Processo sanità lunedì la sentenza

Pescara, dalle 9 via alla camera di consiglio per Del Turco e altri 24 imputati La difesa dell’ex manager della Asl Conga: non ci sono prove delle tangenti

PESCARA. Solo un fine settimana separa i 25 imputati del processo sanità dal bivio di una condanna o di un’assoluzione. E’ nel tardo pomeriggio di ieri, dopo la terza udienza consecutiva e con l’ultima arringa fiume, che il presidente del collegio Carmelo De Santis ha messo a tacere le voci di una giornata convulsa – sentenza oggi? sentenza nella notte? – fissando la decisione per l’ex presidente della Regione Ottaviano Del Turco e gli altri 24 imputati a lunedì mattina. Ed è stato il presidente, dopo che l’avvocato Cristiana Valentini – legale dell’ex manager della Asl di Chieti Luigi Conga – aveva appena terminato la sua arringa chiedendo l’assoluzione per Conga, a spiegare perché la decisione si terrà lunedì. «Per controllare e dare un significato alle memorie che sono state depositate», ha detto alle 17.15 De Santis decidendo che lunedì, alle 9, le parti saranno convocate per repliche «fittizie», quindi i giudici si riuniranno in camera di consiglio e, come ha concluso De Santis: «Sentenza nella mattinata». Intanto, ieri, l’aula si era riempita di persone ed erano arrivati anche alcuni inviati dei quotidiani nazionali che, dopo la decisione del collegio, hanno fatto dietrofront.

Cinque anni dopo. Si è chiuso ieri il dibattimento del processo sanità, l’inchiesta più importante della regione, quella che ha virato il destino dell’Abruzzo mandando alla sbarra l’ex presidente di centrosinistra, politici di centrodestra, funzionari della Regione ed ex manager della Asl. Un dibattimento lungo, di oltre due anni, iniziato ufficialmente il 16 aprile 2011 ma poi decollato a giugno di quell’anno in seguito allo sciopero degli avvocati. Si saprà lunedì, quindi, quali prove sono state raccolte in quest’arco di tempo così lungo e se nelle mente del collegio, del presidente De Santis e dei giudici a latere Massimo De Cesare e Gianluca Falco, avrà fatto breccia l’accusa dei pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli o le difese dei 25 imputati, tutte unite in blocco per cercare di dimostrare che Vincenzo Angelini non è «attendibile». Perché l’inchiesta è partita proprio dall’ex titolare di Villa Pini, l’imprenditore che in sette confessioni fiume ha raccontato ai magistrati di aver pagato 15 milioni di tangenti, di cui le fette più grandi di quasi 6 milioni a Del Turco, al suo ex braccio destro Lamberto Quarta e all’ex consigliere regionale Camillo Cesarone e un’altra, più o meno della stessa cifra, all’ex manager della Asl di Chieti Conga.

L’ultima arringa. A chiudere il dibattimento sono stati proprio i legali di Conga, Carmine Verde e Valentini, che hanno parlato per quasi sette ore cercando di far allontanare le accuse dall’uomo a cui la Finanza trovò 113 mila euro in contanti in una valigetta all’interno di una Porsche Cayenne. Così, come avevano già fatto l’avvocato Gian Domenico Caiazza per Del Turco e gli avvocati Giuliano Milia per Quarta e Maurizio Parisi per Sabatino Aracu, anche la coppia di legali di Conga si è soffermata a lungo sulla parola di Angelini, tentando di incrinarla, di farne emergere le contraddizioni per dire che «Conga non ha preso tangenti». E’ sui prelievi che, ad esempio, si è concentrata l’avvocato Valentini, «quelli a cui», ha detto, «non seguono le indicazioni di date delle consegna dei soldi togliendo al mio assistito la possibilità di dire dov’era quel giorno». «Un’enormità di prelievi», ha aggiunto Valentini, «in cui l’elevato numero deve incidere sulla credibilità e sul metodo di Angelini per ricostruire le tangenti. Perché vorrei sapere», si è domandata il legale, «come ha fatto Angelini a selezionare quelli che, poi, dice siano diventate tangente: forse per verità divina. Ma la realtà», ha aggiunto il legale, «è che l’interesse di Angelini era un altro, quello di occultare che fine avessero fatto i suoi prelievi». «E poi perché Angelini avrebbe dovuto pagare Conga?», si è chiesta ancora il legale che si è soffermata a lungo anche sulla cartolarizzazione e sul rapporto tra Regione e Asl: «L’ex manager, dal 2004, non poteva emettere mandati di pagamento ad Angelini». L’avvocato Verde ha invece parlato dei soldi nella valigetta tornando a ribadire, come già aveva fatto in passato, che quei soldi «erano stati chiesti da Conga in prestito a una persona e gli servivano per curarsi in America». «Ci vogliono prove concrete per chiedere la condanna a 11 anni di un uomo», ha detto ancora Verde mentre Valentini ha concluso: «Conga deve essere assolto, lo impone la logica e i suoi beni devono essere dissequestrati». E’ terminata così l’udienza di ieri e, nella maxi aula 1, si tornerà lunedì per una sentenza che arriverà a distanza di cinque anni e 8 giorni dagli arresti.

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