L’ex governatore: «Angelini? Strano che in casa abbia ancora qualcosa». Il gup è Zaccagnini del tribunale civile

Sanitopoli, in aula il 12 maggio

Fissata l’udienza preliminare. Del Turco: finalmente ci sarà un giudice terzo

PESCARA. Con la prima udienza preliminare si aprirà mercoledì 12 maggio, a Pescara, il processo per lo scandalo della sanità. È stata fissata la data in cui i 34 indagati, coi loro difensori, dovranno comparire davanti al giudice che sarà chiamato a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio firmata dalla procura esattamente due settimane fa. «Era ora» ha commentato l’ex governatore Del Turco.

«Non riesco a credere che finalmente un giudice terzo si possa occupare di questa storia» ha detto l’ex presidente della giunta regionale, che il 14 luglio del 2008 venne arrestato con altre dieci persone con l’accusa di essere stato uno dei grandi tessitori del sistema di corruzione che ruotava attorno alle presunte tangenti pagate dall’imprenditore Vincenzo Maria Angelini. «Si è perso fin troppo tempo: probabilmente, se tutte le attenzioni riservate oggi al signor Angelini fossero state le stesse due anni fa, non avremmo conosciuto la vergogna che conoscono oggi le istituzioni abruzzesi» ha affermato Ottaviano Del Turco. «Quanto ai sequestri di oggi, mi stupisce che ci sia ancora qualcosa in casa di Angelini: se avessero cercato venti mesi fa, avrebbero trovato non solo libri e quadri antichi».

A stabilire se l’ex ministro delle Finanze, assieme agli altri 33 imputati, debba essere processato - come chiede il pool guidato dal procuratore Nicola Trifuoggi con i sostituti Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli - sarà il gup Angelo Zaccagnini, giudice del tribunale civile richiamato al penale per l’incompatibilità di tutti i giudici per l’udienza preliminare (quattro), che come gip hanno già avuto un ruolo nelle diverse fasi dell’inchiesta e che per questo non possono essere più essere considerati «terzi». Ma Zaccagnini, ex segretario dell’Anm Abruzzo, è un magistrato con grande esperienza nel penale: dopo essere stato sostituto procuratore della pretura di Pescara, è stato tra l’altro membro di Corte d’appello a Chieti ed è stato giudice a latere nel processo per l’omicidio di Marino Di Resta, il maresciallo dei carabinieri ucciso a Pescara da una banda di rapinatori il 16 settembre 1996.

Sull’avvio del processo, tuttavia, pesa ora l’incognita delle notifiche: tutti gli indagati, assieme ai loro difensori, dovranno essere informati della data dell’udienza preliminare, ma il numero elevato delle persone da raggiungere moltiplica il rischio che anche una sola notifica mancata faccia slittare fin dalle prime battute la decisione del gup sulle accuse mosse dalla procura, che vanno dall’associazione per delinquere, alla corruzione, alla concussione, fino a falso, truffa e abuso.

Ieri, intanto, la difesa di Luigi Conga, sostenuta da Barbara D’Angelosante, ha incassato una vittoria: la Cassazione, infatti, ha parzialmente accolto il ricorso con cui era stato chiesto il dissequestro dei beni sequestrati all’ex manager della Asl di Chieti il 16 luglio 2008 (sette appartamenti, due conti correnti da 113 mila e 144 mila euro e un’auto di lusso): in sostanza, per la corte, il sequestro per «equivalente» può essere applicato solo nel caso che sia accertato che il bene sia stato acquistato con la presunta tangente.