Progetto case, si temono ritardi

Gli sfollati: «Siamo preoccupati sul rispetto dei tempi di consegna».

L’AQUILA. L’inverno è alle porte e tra gli sfollati, anche se le tendopoli sono tutte in via di smantellamento, aumentano i disagi. La maggioranza delle persone ancora negli hotel costieri teme che ci saranno ritardi nelle consegne delle abitazioni del Progetto case. Una segnalazione, che ne riassume tante della stessa natura, arriva da uno sfollato aquilano. G.V., il quale vive con la famiglia in un albergo di Silvi Marina. «Ci è stata assegnata una casetta a Paganica» dice, «ma ancora non siamo stati chiamati per la consegna dei documenti. Qui dalla costa non abbiamo notizie sullo stato dei lavori. Vorremmo essere informati dalle istituzioni». Uno sfollato aquilano che lavora alla Asl, e che ogni giorno fa il pendolare, aveva una abitazione a Paganica che ora dovrà essere demolita. «In cinque viviamo in un albergo della costa» si lamenta, «e mi chiedo come sia possibile che ancora ci tengano qui considerando i soldi che lo Stato spende per mantenerci.

A parte di disagi e i rischi che corriamo sulla strada ci teniamo a ribadire che vivere in questo modo è davvero pesante e sarebbe il caso che venga accelerato il corso delle consegne». Ci sono poi delle proteste di persone che un mese hanno fatto i colloqui con la Protezione civile per l’assegnazione di case. «Sembra tutto a posto», dicono alcuni sfollati di stanza a Montesilvano «ma da troppo tempo siamo in hotel dove le ore non passano mai e si vive a spese dello Stato. Andando avanti in questo modo soprattutto le persone anziane dimenticano i ritmi della vita». a Rovere, frazione di Rocca di Mezzo, si registrano proteste di alcune famiglie che vivono in albergo e ogni mattina rischiano incidenti stradali per via della strada verso L’Aquila che è pericolosa in quanto spesso innevata o ghiacciata. Tutto questo a fronte del fatto che chi deve andare al lavoro non può sgarrare più di tanto quanto a orari. Analoghi i problemi, ovviamente, per chi va a scuola.

Ci sono poi dei casi davvero strani. Ovvero di persone che abitavano a Santa Maria di Farfa. Hanno appreso con sorpresa che le loro case con classifica E sono state trasformate in B per cui hanno perso il diritto alla casa antisismica. Ci sono poi i problemi per le residue aree di accoglienza. «Nonostante la tendopoli di San Gregorio sia stata dichiarata ufficialmente chiusa, alcune persone sono rimaste a dormire nelle tende anche nelle ultime notti». Lo segnala Franco Marulli, presidente del Comitato istituzionale a difesa del cittadino, a fronte dell’annuncio da parte della Protezione civile della chiusura del campo di assistenza. Il campo, gestito dalla Croce Rossa, è in fase di smantellamento. Al momento la popolazione assistita nelle tendopoli è assai contenuta rispetto a prima. Sono 1.023 le persone che ci vivono. Quella con più persone è Acquasanta con 127 sfollati. Proteste, infine, da Carmarda dove a causa di lavori idrici riguardanti le case antisismiche ci sono molte altre abitazioni senza acqua da cinque giorni.