglia degli ex del Pescara indagati, figurano anche Ivan Tisci, storico centrocampista, e la meteora Daniele Deoma che non ha giocato neanche una partita ufficiale: l'unica traccia lasciata da Deoma, nel 1996/97, è legata all'aggressione di un tifoso negli spogliatoi al termine di una partita amichevole del Pescara contro il Sulmona. Come è andata? Deoma, originario di Licata e arrivato dalla Juveterranova, ha affrontato la contestazione di un gruppo di tifosi e ha preso uno schiaffo. Oggi, Deoma è direttore sportivo del Bellaria calcio ed è coinvolto a causa di intercettazioni telefoniche con Buffone.

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