Ricatti a Chiodi e Pezzopane quattro indagati all’Aquila

La Procura chiude le indagini, nel mirino un regista e un produttore televisivo Episodi diversi: per l’ex presidente della Regione un filmato, foto per la senatrice

L’AQUILA. Politici sotto ricatto da parte di personaggi del mondo dello spettacolo, tra gossip, foto, filmati e presunti scoop. Questa l’ipotesi accusatoria della Procura dell’Aquila che mesi fa ha chiuso le indagini preliminari di una vicenda giudiziaria che vede, come parti offese, due big della politica regionale, Gianni Chiodi e Stefania Pezzopane, per due diversi episodi che i pm – con un unico avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio – hanno invece riunito. Pur tenendo distinte le contestazioni agli indagati, per i quali si ipotizza il reato di tentata estorsione in concorso.

CHIODI. «In quel periodo era uno stillicidio continuo, a tal punto da alterare la campagna elettorale». Così Gianni Chiodi commenta l’inchiesta sul tentativo di ricatto. Sono quattro le persone indagate. Si tratta di Gianfranco Marrocchi, 60 anni di Pescara, residente a Lucoli, editore di Tv Più e dirigente dell’Aquila calcio; Giovanni Volpe detto Gianni, 59, di Battipaglia (Salerno), Raimondo Onesta, 40, di Roma, ma residente a Pratola Peligna e Marco Minnucci, 29, di Fermo ma residente a Porto San Giorgio. Il fatto di Chiodi (per cui sono indagati Marrocchi, Volpe e Onesta) si fa risalire al periodo tra febbraio e maggio 2014, a ridosso delle elezioni regionali che hanno visto la vittoria di Luciano D’Alfonso proprio sull’uscente Chiodi. «Ogni giorno ci arrivavano segnali che dovessero uscire chissà quali notizie, sono andato io alla Digos a denunciare queste pressioni e questi continui annunci di notizie inedite ed evidentemente false», prosegue Chiodi, «perché il momento coincideva con l’assegnazione della scorta. C’erano intermediari che ci dicevano che, se si fossero pagate delle spese, si sarebbe potuto risolvere il problema». Secondo le accuse, dopo lo scoppio dello scandalo Rimborsopoli gli indagati avrebbero iniziato a fare pressioni sull’ex presidente della giunta, coinvolto in quell’inchiesta per la notte trascorsa a spese della Regione in un albergo di Roma con la consigliera di parità Letizia Marinelli. Avrebbero fatto sapere a Chiodi di avere la disponibilità di foto personali e filmati compromettenti che avrebbero usato per realizzare un film, tra l’altro anche annunciato pubblicamente, sulla sua “scappatella”. Il film sarebbe dovuto uscire a maggio 2014, proprio nel periodo delle Regionali con Chiodi candidato presidente. Per fermare la realizzazione del film, Chiodi avrebbe dovuto pagare 35mila euro. Soldi che non ha sborsato, denunciando tutto.

PEZZOPANE. La vicenda Pezzopane (indagati Minnucci e Marrocchi) si riferisce, invece, alla foto tagliata che ritrae la senatrice nella vasca idromassaggio con Simone Coccia Colaiuta e l’ex narcotrafficante Gennaro Bonifacio detto Rino di cui la parlamentare ha curato la prefazione di un libro. Pezzopane ha sempre detto che nella foto c’erano altri soggetti tra cui la moglie di Bonifacio e i bambini. Minnucci e Marrocchi sono accusati di aver esercitato su di lei «violenza psicologica, consistita nel prospettarle la pubblicazione di una foto manipolata (poi pubblicata) prospettando la possibilità di poter impedire la diffusione di ulteriori foto dannose per l’immagine pubblica e politica. Marrocchi in cambio chiedeva un finanziamento per i suoi progetti avanzando la possibilità di far tacere Minnucci che nel frattempo scriveva su un notiziario on line e interveniva su Facebook pubblicando la foto e aggiungendo contenuti denigratori per indurla ad accettare l’offerta». Anche Pezzopane ha denunciato tutto.

©RIPRODUZIONE RISERVATA