Primavera: via tutti gli enti inutili

Confindustria: bene Chiodi, la prima riforma è quella della burocrazia

PESCARA. «L'internazionalizzazione è una delle strade percorribili per uscire dalla crisi, dato che il mercato nazionale è fermo e di prospettive ce ne sono poche. Però è necessario andare all'estero preparati, perché purtroppo in Italia ci sono molti enti che fanno trasferte in modo mal organizzato. Tutto ciò si deve accompagnare a una radicale riorganizzazione del sistema Regione».

E' questa la ricetta per un Abruzzo moderno e competitivo sui mercati internazionali, secondo il vice presidente di Confindustria Abruzzo, Paolo Primavera. Per il vertice dell'associazione degli industriali è fondamentale concentrarsi sulla formazione e sulla modernizzazione delle istituzioni, della politica e dell'università.

«Nel frattempo bisogna focalizzare le risorse Fas non per azioni spot, ma per un meccanismo di crescita globale», aggiunge Primavera che dice di apprezzare l'intenzione espressa dal presidente della giunta regionale, Gianni Chiodi, in un'intervista pubblicata ieri dal Centro, di mettere mano alla riforma della macchina organizzativa della Regione gravata, secondo il governatore, da un «numero di dirigenti elevato rispetto ai servizi» e da «una pletora di leggi che esaltano il processo burocratico anziché semplificarlo».

Primavera, per le imprese abruzzesi cosa significa concretamente internazionalizzazione?
«Al nostro interno dobbiamo istituire, sempre di più, le cosiddette reti d'impresa. Solo stimolando tali relazioni sarà possibile "aggredire" mercati globalizzati e competitivi. Così, le grandi aziende trainerebbero anche le più piccole all'interno di questo contesto. Un ruolo importante dovrà essere svolto dalle banche, che dovranno supportare e finanziare le imprese che si affacciano sui mercati esteri».

Al contrario, potrebbero essere anche le aziende estere ad avvicinarsi all'Abruzzo?
«Con le reti d'impresa e con il made in Italy dobbiamo essere bravi anche ad attirare le aziende straniere sul nostro territorio. Attualmente, purtroppo, sono spaventate da una burocrazia asfissiante e dalla giustizia civile. Siamo tra le dieci potenze economiche del mondo, ma centocinquantesimi per la giustizia. Secondo uno studio di Confindustria, d'altronde, se si abbattessero del 10% i tempi della giustizia civile, l'Italia ne guadagnerebbe quasi un punto percentuale di pil».

Chi dovrebbe occuparsi della promozione delle imprese?
«Le istituzioni dovrebbero individuare un ente che svolga il ruolo di promotore e vetrina dell'Abruzzo all'estero. Tale ente potrebbe anche essere il Centro estero delle Camere di commercio. Dobbiamo poi fare in modo che questa struttura abbia le competenze e le capacità per accogliere le aziende e traghettarle sui mercati internazionali, creando un sistema di relazioni efficiente».

In un contesto di questo tipo dovrebbe svolgere un ruolo importante la formazione.
«E' fondamentale avere un sistema universitario che lavori e collabori con le imprese. In tal senso è importante anche il ruolo della Regione: invece di dare fondi alle università, che non si sa dove vanno a finire, è necessario finanziare servizi di ricerca applicata alle aziende. Inoltre, l'attività di formazione deve avere un senso. Conclusa l'attività formativa, l'ente deve garantire che l'80-90% delle persone formate abbia un contratto di lavoro, altrimenti vorrebbe dire che i soldi vengono spesi solo per l'ente stesso e non per le persone, come è sempre accaduto in Italia. Così facendo riusciremmo ad eliminare tutta una serie di enti che vivono grazie ai finanziamenti».

Come si dovrebbe riorganizzare la Regione?
«Noto positivamente che il presidente Chiodi ammette finalmente che la riforma più importante è quella della Regione e di un "modello organizzativo vecchio". Infatti sono necessarie delle riforme essenziali, a partire dall'eliminazione di enti inutili che rappresentano costi improduttivi. Non è possibile che attualmente una struttura regionale non sappia ciò che fa un'altra. Dobbiamo essere in grado di liberare risorse da reinvestire per la crescita, la Regione deve camminare con i propri piedi. C'è poi una serie di leggi e di riforme da attivare subito, come la legge sull'industria, la riforma dei consorzi industriali, quella degli enti d'ambito o la legge sull'urbanistica».

Quale il ruolo della politica?
«Chiodi ha messo i conti a posto e va bene, ma ora si facciano partire subito le riforme. C'è bisogno di meno autoreferenzialità e più collaborazione col mondo produttivo. Si è detto che la politica ha spesso le mani legate perché ha dietro una struttura pesante. Se la macchina regionale diventa un freno allo sviluppo e alla crescita, cambiamo le leggi e troviamo una soluzione, ma basta con scusanti per non fare riforme».

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