Ospedali, la Consulta insiste: il Dea a Pescara 

Non si tratta di un fatto campanilistico, dicono Ciofani e Cesaroni, ma di una previsione di legge

PESCARA . Un confronto pubblico sulla questione dei Dea di secondo livello, acronimo che gira da un po’ di tempo e che sta a significare “Dipartimenti emergenza accettazione”, quelli dotati di tutte le discipline ad alta intensità di cura. A chiederlo, dopo la nuova bocciatura da parte del tavolo di monitoraggio ministeriale delle linee di indirizzo della Regione, che vorrebbe “spalmare” i due Dea di secondo livello sui quattro ospedali di Pescara, Chieti, L’Aquila e Teramo, sono la Consulta Clinica e l’associazione Tutela dei diritti del malato. In una nota i responsabili dei due organismi, rispettivamente, Antonio Ciofani e Fiorella Cesaroni, ritengono «assurda» l’idea della Regione, dal momento che come prescritto dal famoso decreto 70 del 2015, noto anche come decreto Lorenzin, i Dea devono essere due. «La Regione», incalzano, «deve decidere quali sono. Abbiamo organizzato convegni e prodotto documenti inviati al Ministero della Salute, abbiamo scritto articoli e analizzato dati epidemiologici, ma da alcuni l’argomento viene disonestamente derubricato a campanilismo. Denunciamo per l’ennesima volta la protervia di quei politici della Giunta uscente (tranne il dottor Di Matteo) e degli altri due schieramenti, nonché di quei tecnici che stanno tentando di ignorare la legge e la logica comune, mettendo a grave rischio la sicurezza delle cure al paziente critico in Abruzzo. Peraltro con inaccettabili ritardi e costi e aggiuntivi per la finanza pubblica». Per questi motivi nel marzo del 2017 si è costituita a Pescara la Consulta Clinica per l’ospedale di 2° livello, composta dai responsabili di tutti i reparti con successiva adesione delle principali associazioni dei medici del territorio. «Anche i cittadini-utenti, aderendo a tali motivazioni, hanno costituito un coordinamento di 22 associazioni in collegamento e sinergia con l’Associazione Tutela dei Diritti del Malato». Un paziente grave, ad esempio, che ha bisogno di più prestazioni salvavita che si trovano in ospedali diversi, che percorso dovrà seguire, domandano le associazioni? «Ebbene, così come si sta programmando l’emergenza ospedaliera per i pazienti critici le perdite di tempo continueranno e anche i trasferimenti da un ospedale all’altro. Si vorrebbe infatti lasciare divise tra Pescara e Chieti le specialità “tempo dipendenti” (cranio, politrauma, cuore) che richiedono invece intervento immediato nella stessa struttura senza trasferimenti: il Tavolo interministeriale ha bocciato questa spartizione e non ha validato la sua riproposizione del 2018. Ciò che serve per salvare delle vite in pericolo è l’insieme degli interventi sul paziente critico nello stesso ospedale: le norme vigenti stabiliscono chiaramente che deve essere quello di Pescara». (a.bag.)