Roselli, la parabola di un leader

«Re delle preferenze» nel 2005, poi la caduta all’ombra di D’Alfonso

PESCARA. Dalla roboante performance del 2005, quando raccoglie circa 16mila preferenze nella corsa alle regionali, al tonfo del 2008: il Pdl elegge Chiodi governatore dell’Abruzzo e Luciano D’Alfonso viene arrestato nell’ambito dell’inchiesta per le tangenti al Comune di Pescara.

Non si spegne certo nel breve arco temporale di una meteora che perde velocemente brillantezza la carriera politica dell’ex presidente dell’assemblea regionale Marino Roselli.
Ma è in questi anni che si compie il momento di massima esposizione, tra trionfi e cadute, fino al progetto più recente di riavviare con l’Api, l’alleanza per l’Italia lanciata da Francesco Rutelli, un nuovo percorso più corrispondente a una formazione politica cominciata nei primi anni Novanta con i Popolari, poi proseguita nella Margherita. «Principe dei moderati», nemico giurato dei Ds prima e durante la fusione nel Partito democratico, con Luciano D’Alfonso personale sponsor nel nuovo partito.

Architetto, 50 anni, sposato in seconde nozze con Angela Febo e padre di due gemelle, Roselli sperimenta oggi il primo scivolone giudiziario con l’iscrizione nel registro degli indagati, assieme al sindaco, Franco Ranghelli, nell’ambito dell’inchiesta del sostituto procuratore Gennaro Varone che coinvolge direttamente il Comune di Spoltore.

Dell’azione politica di Roselli resta in primo piano la polemica, alimentata nel 2008, attorno alla decisione di aprire una nuova sede del consiglio regionale a Pescara con l’acquisto dell’ex auditorium De Cecco, in piazza Unione. Provvedimento subito contestato dal Popolo della libertà, ma anche negli ambienti aquilani del centrosinistra, che non vedono di buon occhio la scelta di una sede istituzionale sulla costa, lontana dal capoluogo regionale.

Una parabola professionale e di impegno politico che nasce a Spoltore e a Spoltore ritorna. E’ sempre nel piccolo centro alle porte di Pescara che l’ex presidente dell’assemblea regionale, negli anni in cui è in sella il centrosinistra di Ottaviano Del Turco, costruisce pezzo dopo pezzo il proprio consenso. Tra le imprese rimaste nella memoria c’è quella che, nel 2001, sfocia nell’atto di sfiducia alla giunta comunale di Donato Renzetti, il sindaco di Spoltore prima sostenuto e poi mandato a casa con l’appoggio del centrodestra.

Il giorno dopo essere convolato a nozze, nella sala rossa del Campidoglio con la signora Angela, Roselli rientra a Spoltore e firma la dichiarazione di sfiducia al suo sindaco. Poi minaccia un accordo con Forza Italia e Alleanza nazionale per dare vita a una lista civica, salvo poi patteggiare il rientro nei ranghi in vista delle nuova tornata per il Comune.

Ma non è facile il compito dei suoi principali referenti politici, Franco Marini e D’Alfonso, di riportare il figliol prodigo nell’alleanza che candida di nuovo Renzetti. In quegli stessi anni, ricopre l’incarico di vicepresidente alla Provincia di Pescara sotto la presidenza di Pino De Dominicis. Ottiene le deleghe a cultura e turismo. Nonostante sia molto attivo in politica, lo studio professionale di via Bologna 8, a Spoltore, lavora a pieno regime. Qui Roselli intrattiene incontri con cittadini e sostenitori.

Il suo patrimonio immobiliare arriva a contare diversi appartamenti di proprietà, come risulta dal quadro dei redditi dei consiglieri regionali del 2006: Roselli denuncia 114mila euro più 14 fabbricati. Lui stesso ammette di avere molte comproprietà, «ma nessuna di queste», dice, «è tutta mia». Tra le opere realizzate da assessore provinciale alla cultura, l’acquisto di un edificio nel centro storico di Spoltore trasformato in Casa della cultura. Scommessa durata giusto il tempo per allestire qualche mostra, perché la Casa della cultura chiude i battenti.

Nel 2005, firma il vero trionfo alle elezioni regionali. Raccoglie quasi 16mila voti, ma dura poco. Con la caduta di Del Turco perde anche il tradizionale traino spoltorese e prende paga dall’Idv di Luciano Di Lorito alle provinciali del 2009.

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