Primavera: "Tutti hanno bisogno di carburante ma nessuno vuole pozzi di petrolio in casa"

PESCARA. Paolo Primavera, la Regione blocca l'estrazione degli idrocarburi liquidi e il Centro oli di Ortona, però Confindustria e sindacati rilanciano la politica del petrolio. Che senso ha questo accordo?
«E' un'intesa conservativa, a difesa del lavoro. In Abruzzo sono in ballo 6mila posti nel settore idrocarburi».

Non duemila, indotto compreso?
«No, ai duemila che operano direttamente nelle società estrattive bisogna aggiungere i circa 4mila addetti che vivono del lavoro di queste aziende».

Aziende multinazionali.
«Nient'affatto. Una volta, c'era il monopolio delle multinazionali. L'Eni, che ha praticamente sbaraccato in Abruzzo dopo lo stop al centro oli di Ortona, ha ceduto diverse concessioni alle aziende locali. Ecco il punto: l'accordo vuole difendere ruolo e opportunità di imprenditori e lavoratori. Tutti abruzzesi».

Quante società sono interessate?
«Una trentina. Prevalentamente operano nel Chietino. Poi c'è la questione delle infrastrutture. Basti pensare che il 70% del movimento merci al porto di Ortona è legato agli idrocarburi».

Lei è imprenditore che opera anche in campo ambientale. Come tiene insieme le ragioni del petrolio con la difesa e la valorizzazione di una regione vocata al turismo?
«La novità dell'intesa Confindustria-sindacati è questa. Le parti individuano sostanzialmente cinque punti: la prima, riguarda l'attività estrattiva. Tutto il resto è tutela ambientale e sicurezza, perché per la prima volta in Abruzzo definiamo i criteri che assicurano un monitoraggio continuo dell'attività estrattiva con la collaborazione di università e altri enti garanti».

L'idea che l'industria petrolifera non sia inquinante e che, in Abruzzo, si faccia addirittura garante della qualità della vita fa sorridere gli ambientalisti.
«Il problema è che tutti vogliono avere gas e carburante a disposizione, ma nessuno vuole i pozzi. Solo in Abruzzo si consumano ogni anno 1800 milioni di metri cubi di gas. Poi mi chiedo perché i sindacati avrebbero dovuto firmare un accordo per così dire scellerato».

Quanti metri cubi di gas produce l'attività estrattiva in Abruzzo?
«Non più di 27 milioni».

Come dire, una goccia nel mare.
«Certo, ma questo accade perché si è deciso di dismettere la produzione, almeno sul fronte petrolio. Vorrei ricordare che ad Alanno è stato aperto il primo pozzo in Italia. Correva l'anno 1935 e non mi risulta che, da allora, l'industria petrolifera abbia prodotto danni o inquinamento nella nostra regione. L'inquinamento è altrove. Nei fiumi e nelle discariche selvagge».

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