«Noi, dimenticati negli hotel della costa»

La rabbia degli aquilani sfollati a Giulianova: qui moriremo di nostalgia

GIULIANOVA. «All’Aquila dovrebbero intitolare una piazza ai dimenticati del terremoto. Prima che di vecchiaia, probabilmente moriremo di nostalgia». Così parla il giorno di Pasqua Giorgio Chiappini, aquilano di 83 anni, uno dei tanti sfollati ospiti dell’hotel Baltic di Giulianova.

«Hanno stanziato milioni di euro per chiese e monumenti», continua Chiappini, con le lacrime agli occhi, «mentre si potrebbe fare qualcosa in più per quelli che sono ancora sulla costa, per i vecchi, i malati e i bambini. Quando andiamo al distretto sanitario di base locale abbiamo problemi: puntualmente ci tocca un medico diverso dal precedente. Sono invalido al 100% e ogni volta devo ripetere la mia storia clinica. In tv noto che il sindaco Cialente parla sempre con gli occhi chiusi e non li apre per far sapere le cose come stanno».

Anche Stanislao D’Aurelio, 69 anni, vuol dire la sua: «Berlusconi ha fatto una cosa giusta, case per gli aquilani. Purtroppo gli appartamenti sono stati consegnati a tutti meno che a chi ne aveva davvero diritto. In molti, proprietari di immobili al mare o nelle vicinanze del capoluogo, hanno avuto delle agevolazioni, mentre chi non ha nulla deve subire e rimanere negli alberghi. Gli extracomunitari, ad esempio, hanno ricevuto tanto. In noi c’è rabbia per le ingiustizie che subiamo giornalmente».

Maria Cristina Celi, 69 anni, ringrazia lo staff dell’hotel: «Ci ha riservato un trattamento eccezionale facendoci sentire come a casa nostra, forse anche meglio. Purtroppo a volte la depressione ha il sopravvento».

Non è una bella Pasqua per Oreste Pierdomenico, muratore aquilano di 36 anni, sposato, due figli piccoli. «Abbiamo saputo da una settimana che la nostra casa in via dei Piceni dev’essere abbattuta. Nonostante ciò la commissione non ci ha assegnato una nuova abitazione perchè, pur avendo fatto il cambio di domicilio da Camarda all’Aquila nell’ottobre 2008, non ci è stato riconosciuto lo status necessario per ottenere le agevolazioni previste.

Non hanno voluto sentire ragioni nonostante la documentazione esibita. Ho saputo», continua Pierdomenico, «che hanno dato case ad extracomunitari, mentre non altrettanto bene sono stati trattati i cittadini dell’Aquila. È da quattro mesi che chiamo l’ufficio del sindaco. Mi hanno sempre detto che avrebbero richiamato, ma ad oggi nulla. Finora ho cambiato sette volte albergo».

Un ex dipendente Italtel, Alfredo Masi, anni 68, fiorentino d’origine, vive all’Aquila da tanto tempo: «Ci hanno detto che la casa non ci spetta, ma senza fornire spiegazioni. All’Aquila case non se ne trovano. Io sto cercando una sistemazione definitiva a Giulianova, dove abbiamo trovato gente squisita e ci sentiamo a nostro agio. Abbiamo la speranza di riprendere ciò che ci era caro e che forse non abbiamo apprezzato fino in fondo».

Teresa Sgrilletti, 73 anni, è donna dinamica e risoluta: «Ho cambiato fino ad ora sei sistemazioni. Ho vissuto nel disagio, ma ho affrontato la situazione con tanta buona volontà. Psicologicamente mi sono aiutata da sola, anche se è molto triste non ritrovare affetti lasciati per sempre. A Giulianova vado a scuola di ballo latino-americano e caraibico ed è un’ottima terapia».

I coniugi Alfredo Panepucci e Fabiola Ferrante ogni mattina, con i due figli studenti, fanno i pendolari dalla costa all’Aquila. «Dovevamo tornare in città la scorsa estate, ma la burocrazia e le procedure hanno impedito la ricostruzione leggera. È da un anno che facciamo su e giù con due bambini che frequentano la scuola dell’obbligo. La mia famiglia è costata allo Stato centomila euro, mentre i danni riscontrati all’abitazione sono stati di gran lunga inferiori».

Sandro Di Marco, 51 anni, è un ex sfollato: «Sono nei Map di Preturo. Per Pasqua sono tornato qui per rivedere gli amici. A Giulianova mi sono trovato benissimo».
Salvatore Cicolani, anni 74, ex sindaco di Scoppito: «L’emergenza è stata affontata ottimamente, ma la ricostruzione è lenta. A Scoppito, dopo un anno, è ancora tutto fermo. Speriamo che al più presto arrivi l’ordinanza per iniziare a ricostruire. Le polemiche non servono, occorrono i fatti. L’accoglienza avuta qui è da rimarcare».

All’hotel Baltic, dopo la messa di Pasqua, comincia la festa. Aperitivo per tutti e subito dopo il banchetto pasquale. Fuori dall’albergo un cartellone vecchio di un anno recita “Benvenuti a casa!”. Ma per gli sfollati, pur se accogliente, quella sulla costa resta comunque una sistemazione provvisoria.

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