Panificatori, le aziende alle corde

Il leader dell'associazione: messi in ginocchio dalla grande distribuzione

PESCARA. Le aperture domenicali della grande distribuzione e dei centri commerciali rischiano di mettere in ginocchio le circa circa 600 aziende di panificazione artigiana abruzzesi.

E' questa la ragione che ha spinto Vinceslao Ruccolo, a scrivere una lettera al presidente della Regione, Gianni Chiodi. In essa il presidente regionale dei panificatori aderenti alla Confesercenti, avverte il governatore che «la panificazione artigiana abruzzese sta attraversando una crisi assai difficile» che «potrebbe portare alla dichiarazione dello stato di agitazione della categoria».

«In Abruzzo vi sono circa 600 aziende di panificazione artigiana», prosegue Ruccolo, «quasi tutte a dimensione famigliare, anche se molte di esse impiegano qualche collaboratore. Secondo una media calcolata dalla nostra associazione, possiamo considerare la presenza di sei persone per ogni azienda. Forse siamo pochi, ma siamo comunque la garanzia della continuazione di un prodotto tipico, al quale la gente abruzzese è abituata e affezionata».

«Da alcuni anni, tuttavia», aggiunge il presidente del panettieri, «la panificazione artigiana è sempre più in affanno, a causa soprattutto dell'invadenza della grande distribuzione, che opera con aperture domenicali e vendite a prezzi lontani dalla realtà del mercato, mettendo in atto una vera e propria concorrenza sleale».

«Tutto ciò ha provocato una contrazione delle vendite di pane, nelle nostre aziende e nei piccoli negozi del commercio da noi forniti, che si può valutare intorno al 50 per cento, con punte anche superiori il fine settimana».

«Qualche politico ci ha detto», scrive ancora Ruccolo, «state aperti anche voi la domenica. Allora vi chiedo: perché le pubbliche amministrazioni non cominciano con il dare l'esempio, tenendo aperti i loro uffici anche il sabato e la domenica? Fare i conti sulla pelle degli altri è facile e comodo. Come abbiamo più volte ribadito, la domenica rappresenta, per chi fa il nostro mestiere, una pausa che permette quel giusto riposo che a nessun altro è negato; un giorno da dedicare alla propria famiglia, ai propri figli, al recupero di energie duramente impegnate da un lavoro che inizia quando la maggior parte della gente va a dormire».

«Il caos di un mercato "liberalizzato" in una sola direzione e la totale disattenzione del mondo politico ai nostri problemi ci sta mettendo nell'angolo», conclude Ruccolop. «Non vi pare che questo vostro atteggiamento di disinteresse nei nostri confronti vada in direzione contraria a quella volontà di valorizzazione del nostro territorio e delle sue risorse, così spesso declamata ma sempre rimasta nelle parole?».

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