Petrolio, rinvio tra le proteste

Niente accordo sul testo anti-trivelle. Emiciclo assediato dai manifestanti

L'AQUILA. Bagarre nella seduta straordinaria del Consiglio regionale sulla petrolizzazione dell'Abruzzo. Dopo tre ore di discussione, l'assemblea non riesce a trovare una posizione unitaria e rinvia la seduta «per un approfondimento tecnico», tra le proteste delle centinaia di manifestanti che assediano l'Emiciclo.

In prima fila Legambiente e Wwf, e i rappresentanti di Emergenza Ambiente Abruzzo armati anche di (mini) vuvuzelas (le trombe dei campionati del mondo di calcio) oltre che di bandiere, striscioni, altoparlanti. E in aula protesta l'opposizione favorevole all'approvazione di un documento «di ferma contrarietà alla trasformazione dell'Abruzzo, Regione verde d'Europa, in una regione petrolifera».

I momenti più tesi intorno alle 20 quando un gruppo di circa 500 manifestanti che dalle prime ore del pomeriggio presidiavano l'Emiciclo, ha bloccato le due uscite principali del palazzo impedendo l'uscita dei consiglieri di maggioranza e minoranza.

A protestare anche un gruppo con le bandiere del Pdl «stufi», hanno dichiarato «di essere presi in giro sia dai governi di centrodestra sia da quelli di centrosinistra sulle promesse non mantenute di leggi che dicano con chiarezza no a qualsiasi tipo di estrazione di idrocarburi».

Prima che la situazione tornasse alla calma, grazie anche all'intervento della polizia, i manifestanti, in larga parte provenienti dai comuni della costa teatina, hanno avuto un duro scambio di battute con il consigliere regionale del Pdl e presidente della commissione Bilancio, Emilio Nasuti: «Ho spiegato che il rinvio è stato deciso per evitare l'ennesima impugnazione da parte del governo e quindi per fare un provvedimento inattaccabile, prendendo spunto dalla proposta di Costantini di un atto che coinvolga tutte le regioni adriatiche».

La proposta del capogruppo dell'Idv, Carlo Costantini, è quella di una legge regionale che preveda il blocco a tempo indeterminato delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di petrolio in tutto il Mare Adriatico, da presentare in parlamento, come previsto dalla Costituzione. La soluzione è piaciuta al presidente della giunta, Gianni Chiodi, che durante la discussione ha sottolineato che sul problema della petrolizzazione la Regione «ha sempre risposto con i fatti, non rilasciando alcuna autorizzazione. E infatti ad oggi», ha precisato «i fatti dicono che la Regione Abruzzo non ha rilasciato alcuna autorizzazione alla introspezione e che il Centro Oli non è partito e non partirà, nonostante fosse stato in passato autorizzato».

Il presidente ha poi spiegato la posizione della Regione. «Noi, allo stato, abbiamo la legge regionale 32 del 2009 che dice chiaramente qual è la volontà dell'ente regionale, ma sappiamo anche che questa legge è stata impugnata dal governo davanti alla Corte costituzionale. Con il governo abbiamo avviato un confronto in modo da scrivere un testo normativo che da un lato garantisca le competenze fissate dalla Costituzione e dall'altro tuteli i territori e gli interessi degli abruzzesi». In alternativa», ha concluso Chiodi, «aspettiamo il giudizio della Corte costituzionale sul ricorso promosso dal governo e, in caso di bocciatura della legge regionale, torneremo in aula per approvare un nuovo testo. Questa è la strategia della Regione e mi sembra una strategia chiara e trasparente».

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