Petrolio in mare, disastro scongiurato

Chiazza di mille litri scomparsa dopo 15 ore. Ma gli ambientalisti fotografano gabbiani sporchi di idrocarburi sulla costa

PESCARA. È durata una quindicina di ore l’emergenza ambientale scattata l’altra notte in mare – a una ventina di chilometri al largo tra Vasto e Termoli – a causa dell’avvistamento di una chiazza oleosa in superficia di circa 20 metri per 60 in prossimità della “nave serbatoio” della piattaforma petrolifera “Rospo Mare b”. Che cosa fosse - petrolio verosimilmente - non è stato accertato, giacché alle 14,30 di ieri i controlli in mare e dal cielo della Guardia costiera non hanno più rilevato la presenza della chiazza. Scomparsa, dispersa dalle correnti, assorbita, forse, dalle panne galleggianti che sono subito state collocate intorno all’area.

La grandezza della chiazza, tuttavia, formata secondo una prima stima da circa mille litri di idrocarburi, ha fatto immediatamente pensare a una perdita delle tubature sottomarine che collegano “Rospo Mare b” (92 milioni di barili di petrolio fin dal 1982) alla nave di stoccaggio “Alba Marina” ancorata in forma permanente a 12 miglia dalla costa.

La stessa Eni, che gestisce la piattaforma per conto della Edison, si era accorta alle 22,30 di martedì notte, della presenza della macchia vicino alla nave, aveva dato l’allarme e sospeso per precauzione l’attività di estrazione. Ma se da una parte le successive operazioni di salvaguardia ambientale, svolte con largo dispiego di uomini e mezzi di Termoli e Ortona, hanno raggiunto l’obiettivo di circoscrivere in breve tempo l’area “a rischio”, dall’altra le concomitanti attività di ricerca e di indagine (sul posto anche sommozzatori arrivati dalla Marche) non sono riuscite a scoprire la causa dello sversamento, che resta il più vasto avvenuto al largo dell’Abruzzo. Dubbi e soprattutto timori su ciò che poteva essere (e che per fortuna non è stato), che hanno fatto sì che si risollevasse la polemica, da parte di associazioni, ambientalisti e politici, sulle concessioni petrolifere e sul silenzio della Regione. Lo stop alle concessioni viene richiesto da più parti, mentre l’Edison ha in tarda serata confermato l'assenza di greggio in mare e preannunciato ulteriori verifiche fino a fondo mare (70 metri) con l'ausilio di un sottomarino teleguidato (“rov”), «per escludere definitivamente qualsiasi tipo di anomalia».

Ma il braccio di ferro sviluppo-ambiente è ripreso molto forte. E nel pomeriggio il Wwf ha diffuso le foto di gabbiani sporchi di petrolio sulla battigia tra Vasto e San Salvo. «Sono solo i primi danni all’ecosistema», dicono gli ambientalisti, «perché, piccolo o grande, un problema al largo comunque c’è stato».

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