Rom violento a Pescara, la vittima è uscita dal coma

Ce l'ha fatta. Luciano Zerrilli, il ragazzo di Foggia preso a pugni dal nomade Claudio Spinelli, ha aperto gli occhi. E' accaduto alle 13,30 nell'ospedale di Pescara dove il giovane lottava tra la vita e la morte da 12 giorni. Intanto stasera riprendono i controlli di polizia in centro storico nei locali e per le strade

PESCARA. Luciano Zerrilli ha aperto gli occhi, ha mosso le mani e i piedi, e ha espresso il desiderio di voler rivedere gli amici. «E’ finito un incubo», ha detto mamma Agnese quando ieri, all’ora di pranzo, ha appreso dai medici che il figlio Luciano era uscito dal coma dopo 12 giorni di preghiere.

All’una e trenta, all’orario riservato al ricevimento delle famiglie, Angelo Rutigliano, il cugino di Luciano Zerrilli, come ogni giorno, entra nella stanza di Luciano per portargli il suo incoraggiamento. «Ma stavolta Luciano mi ha aperto gli occhi», racconta Angelo che in questo periodo ha fatto la spola tra il piccolo paese di Biccari, 2 mila persone in provincia di Foggia. «Che bello, ha aperto gli occhi proprio a me», sorride colmo di gioia il giovane che si è fatto carico anche di rappresentare la famiglia, accogliendo i tanti amici, confortandoli, comunicando in continuazione con i parenti del paese più grande dei Monti della Daunia e con il sindaco e amico di famiglia, Gianfilippo Magnagna.

Zerrilli è stato aggredito la notte tra sabato 20 e domenica 21 davanti al Long Island, uno dei tanti locali delle vie della movida pescarese. A colpirlo con due pugni e per un futile motivo, è stato il coetaneo Claudio Spinelli, il rom subito arrestato grazie alle telecamere del locale e ora in carcere per tentato omicidio. Ma da quella notte, il giovane pugliese che veniva spesso a Pescara a trascorrere il fine settimana, è entrato in coma.

Giorni di calvario, per la famiglia Zerrilli: il papà Giovanni, bracciante come mamma Agnese, e per il fratello maggiore, Salvatore. Un’attesa che ha coinvolto il piccolo paese pugliese che ha affidato alla fede e alle preghiere la speranza di rinascita del giovane. Veglie, rosari, fiaccolate: così Biccari ha atteso il ritorno di Zerrilli invocando: «Luciano, torna a passeggiare qui». Ed è accaduto ieri, con i parenti e gli amici che per 12 giorni non hanno mai abbandonato il primo piano di Rianimazione.

I medici hanno imposto di non fare domande che alludessero all’episodio di aggressione e quando Rutigliano ha visto il cugino muoversi e aprire gli occhi, dietro il suggerimento dei medici, gli ha posto alcune domande per vedere che cosa ricordasse della sua vita prima del coma. «Ma lui ricordava tutto», dice ancora Angelo, «che giocava in una squadra di calcio e soprattutto mi ha detto, con quelle paroline stentate, quasi balbettate, che avrebbe voluto vedere tutti gli amici e i parenti». In pochi istanti, su facebook, il social network dove da quella notte è nato il gruppo intitolato «Per Luciano», sono apparsi centinaia di post: «Forza Luciano, sapevamo che ce l’avresti fatta». Zerrilli è uscito dal coma, ma i medici restano cauti, in attesa di poterlo dimettere da Rianimazione.

L’aggressione a Zerrilli è avvenuta nelle vie della movida, dove da circa 12 anni, grazie al pullulare di locali e ristoranti, Pescara ha concentrato la sua vivacità. Da quella data, il centro storico ha cambiato volto, le vie di casa D’Annunzio e casa Flaiano trasformate in test per la sicurezza con polizia, guardia di finanza e vigili a passeggiare tra corso Manthoné, via delle Caserme e via dei Bastioni. Controlli dalle 21 fino alle 4 di notte ogni fine settimana e che riprenderanno anche questa sera. Il centro storico sarà controllato ancora dai vigili urbani che si occuperanno dei controlli amministrativi sui locali, da polizia, carabinieri e finanza.

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