Mozione «rosa»: stop al petrolio. Appello delle ambientaliste Wwf al ministro Prestigiacomo

Lettera contro il dilagare delle piattaforme in mare e lo sfruttamento del gas a Bomba

PESCARA. L’Abruzzo è una regione divisa in due tra la salvaguardia dell’ambiente e la petrolizzazione. A lanciare l’allarme sono le donne del Wwf regionale, che hanno deciso di rivolgere un appello «rosa» al ministro all’Ambiente Stefania Prestigiacomo.

«Quasi la metà dell’Abruzzo», si legge nella lettera, «è interessata da concessioni o permessi di ricerca di idrocarburi». Una deriva petrolifera che preoccupa l’opinione pubblica e mobilita il movimento ambientalista, anche perché l’attenzione dei colossi del petrolio si sposta sempre più verso il mare. «Sono sette le concessioni di coltivazione, diverse le istanze per fare nuove ricerche a ridosso della costa», spiegano dal Wwf. Eppure recentemente è stato riconosciuto il Parco marino del Cerrano e riavviato l’iter per il Parco marino della Costa Teatina. Nel documento inviato al ministro si ricorda come l’Adriatico sia un mare quasi chiuso, poco profondo, e un incidente di gran lunga inferiore a quello accaduto nel Golfo del Messico determinerebbe la morte dell’ecosistema marino. «A luglio di quest’anno tutti gli stati membri dell’Unione Europea dovranno recepire la direttiva sulla tutela del mare, mentre qui i petrolieri vogliono continuare a trivellare a pochi chilometri dalla riva», ribadisce Camilla Crisante, presidentessa del Wwf Abruzzo. Tutto accade nello stesso mare abruzzese dove sono tornate a sventolare le Bandiere blu, simbolo di acqua pulita, servizi di qualità sulle spiagge e rispetto dell’ambiente. «Ci troviamo di fronte a un malcelato piano regionale di sfruttamento degli idrocarburi, che non viene sottoposto alla valutazione ambientale strategica, come impone invece la direttiva comunitaria», continua Crisante. Secondo l’organizzazione ambientalista, «la Petrolcetic, ad esempio, ha undici istanze di perforazione accolte. Il presidente Chiodi continua a fare proclami, in realtà dovrebbe smettere di rilasciare permessi alle compagnie petrolifere».

Anche secondo Loredana Di Paola, Wwf Pescara, «manca uno strumento di programmazione strategica e si continua a giudicare la situazione singola, come è accaduto per le cave». Un altro punto dolente per l’ambiente e la sicurezza è il progetto sul lago di Bomba. «Un impianto di coltivazione di gas naturale che andrebbe a ricadere su un’area a rischio idrogeologico», dice Fabrizia Arduini, firmataria della lettera al ministro con Nicoletta Di Francesco, Fausta Filippelli e Anna Narciso.

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