Recessione e crescitaParla l'economistaDominick Salvatore

La crisi mondiale e l’Abruzzo: sempre più difficile proporre scelte sostenibili e garantire maggiore ricchezza

PESCARA. «La recessione è tecnicamente finita, ma la crescita è lenta e l'occupazione non riparte. Le cose andranno avanti così, purtroppo». Dominick Salvatore è in Italia per ricevere la Cittadinanza onoraria di Villa Santa Maria, «Patria dei cuochi», il paese del Chietino nel quale è nato e da cui partì quando aveva 14 anni.

Villa Santa Maria come richiamo costante alle radici, «centro di gravità permanente». Come spiega il legame con la sua terra?
«L'Abruzzo è bellissimo. Quando sono partito ero un adolescente e gli anni della formazione lasciano sempre tracce indelebili nella personalità di un uomo. Qui sono le mie origini. Da qualsiasi posto del mondo potrei essere mandato via, ma so che mai nessuno potrebbe farlo a Villa Santa Maria».

Come interpreta i primi timidi segnali di ripresa dell'economia, sintomi che la crisi è superata?
«Negli Usa, dopo una recessione profonda, la ripresa di solito parte sempre molto forte. Questa volta non è così. Quanto all'Italia, il Paese non sta soffrendo più di altri la crisi e il tasso di disoccupazione è meno alto che altrove. Vero, la recessione è finita. Purtroppo, la ripresa è lentissima e l'occupazione non riparte».

L'idea di crescita ha fatto il suo tempo?
«C'è, in effetti, un aspetto insostenibile nella crescita continua. Il tenore di vita non può essere misurato soltanto con il reddito ma introducendo indici per conoscere la sicurezza sociale delle persone, la vivibilità di una nazione. In Italia, considerato tutto questo, si vive ancora molto bene».

Cosa si è inceppato allora? Perché perdurano le conseguenze della crisi?
«La verità è che alcuni benefici non sono più sostenibili. Prendiamo le pensioni. E' giusto, utilissimo che si paghino al massimo delle possibilità, eppure è difficile farlo senza produrre ricchezza e in un quadro di finanza pubblica molto fragile. Il problema è qui: la crescita ci deve essere, purtroppo non c'è».

A proposito di tagli alla spesa pubblica. In Abruzzo, saranno chiusi 6 ospedali per far fronte ai debiti della sanità.
«E' quel che accade in tutti i Paesi del mondo. Ovunque i costi sanitari sono altissimi, anche le scuole non sono messe bene. L'Abruzzo non soffre più degli altri. Compito di un economista è calcolare costi e benefici. E' chiamato a scegliere, per questo l'economia viene definita la "scienza triste"».

La scelta è rinunciare a servizi che per anni hanno caratterizzato la modernità, l'identità e il senso di sicurezza di un territorio?
«Non si può avere tutto. Bisogna decidere cosa è più importante, dati alla mano: la popolazione invecchia, la crescita è bassa. Poi chiedersi: si può fare a meno della scuola? Certamente no. Si può limitare il diritto alla salute? Nient'affatto. Individuate le risorse, il passo successivo è decidere una volta valutati costi e benefici».

Chi decide?
«In una democrazia vera decide il popolo».

Costi e benefici. In Abruzzo, il conto si fa anche sulla questione energetica. Sono numerose le richieste di sfruttamento del suolo e del mare per la ricerca estrattiva di gas e petrolio, al tempo stesso aumentano le preoccupazioni per i danni ambientali.
«Qui affrontiamo il problema delle regole. Nel Mare del Nord non è mai successo quel che è accaduto nel Golfo del Messico. La verità è che non c'erano piani di emergenza per affrontrare una disgrazia simile. Obama avrebbe dovuto dire alla Bp: sapete come risolvere il disastro? No, allora se ne occupa il governo degli Stati Uniti. Faccio un altro esempio: in Basilicata c'è petrolio ma si è dato via libera allo sfruttamento senza contropartite. Questo è sbagliato. E' un errore concedere autorizzazioni alle estrazioni senza lasciare nulla in cambio ai territori, tranne l'inquinamento. Non si può lasciare mano libera alle multinazionali che pensano solo ai profitti».

Lo stesso discorso vale per il nucleare?
«La Francia genera energia con centrali atomiche costruite ai confini tra l'Italia e la Spagna. Questo significa che se quelle centrali dovessero avere dei problemi anche l'Italia ne risentirebbe, perciò dico che l'Italia non avrebbe dovuto consentire che tutto questo accadesse».

E' contrario al nucleare?
«Rispondo come ho detto prima: spetta al popolo decidere, avendo la capacità di capire cosa è giusto e cosa non lo è. In Abruzzo c'è petrolio? Allora si chiamino degli esperti e si chieda loro se valga la pena sfruttare questa ricchezza. Se sì, lo si faccia rispettando le regole. Nel Golfo del Messico non sono state rispettate le regole, così è accaduto un immane disastro, la peggiore sciagura ecologica mai avvenuta nel mondo».

L'Italia è un Paese dove si rispettano le regole?
«L'Italia è una grande nazione che potrebbe fare molto meglio di quello che fa. I giovani che rimangono qui sono degli eroi, quelli che vanno fuori si rivelano spesso come i più bravi».

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