Primavera: in Abruzzo la politica non fa squadra trasporti da privatizzare

Il vicepresidente regionale di Confindustria boccia la riforma: "La politica faccia la governance del territorio e non impresa"

Presidente Primavera, qual è la sfida più importante che l'Abruzzo ha davanti nel 2012?
«Quella di conquistare una propria progettualità e una propria strategia acquisendo la professionalità di cui l'Abruzzo ha bisogno per sganciarsi dalle raccomandazioni e dali "aiutini" romani. Deve finire, in altri termini, il tempo della conoscenza del politico romano che faceva arrivare i finanziamenti in Abruzzo. La regione deve acquisire un ruolo e una sua strategia sia in campo industriale che nel sistema della logistica e delle infrastrutture. Se vogliamo un Abruzzo che si sganci dal novero delle regioni-zavorra, che appesantiscono il sistema-Paese, dobbiamo avviare, in maniera veloce, delle riforme strutturali che vadano nella direzione indicata dal governo Monti: cioè le famose liberalizzazioni e, principalmente, la riforma della struttura della Regione Abruzzo che va sburocratizzata».

Quello dell'eccesso di burocrazia della Regione è un punto su cui Confindustria Abruzzo insiste da tempo.
«E' un punto nodale, cruciale. Faccio un esempio. Ho apprezzato molto che qualche politico, come il senatore Tancredi, si sia svegliato criticando duramente la recente riforma del trasporto pubblico locale abruzzese, che è un vero controsenso. Quando si fanno le fusioni fra società ci vuole normalmente un piano industriale. Noi non ce l'abbiamo. A me questa della creazione dell'azienda unica mi sembra francamente solo una riforma per tutelare determinate caste. Questa riforma è l'errore più grande che sta facendo la Regione, purtroppo con il consenso di tutti i partiti. Questa dei trasporti è una di quelle riforme trasversali in cui tutti sono d'accordo per mantenere la casta politica delle lottizzazioni e la casta dei lavoratori delle società dei trasporti. Non a caso chi ha fatto fin dall'inizio la battaglia per questa riforma è stato il sindacato».

Lei come avrebbe riformato i trasporti locali?
«Con la privatizzazione delle tre società attuali. La politica deve tornare a fare la governance del territorio e non impresa. Laddove il pubblico fa impresa non si ottengono servizi di qualità per i cittadini, ma si creano le cosiddette caste con i politici che possono far assumere parenti, amici e amici degli amici».

Come accade spesso nella sanità?
«In molti casi sì, anche se non sempre».

Cna e Confesercenti hanno dato un parere molto negativo sul bilancio regionale, approvato alla fine del 2011, e hanno messo in dubbio la loro permanenza nel Patto per lo sviluppo. E' d'accordo con loro?
«Il Patto deve aver una sua strategia e deve avere una sua progettualità per rendere la regione competitiva nel sistema nazionale. Sì, sono d'accordo con Cna e Confesercenti, perché questo bilancio fa solo quadrare i conti ma non ha misure per la crescita economica».

Quali misure, per esempio?
«Tutte quelle che riguardano gli investimenti. Quindi, le infrastrutture e gli investimenti e quelle che allegeriscano la tassazione delle imprese. Ci aspettavamo misure capaci di rilanciare il sistema competitivo delle imprese; misure legate a progetti presentati dalle imprese insieme alle università, per migliorare una ricerca finalizzata alle imprese e per far crescere complessivamente il sistema produttivo regionale. Ciò che dobbiamo fare è lavorare su sistemi molto innovativi».

Quali?
«Per esempio, avviare le varie reti d'impresa e portarle subito a regime con il sistema universitario che attualmente è ancora troppo lento nel recepire i passaggi dell'innovazione e della ricerca legati alle imprese. Nel mondo dell'università c'è ancora troppa autoreferenzialità che non porta a nulla».

La logistica è una delle sue priorità: a che punto è il progetto con la Basilicata relativo all'Automotive?
«Nel settore dell'Autmotive si è costituita la rete d'imprese fra Abruzzo, Basilicata e Campania. Ho motivo di credere che riusciremo a far entrare in questo sistema anche regioni industrialmente avanzate del Nord come il Piemonte. L'obiettivo è quello di far crescere le piccole imprese dell'Automotive facendole entrare in rete così da renderle competitive su mercati internazionali».

In Val di Sangro si moltiplicano i segnali di crisi, come vede il 2012?
«I primi sei mesi saranno tremendi con la recessione in cui ci siamo infilati. Ma di certo non possiamo stare a guardare che le recessione passi. Si deve crescere tutti insieme, con un sistema politico che avvii riforme strutturali in tempi rapidi. Non possiamo perdere troppi mesi. Le riforme vanno concordate, annunciate e avviate in tempi rapidissimi».

Quali riforme struttuali, per esempio?
«Riforme per liberare le risorse economiche oppure per presentare progetti comunitari innovativi. La Regione deve canalizzare verso le imprese e le università, per la ricerca, finanziamenti finalizzati a progetti comuni presentati insieme dalle aziende e dagli atenei. Basta con i finanziamenti all'università per progetti di ricerca non legati al mondo dell'impresa. Questo vale anche per la sanità. Basta col dare soldi alle strutture sanitarie e a quelle delle facoltà di medicina che non creano mobilità attiva. Le facoltà che non creano mobilità attiva vanno ristrutturate o chiuse. Ma c'è anche un'altra riforma che, secondo me, è cruciale».

Quale?
«Deve cambiare la legge elettorale della Regione Abruzzo. Oggi i consiglieri regionali vengono eletti mei loro ambiti provinciali. Così, di fatto, abbiamo consiglieri e assessori provinciali, non regionali, che lavorano solo per i loro singoli territori di provenienza».

Qual è il suo giudizio sul disegno di legge per lo sviluppo presentato dall'assessore Castiglione?
«E' positivo. Ma la legge deve avere tempi rapidi di attuazione. La cosa più positiva di questa proposta di legge è che dà finaziamenti alle reti d'impresa. Il dubbio, invece, riguarda il tipo di finanziamenti di cui potrà godere questa legge. Sono d'accordo sul fatto che Abruzzo Sviluppo diventi una sorta di agenzia unica per lo sviluppo, sul tipo di quella auspicata dal senatore Piccone in un'intervista al Centro. Il ruolo deve essere quello di coordinamento fra la politica e il progetto imprenditoriale. E' importante, però, che l'attività di Abruzzo Sviluppo sia monitorata da una commissione composta da impreditori, per evitare che diventi un carrozzone burocratico-politico».

La giunta regionale ha un basso tasso di riformismo, come dice l'opposizione, oppure è sulla buona strada?
«Personalmente vedo sia nella maggioranza che nell'opposizione una minima strategia di riforme. La prova è la convergenza che c'è stata sulla riforma dei trasporti, l'unica che hanno fatto e che non porterà a nulla se non ad aumenti di costi per la Regione senza migliorare la qualità dei servizi».

Che cosa cambia col governo Monti per l'Abuzzo?
«Cambia che ci dobbiamo svegliare, Dobbiamo acquisire una nostra progettualità che sia credibile a livello nazionale. Io questo cambio lo prendo come una bellissima sfida. Qui ci giochiamo tutto: dobbiamo riuscire a dimostrare che siamo bravi altrimenti saremo bocciati. Non abbiamo alternative».

Qual è il difetto più grande della classe politca abruzzese?
«La sua incapacità di fare squadra. Siamo solo capci di creare confusione».

Lei si sente mai tentato dalla carriera politica?
«No, per un motivo semplice: voglio aiutare, dalla mia posizione attuale, la politica ad acquisire la competenza necessaria a tirarci fuori da una situazione stagnante come quella attuale».

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