Petrolio, referendum sulle trivelle cadono 5 quesiti su sei

La Cassazione torna sulla decisione dello scorso novembre e dichiara ammissibile un solo quesito. Il 13 gennaio si pronuncerà la Corte costituzionale

PESCARA. La Cassazione torna sulla decisione sui sei referendum contro le trivellazioni. A seguito delle modifiche introdotte con la legge di Stabilità, l'ufficio centrale per i referendum presso la Cassazione - che in precedenza, il 26 novembre scorso, aveva dichiarato conformi alla legge sei quesiti referendari contro le trivellazioni - ha ora disposto che solo uno dei quesiti mantiene i requisiti di conformità. In sostanza vengono dichiarati inammissibili i referendum che investono norme dello Sblocca Italia, mentre è ammesso quello che riguarda misure del decreto Sviluppo sul limite delle 12 miglia marine. Nel dettaglio, come si evince dall'ordinanza depositata ieri, la Cassazione ha dichiarato ammissibile il quesito referendario con la seguente denominazione: «Divieto di attività prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in zone di mare entro dodici miglia marine. Esenzione da tale divieto per i titoli abilitativi già rilasciati. Abrogazione della previsione che tali titoli hanno la durata della vita utile del giacimento». Il referendum chiede quindi l'abrogazione della norma che lega la durata della concessione estrattiva alla vita del giacimento.

La Cassazione è intervenuta di nuovo sui quesiti in base all’articolo 39 della Legge sul referendum del 1970, il quale stabilisce che “Se prima della data dello svolgimento del referendum, la legge, o l'atto avente forza di legge, o le singole disposizioni di essi cui il referendum si riferisce, siano stati abrogati, l'Ufficio centrale per il referendum dichiara che le operazioni relative non hanno più corso”.

Per chiedere il divieto di queste attività e un referendum per l'abrogare le norme, 10 Regioni avevano depositato quesiti referendari: Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise. Sui quesiti referendari mercoledì 13 gennaio dovrà pronunciarsi la Corte Costituzionale.

«L'obiettivo rimane quello di modificare le norme, obiettivo in parte raggiunto con le modifiche adottate dal Governo, primo grande risultato dell'azione congiunta dei Consigli regionali ma l'auspicio è quello di aprire un confronto sul tema con il Governo». Così il presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau, ieri a Roma all'incontro promosso dal presidente del Consiglio regionale della Basilicata Piero Lacorazza, Regione capofila dell'iniziativa referendaria. «Alla luce dell'ultimo pronunciamento della Cassazione» ha aggiunto Ganau «è necessario stabilire insieme come procedere, in attesa dell'udienza della Consulta di mercoledì in Camera di Consiglio».

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