Le tante gite private per sciare sul Gran Sasso

Anno 1992, l'emozione del direttore degli impianti
«Quando lo vidi uscire dall'auto stavo per svenire»

L'AQUILA. Gli articoli - che saranno pubblicati fino a domenica - giorno della beatificazione di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro da parte di Benedetto XVI, sono tratti dal libro «Giovanni Paolo II e l'Abruzzo». Il libro (editrice Graphitype) scritto nel 2005 da Giustino Parisse, caporedattore del Centro ripercorre le visite pubbliche e private del Papa polacco in Abruzzo.

Nell'articolo di oggi vengono ricordate visite private in Abruzzo (per sciare) a Campo Felice nel 1990 e poi, nel 1992 sul Gran Sasso quando il Papa si presentò a Montecristo fra lo stupore degli addetti alle piste.

di Giustino Parisse

Il Papa torna a Campo Felice venerdì 28 dicembre del 1990. Anche in quella occasione viene dato ampio spazio dai giornali alle ore trascorse sugli sci dal Pontefice che ancora si presenta in ottima forma fisica. Ecco il racconto di quella giornata dall'articolo pubblicato in data 30 dicembre 1990 dal Centro: «Aveva promesso di tornare ed è tornato. Tre discese con gli sci su una pista riservata oltre i 1.900 metri di altitudine, colazione al sacco e molte pause al sole. Così Papa Giovanni Paolo II ha trascorso la sua giornata di relax sulle piste innevate di Campo Felice, nell'anonimato più rigoroso. Campo Felice si trova in una posizione ideale, molto vicina alla capitale e ben collegato con l'autostrada A/24. Come migliaia di appassionati, rimasti a "digiuno" da troppo tempo, neanche il Pontefice ha saputo forse resistere all'idea dell'abbondante nevicata di questo scorcio di inverno, e così ha lasciato i crucci e gli affanni del suo ufficio e si è concesso sette ore in solitudine e all'aria aperta. Senza neanche un preannuncio si è presentato in automobile alle dieci di venerdì al direttore della Campo Felice Spa, Federico Gialloreti; lo accompagnavano soltanto tre discretissimi e robusti giovanotti, come scorta. Il Papa è rimasto a Campo Felice fino alle ore 17; della sua presenza nessuno si è accorto. Unico testimone il direttore Gialloreti, ormai "vecchia" conoscenza del pontefice: "Si è presentato all'improvviso - racconta Gialloreti - e contrariamente al passato non eravamo stati preavvertiti di una visita tanto importante. Abbiamo messo a sua disposizione la pista Innamorati, lontana da occhi indiscreti; lì è rimasto fino alle cinque del pomeriggio. Ha mangiato, sulla neve, qualche panino al sacco; indossava una tuta blu del tipo panta-vento, con grandi occhiali. E' stato molto taciturno, abbiamo scambiato soltanto poche parole sulla qualità della neve e la bellezza di Campo Felice. Mi ha assicurato che tornerà di nuovo".
L'impianto di risalita utilizzato da Giovanni Paolo II è lo skilift detto "del vallone", l'unico lasciato aperto e a lui riservato per poter raggiungere i 1.900 metri di altitudine. Con una splendida giornata di sole, il Papa ha sciato fino alle 17 sulla parte iniziale della pista "Innamorati" la più appartata ed irraggiungibile per i circa cinquemila sciatori presenti venerdì a Campo Felice. Giovanni Paolo II ha fatto tre discese in compagnia del direttore Gialloreti».

IL 1991.
Il 1991 è un anno in cui non risultano (in base alle notizie giornalistiche) visite private del Papa in Abruzzo. Se ne fa solo un accenno in un articolo del Messaggero, cronaca locale, del luglio del 2004, in cui si parla di una giornata trascorsa a Campo Imperatore nell'aprile del 1991.

1992.
Il 1992 è l'anno in cui il Papa va a sciare, forse per la prima volta sul Gran Sasso. C'era stato altre volte come abbiamo visto, ma mai per sciare o comunque, non ci sono fonti certe che lo attestino. Fino a quell'anno aveva scelto Ovindoli o Campo Felice. Poi la frequenza a Campo Felice cominciò a diventare in qualche modo "pericolosa". Tutti i turisti che frequentavano la stazione si guardavano intorno per cercare il Pontefice. C'è chi ebbe l'impressione che prima o poi la notizia della presenza del Papa su quelle piste avrebbe finito per essere conosciuta prima ancora che il Santo Padre avesse lasciato la località abruzzese e la cosa avrebbe potuto creare problemi agli uomini della scorta e al Papa stesso. E allora si scelse il Gran Sasso anche se Campo Felice non fu definitivamente abbandonato, anzi.

IL TESTIMONE.
Berardino Scimia che per anni è stato direttore degli impianti di sci sul Gran Sasso racconta come avvennero i contatti con gli "uomini" del Papa.

«Sin dall'estate del 1991 una persona di Avezzano che conoscevo mi disse che prima o poi avrebbe portato a Campo Imperatore per sciare un personaggio importante. Sul momento non diedi molto peso alla cosa che finì lì. Nel 1992 invece, era la metà di febbraio, ricevetti una telefonata da un funzionario del Vaticano residente ad Avezzano. Era circa mezzanotte quando il mio telefono squillò».

Berardino Scimia non ricorda esattamente che giorno fosse anche se è convinto che si trattasse di un lunedì (la visita privata sarebbe avvenuta il martedì) di metà febbraio. Andando a scorrere fra gli appuntamenti ufficiali del Santo Padre di quel mese scopriamo che dal 19 al 26 febbraio il Pontefice fu impegnato in un pellegrinaggio in Africa. Difficile quindi che avesse deciso di andare a sciare martedì 18 febbraio, il giorno prima della partenza. Più probabile che si sia trattato di martedì 11 febbraio.

La telefonata che Berardino Scimia ricevette non spiegava molto. L'interlocutore disse solo che si trattava di un personaggio importante, che non voleva essere disturbato e che avrebbe voluto sciare in un posto dove non c'era gente. Fu scelta la zona di Montecristo dove c'era molta neve ed era necessario anche preparare le piste. Cosa che fu fatta la mattina prestissimo.

«L'appuntamento con il personaggio importante fu stabilito alle 9, al bivio per Montecristo» ricorda Berardino Scimia «a pensarci oggi mai nome era più opportuno per la zona dove far sciare il Papa. Ad attendere c'eravamo io, il maestro di sci Bruno Faccia ed Enzo Giusti che guidava il gatto delle nevi che serviva sia per la battitura delle piste e sia poi per riportare a monte il personaggio importante. Confesso che tutto immaginavo meno che si potesse trattare del Papa. Avevo pensato a qualche politico importante, magari straniero, o a qualche artista, che so, un cantante famoso. Alle 9,30 vedemmo arrivare tre auto, una era una macchina abbastanza di lusso ma senza eccessi. Andammo avanti noi per fare strada e ci fermammo nei pressi di un laghetto. A un certo punto dalla macchina vidi scendere il Papa. Non so come non mi prese un colpo. Lo riconobbi subito. Non era certo vestito di bianco ma non ebbi dubbi su chi fosse. Aveva una "divisa" da sciatore, anche in questo caso nulla di particolare, gli sci non mi sembrarono proprio all'ultima moda, tutt'altro. In una delle visite successive ricordo che glieli regalammo noi. Non ebbi il coraggio in quel momento di chiedergli nulla, tanto fu la sorpresa che non sapevo proprio che dire. Camminammo un po' a piedi e il segretario particolare di Giovanni Paolo II, don Stanislao mi prese sottobraccio quasi per farmi coraggio. E con don Stanislao devo dire che si colloquiava e si scherzava, è veramente una persona alla mano. Per arrivare proprio sulla pista che avevamo preparato per lui lo facemmo salire su una Panda 4 per 4. Poi cominciò a sciare. Arrivava in fondo al percorso e risaliva con il gatto delle nevi. Ebbi l'impressione che fosse un discreto sciatore e anche don Stanislao non era niente male sugli sci. Quel giorno fece molte discese e a metà mattinata si fermò a mangiare insieme a noi».

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