Le scuse di Fukushima e l'Italia che va piano

A capo chino, con gli occhi bassi, davanti alle luci delle tv e dei fotoreporter di tutto il mondo: i dirigenti della centrale giapponese di Fukushima si sono presentati così alla loro gente terrorizzata dalla catastrofe atomica. In silenzio e a testa in giù. Gogna mediatica? No, gesto di serietà e rispetto per le persone che subiranno per anni le tragiche conseguenze di errori e incapacità. Un modo di chiedere scusa che dovrebbe far scuola. Purtroppo dal Giappone arrivano solo gli effetti della radioattività, la nube non si porta dietro le buone maniere nei confronti dei cittadini.

Dopo 30 anni, Teramo inaugura la sua superstrada: il famigerato Lotto zero. Festa e cortei da notti calcistiche mondiali. Sindaco Brucchi su un'auto d'epoca a godersi il bagno di folla. Tutto bello, legittimo, forse esagerato. D'accordo la gioia per una grande opera che va in porto, ma dopo 30 anni c'è poco di cui vantarsi, anche perché dietro alla festa e ai nastri resta il dramma delle famiglie abbandonate (e dimenticate) dopo aver perso la casa per colpa dei lavori. Con questi tremendi retroscena era proprio il caso di fare il giro d'onore per un trionfo che sa di amaro?

La lentezza è il morbo che uccide gli italiani. Sei giorni dopo il terribile disastro, i giapponesi hanno ricostruito l'80 per cento di un'autostrada ingoiata dal maremoto, scusandosi per il resto. Nelle stesse ore, a un vedovo pescarese è arrivato dalla Cassazione il risarcimento per un incidente del 1969. Le scuse del ministro? Lasciamo perdere.

Lenti, troppo lenti, in un mondo che gira veloce e sempre più chiede di mettere al primo posto etica, correttezza e cose fatte bene. Tra l'annuncio e il ritiro delle dimissioni del sindaco dell'Aquila Cialente, i giapponesi hanno rimesso in piedi ponti, strade e qualche azienda. Noi siamo ancora qui a lottare con il fango che intasa il porto di Pescara, senza che nessuno riesca a intravedere una soluzione. Ai politici piace la parola grandi opere. Qualcuno si esalta davanti alla cartina e ama spiegare dove e come le farà. Chiacchiere. In Abruzzo lo Stato non ha mai rimborsato le indennità per gli espropri dell'Asse attrezzato. Ma in 40 anni non si è visto nessuno andare in tv a chiedere scusa e vergognarsi un po'.

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