Petrolio in mare, nuove richieste per trivellare la costa abruzzese

La compagnia irlandese Petrolceltic vuole sondare 728 chilometri quadrati in un tratto compreso tra Pineto a Vasto. Salgono così a 6mila i chilometri quadrati di mare abruzzese nel mirino delle compagnie petrolifere

LANCIANO. Potrebbero salire a 6mila i chilometri quadrati di mare abruzzese su cui le multinazionali del petrolio cercano e estraggono l’oro nero. Una nuova istanza di permesso di ricerca è stata pubblicata sul Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse del Ministero dello sviluppo economico. La compagnia irlandese Petrolceltic ha chiesto di sondare un’area di 728,2 chilometri quadrati. Il tratto di costa si estende da Pineto a Vasto. E Legambiente lancia l’allarme: «Per le compagnie pertrolifere l’Abruzzo è il nuovo Texas».

La Petrolceltic è una delle aziende più attive nella ricerca dell’oro nero in Adriatico. Nelle acque abruzzesi ha presentato permessi di ricerca per 3.955,47 chilometri quadrati. A questi si aggiungono altri 528 chilometri quadri localizzati davanti alle isole Tremiti, a 12 chilometri dall’arcipelago e a 11 dalla costa garganica. Per il trivellamento di questo specchio d’acqua manca solo la firma del ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo. L’ufficio Valutazione di impatto ambientale del ministero ha infatti già dato il via libera alle ricerche.

Ora la compagnia irlandese aggiunge un’ulteriore istanza di ricerca alle 10 già presentate nella nostra Regione e si prepara a sondare tutta la costa adriatica dall’Abruzzo alla Puglia. Una vera e propria operazione “oro nero in Adriatico”, giustificata dagli studi effettuati dai tecnici della Petrolceltic. I periti dell’azienda irlandese stimano che nei fondali del nostro mare ci siano circa 121 milioni di barili di petrolio. Si tratta di greggio di scarsa qualità, ma comunque conveniente: in altri Paesi del mondo si pagano dal 30% all 80% di royalties, in Italia solo il 30%.

«L’Abruzzo è considerata da Assomineraria uno dei territori più ricchi di petrolio in Italia sia nella parte a terra che a mare», spiega Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo, «e ad Eni ed Edison, compagnie storiche che estraggono gas ed olio nel mare abruzzese da quasi quarant’anni, si sono aggiunte nell’ultimo quinquennio nuove aziende. La situazione è allarmante e totalmente fuori controllo».

Gli ambientalisti si preparano a dare battaglia, ma non sarà facile fermare i petrolieri. Una costa abruzzese caratterizzata dai pozzi di petrolio e non dai Trabocchi, può diventare una realtà.

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