Pd e vendoliani divisi sulle alleanze

Caramanico: il partito mi ha deluso. Melilla: cerchiamo l'unità

PESCARA. L'Immagine è cruda: «Potrei anche farmi cavare un dente ma nessuno mi farà dire una parola contro il Pd, i nostri fratelli maggiori». La frase viene scandita sillaba per sillaba da Gianni Melilla coordinatore regionale di Sel, il partito di Nichi Vendola, alla conferenza stampa per l'annuncio del passaggio del consigliere regionale Franco Caramanico dal Pd a Sel. E infatti è il Pd ora a doversi preoccupare dei suoi denti.

Caramanico andrà al gruppo misto perché dal 1º gennaio occorrono tre consiglieri per formare un gruppo. La migrazione dell'ex assessore regionale non è frutto di un'azione corsara dei vendoliani in casa democratica («non siamo interessati a pescare nel Pd», dice Melilla, smentendo anche pressioni su Stefania Pezzopane, voce molto insistente nell'Aquilano). E' piuttosto Caramanico ad aver meditato a lungo sulla propria collocazione politica, da quando ha iniziato a vedere il Pd troppo interessato ai movimenti di Udc e Fli.

«Non sono io che abbandono il Pd», dice Caramanico, «è il Pd ad aver abbandonato quel mondo di sinistra e quegli elettori ai quali faccio riferimento. Se il Pd avesse seguito le indicazioni venute fuori dal congresso e avesse puntato per la Regione a una candidatura forte come quella di Giovanni Legnini sarebbe stato diverso. Invece ha visto che le ultime esternazioni dell'ex sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso nel merito delle alleanze hanno avuto una reazione tiepida da parte dei democratici e non c'è stato dibattito. Per le candidature sento fare i nomi di Daniele Toto e di Rodolfo De Laurentiis: è qualcosa di difficile da digerire». Per questo Caramanico considera «una caduta di stile», la reazione del segretario regionale del Pd Silvio Paolucci che lo ha invitato a dimettersi da consigliere regionale, adombrando nella scelta di Caramanico l'interesse a una ricandidatura in Regione, che risulterebbe difficile se restasse nel Pd (lo statuto non prevede, tranne eccezioni, che un consigliere possa fare più di due legislature).

Ma l'esortazione del segretario, sembra anche mossa da uno sguardo preoccupato ai problemi che agitano il Pd abruzzese. Se il consigliere guardiese lasciasse l'Emiciclo entrerebbe il primo dei non eletti in provincia di Chieti, quel Giuseppe Forte, presidente del consiglio comunale di Vasto, la cui intenzione di candidarsi alle primarie contro il sindaco Luciano Lapenna ha spaccato il partito provocandone il commissariamento. Con Forte in Consiglio Paolucci sanerebbe un grosso guaio interno. Caramanico però non si dimetterà e Forte resterà a Vasto.

L'altra questione sollevata da Caramanico è il rapporto con il gruppo consigliare. «Sul gruppo do un giudizio positivo, ma mi sono sentito poco coinvolto. Rispetto ai problemi di cui mi sono interessato da assessore, energia e rifiuti, sono rimasto in panchina». Un giudizio che ha provocato la reazione piccata del capogruppo Camillo D'Alessandro: «Solo qualche giorno fa ho convocato il gruppo del Pd durante il quale io e gli altri abbiamo chiesto a Caramanico se vi erano problemi di rapporti e di conduzione del gruppo. Lui tenne a precisare davanti a sei persone, i suoi colleghi, che il problema non era il lavoro nel gruppo ma altro non meglio specificato. Detto questo ora lasci ciò che non è suo, cioè il posto in Consiglio regionale, lo restituisca al legittimo proprietario, cioè gli elettori del Pd. Intanto per essere chiari Caramanico è quello che dal gruppo del Pd ha avuto di più ricoprendo contemporaneamente l'incarico di vicepresidente della quarta commissione e di componente del Cram. Altro che panchina».

La separazione dunque non è consensuale. Ma per Sel il Pd «resta l'alleato col quale vogliamo dialogare e vincere le battaglie», precisa Melilla. Anche quando i problemi sono difficili da superare. Per esempio a Roseto, dove, dice il coordinatore Sel, «il Pd vuole affermare il suo primato. Lì c'è di fatto un monocolore Pd, il comune sta approvando un piano regolatore alla vigilia del voto e vuole cambiare i confini del parco del Borsacchio. Sappiamo che anche in Regione si sta manovrando in questa direzione. Noi non siamo d'accordo. Il Pd ha risposto convocando le primarie». Altro problema è Vasto. «Lì la spaccatura è profonda», dice Melilla, «noi stiamo dando una mano animati da spirito unitario. Poi ci sono fibrillazioni in altri comuni dove ci sono due o tre candidati. Ma questo non vuol dire parlare contro il Pd».

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