Piazza Duomo, la rabbia aquilana

Oggi comitati mobilitati: ricostruzione ferma. Condanna per gli sciacalli

L’AQUILA. «Ridi ’sto par di palle». Vernice rossa su lenzuolo bianco, la scritta è comparsa in via XX Settembre, la strada delle croci. Il lenzuolo grida da una delle transenne che ancora ostacolano l’accesso alla zona rossa del centro storico dell’Aquila, blindato dalle camionette dell’esercito 10 mesi dopo il terremoto. Gli aquilani, indignati per le risate al telefono nella notte del sisma, nella chiacchierata intercettata tra il costruttore Francesco Maria De Vito Piscicelli e il cognato Pierfrancesco Gagliardi («Io ridevo stamattina alle tre e mezza dentro al letto», «Io pure»), esprimono la loro rabbia con una manifestazione.

IN PIAZZA.
Appuntamento alle 12 in piazza Duomo, cuore del centro storico ancora occupato da 3 milioni di metri cubi di macerie non rimosse perché l’unico sito finora attivato dove smaltirle non ce la fa a sopportare una tale quantità. Ad autoconvocarsi sono i comitati civici sorti per vigilare sulla ricostruzione, allertati dalle notizie che arrivano dalla procura di Firenze che indaga sugli appalti per i grandi eventi e sul capo della Protezione civile Guido Bertolaso. A nulla sono servite le scuse di Piscicelli, che ha scaricato tutto sul cognato. «Non ridevo, ho solo detto vabbuò, vabbuò. Sa, come si dice a Napoli quando si vuole tagliare corto. I carabinieri devono aver fatto confusione. Agli appalti in Abruzzo non ho mai pensato».

«VIA QUEI DUE».
Cresce l’indignazione nella città ferita. Le Confartigianato d’Abruzzo e dell’Aquila hanno scritto al presidente dell’Ance Paolo Buzzetti chiedendo, a nome dei loro iscritti, di radiare dall’associazione, «per comportamento ignominioso», i due imprenditori. «Senza entrare nel merito della più ampia vicenda giudiziaria che li vede coinvolti, vogliamo incentrare la nostra attenzione su un fatto inequivocabile e non smentibile: l’intercettazione telefonica nel corso della quale i due soggetti si rallegravano tra loro del tremendo sisma e, forse, brindavano alla disgrazia, mentre noi cercavamo, tra le macerie, i cadaveri dei nostri morti, molti dei quali giovani e nel fiore degli anni, e cercavamo di lenire le ferite di oltre 1500 scampati. Dunque», concludono, «un’intera comunità umana e civile, prostrata fino all’inverosimile, ha costituito il banchetto nuziale di alcune imprese che hanno libato e lucrato su una tragedia che non ha avuto eguali nella nostra penisola negli ultimi 90 anni di storia».

«NOI CHE NON RIDIAMO».
«Quelli che all’Aquila alle 3,32 non ridevano» è il nome del gruppo nato su Facebook che finora ha superato le 20mila adesioni da tutta Italia, in continuo aumento. Oggi in piazza i comitati tornano a chiedere certezze sulla ricostruzione vera, quella del centro storico, che non è ancora partita.

NO BERTOLASO DAY.
Prevista la partecipazione di un consistente gruppo di aquilani anche al «No Bertolaso Day», in programma a Roma, piazza di Montecitorio, giovedì 18 febbraio alle 10. La partenza dall’Aquila è prevista alle 8. Si tratta di un’iniziativa del comitato «3e32» che ne rivendica la paternità «insieme ai rappresentanti di base dei vigili del fuoco e altre realtà afferenti alla propria rete. Non si tratta di una semplice adesione. Il 23 gennaio, infatti, è stata indetta un’assemblea all’Aquila nell’ambito della quale è stato elaborato un documento, firmato da partiti, sindacati, associazioni, enti, giornalisti, magistrati e persone comuni, sul sito osservatoriocivile.org appositamente creato insieme alle realtà più attive confluite a quella data».