consumi

Le famiglie abruzzesi risparmiano ma non per il telefonino

Con la crisi cambiano le abitudini: si spende meno per abbigliamento e auto però lo smartphone deve essere sempre di ultima generazione

PESCARA. La crisi economica costringe gli abruzzesi al risparmio e la conseguenza dell'attuale congiuntura, oltre all'ormai noto crollo dei consumi, è un cambiamento delle abitudini e anche dei costumi delle persone, che sempre di più rinunciano ai beni considerati superflui, a cui prima della crisi molto spesso non si poteva dire di no. Cambiano anche gli status symbol, che pure resistono nonostante la crisi, ma si spende sempre meno, ad esempio, per l'abbigliamento, mentre non si rinuncia agli smartphone di ultima generazione.

Nel 2014, secondo un report dell'Istat, la spesa media mensile delle famiglie abruzzesi è stata pari a 2.130 euro. Analizzando le serie storiche si capisce come i consumi si siano ridotti: da una spesa media di 2.418 euro del 2009 si è passati ai 2.361 euro del 2010, ai 2.383 del 2011, ai 2.226 del 2012 e ai 2.127 euro del 2013, dato analogo a quello dello scorso anno. La maggior parte delle spese degli abruzzesi, nel 2014, ha riguardato l'abitazione, l'acqua, l'elettricità e altri combustibili, pari al 38 per cento della media mensile; seguono il settore alimentare e le bevande non alcoliche (18,6%) e i trasporti (10,5%).

Per la cultura e gli spettacoli si spende il 4% del totale, ma i consumi sono estremamente ridotti per tutto ciò che riguarda l'istruzione (0,4%). Abbigliamento e calzature sono al 4,5%, i mobili e gli articoli per la casa sono al 3,7%, i servizi sanitari e le spese per la salute al 4,3%, le comunicazioni al 2,5%, i servizi ricettivi e di ristorazione al 3,1%, le bevande alcoliche e tabacchi all'1,7%.

Secondo dati del Cresa relativi a parte del 2014, gli abruzzesi, per quanto riguarda l'alimentazione, spendono principalmente per carne, verdura, pesce e pane. Diminuiscono le spese per i beni durevoli (soprattutto elettrodomestici), per l'abbigliamento e quelle sanitarie. Diffusamente diminuite le spese per la cultura e il tempo libero. Gli abruzzesi spendono di più per i carburanti, ma quasi la metà delle famiglie ha diminuito la spesa per l'acquisto di autovetture.

«In un periodo di crisi come quello attuale», sottolinea l'economista Giuseppe Mauro, «si manifesta una tendenza al ridimensionamento complessivo delle spese, perché le aspettative negative spingono le famiglie più al risparmio che al consumo. Nel 2014, infatti, sono aumentati i depositi bancari, mentre i consumi sono crollati. Prevale un principio di contenimento dei consumi sussudiari, mentre restano stabili, ovviamente, i beni essenziali». «In Abruzzo il tasso di disoccupazione giovanile è passato dal 20% del periodo pre crisi al 47% attuale e questo», osserva Mauro, «fa capire chiaramente di fronte a quale situazione ci troviamo. I dati attuali parlano di una timida ed incerta ripresa, ma questo non è stato ancora percepito completamente e quindi continua a prevalere la tendenza al risparmio».

«Prima si spendeva molto in beni superflui», sottolinea Eide Spedicato, docente di sociologia all'università “d'Annunzio”, «ora l'atteggiamento è molto più parco ed attento. Fino a qualche tempo fa c'erano esigenze superflue, che sottolineavano l'importanza di simboli di stato. I simboli di stato più vistosi, come l'abbigliamento, oggi sono stati declassati, ma ci sono comunque prodotti, tra cui gli smartphone, che sembrano essere diventati dei beni sostanziali pur non essendolo, a cui oggi non si rinuncia. C'è una sorta di rovesciamento dell'attenzione verso certi beni, che diventano di sostanza. Sul cibo si continua a spendere con una certa disinvoltura, soprattutto nelle occasioni più solenni, come i matrimoni e le comunioni, mentre forse nel privato si tende a risparmiare».

In che modo le nuove generazioni, che sono cresciute negli anni della crisi, siano state influenzate da una situazione sicuramente nuova, al momento non è ancora chiaro.

«Temo che una grossa coscienza in materia non ci sia ancora», conclude Spedicato, «perché non c'è l'hanno neanche i genitori, anche loro giovani, probabilmente non consapevoli fino in fondo di ciò che sta accadendo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA