«Nuove leggi, poche risorse»

Gran raduno nazionale dei vigili urbani per parlare di sicurezza

SULMONA. Un premio ai vigili urbani del Comune calabro di Rosarno, per l’emergenza anti-immigrati, e due giornate di approfondimento sul pacchetto sicurezza che ha di fatto stravolto tante attività che gravano sugli agenti municipali. Comincia oggi, al Manhattan village di Sulmona, la due giorni del 15º convegno nazionale della polizia locale a cura dell’associazione Anvu.

«Riceviamo tante richieste di adesione da tutte le regioni italiane», dice il presidente dell’Anvu, Carmine Di Berardino, alla vigilia di un appuntamento per il quale si prevede l’arrivo di almeno 500 partecipanti. L’apertura è stamane, alle 10, per la consegna del Premio Alvaro Pollice, intitolato all’ex vice procuratore generale della Corte dei conti, a uno dei tre commissari prefettizi di Rosarno. Sicurezza, tolleranza e integrazione sono dunque i temi forti di un dibattito che cercherà delle risposte su come conciliare compiti e ruolo della polizia locale con la miriade di leggi statali e locali.

«Leggi tampone», le definisce Di Berardino, «perché incidono con il sigillo dell’emergenza su una serie di materie: dal commercio all’immigrazione passando per il codice della strada». Significativo il riconoscimento a Rosarno. «Doneremo una statua in bronzo che raffigura San Sebastiano», prosegue Di Berardino, «il Premio Pollice a Rosarno è per mettere in luce il dietro le quinte della sommossa anti-immigrati. E soprattutto il ruolo, fino a oggi poco evidenziato, che la polizia locale ha svolto in quei giorni difficili mettendo in salvo centinaia di immigrati dalle aggressioni e impegnandosi su un prezioso lavoro di integrazione con la comunità locale. Perché non è vero che Rosarno è una città razzista».

Il direttore del convegno, Michele Sabatini, insiste invece sui temi nel forum di oggi e domani. «Abbiamo qualche perplessità», dice, «sulla introduzione di nuove norme sul fronte della sicurezza senza verificare se poi i corpi di polizia municipale siano in grado di recepirle e applicarle. Perché se è vero che i centri più grandi sono dotati di uomini e strutture, assai più difficilmente si riscontra questa disponibilità nei Comuni più piccoli. C’è da chiedersi se l’idea di insaprire le sanzioni corrisponda davvero all’attuazione di misure efficaci».