Scandalo Fira, gli indagati diventano cento
Truffa da 16 milioni di euro alla Regione, coinvolti anche Domenici e Angelini.
PESCARA. La madre di tutte le inchieste, partita con 45 indagati, alla fine ne partorisce più del doppio: 104, di cui 39 società, anche se in molti casi il rappresentante legale è lo stesso.
L’avviso di conclusione delle indagini che a partire da oggi la Guardia di finanza notificherà, è l’ultimo capitolo del caso Fira, la finanziaria regionale che agiva e pensava come e più di un governo regionale, con poteri ben superiori a quelli di un semplice braccio operativo economico. Un organo senza controllo che avrebbe elargito fondi pubblici a società di amici e parenti: una truffa, secondo l’accusa, da 16 milioni di euro.
Alla ribalta salgono nomi coinvolti anche nello scandalo della sanità come quello di Giancarlo Masciarelli, il grande regista delle cartolarizzazioni dei debiti; dell’ex assessore regionale alla sanità Vito Domenici, che volle Masciarelli alla guida della Fira e che appena due giorni fa ha riottenuto la piena libertà dai giudici del Riesame dopo quasi tre mesi ai domiciliari; e dell’imprenditore privato Vincenzo Angelini, il grande accusatore di Del Turco & c., che avrebbe pagato 15 milioni di tangenti ai politici dei due schieramenti.
LE ACCUSE FIRA. Le accuse contestate, a vario titolo, dal pm Filippo Guerra, vanno dall’associazione per delinquere alla truffa, dal falso alla corruzione alla malversazione ai danni dello Stato, per fatti che vanno dal 2002 al 2004. Una volta formalizzate, gli indagati avranno 20 giorni di tempo per presentare memorie o documenti a difesa oppure per chiedere di essere interrogati. L’ultimo passaggio prima che la procura chieda al gup il rinvio a giudizio a conclusione di un’inchiesta legata a doppio filo anche a quella vastese sull’ex Delverde.
27 OTTOBRE 2006. Si chiama «Bomba» l’operazione che porta all’arresto dell’ex presidente della Fira Giancarlo Masciarelli, 42 anni di Chieti, e di altre 10 persone nell’inchiesta della finanza per una presunta truffa da 16 milioni di euro alla Regione con i fondi pubblici. Determinante è il crac dell’ex pastificio Delverde di Fara San Martino e la conseguente perquisizione negli uffici Fira, in via Parini a Pescara, sul fallimento dell’azienda.
SOCI E SEQUESTRI. Oltre a Masciarelli, i personaggi chiave sono l’imprenditore Marco Picciotti, che secondo l’accusa creava società fantasma, e Paolo De Michele, il ragioniere che nella sua pen-drive avrebbe nascosto i conti della Fira.
Le Fiamme Gialle sequestrano quasi due milioni di euro, ma anche abitazioni, terreni, capannoni e un motoscafo. L’accusa: soldi pubblici ottenuti senza presentare nemmeno i progetti e che sarebbero finiti all’estero.
ANGELINI. A gennaio 2007, l’imprenditore finisce sotto la lente degli inquirenti per avere ottenuto tre anni prima dalla finanziaria regionale tre fondi Docup (Documento unico di programmazione) per 300mila euro. Soldi destinati a società di Torrevecchia, non molto distanti da Villa Pini, e finalizzati all’acquisto di computer e software per la posta elettronica. Ma la Finanza non trova le attrezzature e sospetta che i soldi siano stati usati per altri scopi. L’imprenditore replica: «Ho restituito tutto alla Regione nel 2006 con gli interessi. Ho trasferito una parte delle attrezzature nella casa di cura che dista 800 metri».
DOMENICI. Lo scorso marzo, la finanza effettua una perquisizione nella casa e nell’ufficio dell’ex assessore regionale, denunciato quasi tre anni prima con una lettera anonima. La moglie Giovanna Liberali, titolare di una società con sede all’Aquila, avrebbe beneficiato dei fondi della legge 16 nel 2002, la cosiddetta legge sui capannoni, ribattezzata anche Domenici, che la ideò. La difesa: la moglie dell’ex assessore svolge un’attività imprenditoriale, quindi anche lei poteva accedere ai fondi pubblici.
LA SANITA’. Masciarelli sarebbe stato a capo di un’organizzazione che avrebbe trasformato la Fira in una sorta di azienda privata, come spiegò lo stesso procuratore Nicola Trifuoggi subito dopo gli arresti. Da una costola della Fira prende il via l’inchiesta sui debiti della sanità abruzzese cartolarizzati con un’operazione studiata da Masciarelli che il 14 luglio scorso produce gli arresti che decapitano la giunta regionale.
L’avviso di conclusione delle indagini che a partire da oggi la Guardia di finanza notificherà, è l’ultimo capitolo del caso Fira, la finanziaria regionale che agiva e pensava come e più di un governo regionale, con poteri ben superiori a quelli di un semplice braccio operativo economico. Un organo senza controllo che avrebbe elargito fondi pubblici a società di amici e parenti: una truffa, secondo l’accusa, da 16 milioni di euro.
Alla ribalta salgono nomi coinvolti anche nello scandalo della sanità come quello di Giancarlo Masciarelli, il grande regista delle cartolarizzazioni dei debiti; dell’ex assessore regionale alla sanità Vito Domenici, che volle Masciarelli alla guida della Fira e che appena due giorni fa ha riottenuto la piena libertà dai giudici del Riesame dopo quasi tre mesi ai domiciliari; e dell’imprenditore privato Vincenzo Angelini, il grande accusatore di Del Turco & c., che avrebbe pagato 15 milioni di tangenti ai politici dei due schieramenti.
LE ACCUSE FIRA. Le accuse contestate, a vario titolo, dal pm Filippo Guerra, vanno dall’associazione per delinquere alla truffa, dal falso alla corruzione alla malversazione ai danni dello Stato, per fatti che vanno dal 2002 al 2004. Una volta formalizzate, gli indagati avranno 20 giorni di tempo per presentare memorie o documenti a difesa oppure per chiedere di essere interrogati. L’ultimo passaggio prima che la procura chieda al gup il rinvio a giudizio a conclusione di un’inchiesta legata a doppio filo anche a quella vastese sull’ex Delverde.
27 OTTOBRE 2006. Si chiama «Bomba» l’operazione che porta all’arresto dell’ex presidente della Fira Giancarlo Masciarelli, 42 anni di Chieti, e di altre 10 persone nell’inchiesta della finanza per una presunta truffa da 16 milioni di euro alla Regione con i fondi pubblici. Determinante è il crac dell’ex pastificio Delverde di Fara San Martino e la conseguente perquisizione negli uffici Fira, in via Parini a Pescara, sul fallimento dell’azienda.
SOCI E SEQUESTRI. Oltre a Masciarelli, i personaggi chiave sono l’imprenditore Marco Picciotti, che secondo l’accusa creava società fantasma, e Paolo De Michele, il ragioniere che nella sua pen-drive avrebbe nascosto i conti della Fira.
Le Fiamme Gialle sequestrano quasi due milioni di euro, ma anche abitazioni, terreni, capannoni e un motoscafo. L’accusa: soldi pubblici ottenuti senza presentare nemmeno i progetti e che sarebbero finiti all’estero.
ANGELINI. A gennaio 2007, l’imprenditore finisce sotto la lente degli inquirenti per avere ottenuto tre anni prima dalla finanziaria regionale tre fondi Docup (Documento unico di programmazione) per 300mila euro. Soldi destinati a società di Torrevecchia, non molto distanti da Villa Pini, e finalizzati all’acquisto di computer e software per la posta elettronica. Ma la Finanza non trova le attrezzature e sospetta che i soldi siano stati usati per altri scopi. L’imprenditore replica: «Ho restituito tutto alla Regione nel 2006 con gli interessi. Ho trasferito una parte delle attrezzature nella casa di cura che dista 800 metri».
DOMENICI. Lo scorso marzo, la finanza effettua una perquisizione nella casa e nell’ufficio dell’ex assessore regionale, denunciato quasi tre anni prima con una lettera anonima. La moglie Giovanna Liberali, titolare di una società con sede all’Aquila, avrebbe beneficiato dei fondi della legge 16 nel 2002, la cosiddetta legge sui capannoni, ribattezzata anche Domenici, che la ideò. La difesa: la moglie dell’ex assessore svolge un’attività imprenditoriale, quindi anche lei poteva accedere ai fondi pubblici.
LA SANITA’. Masciarelli sarebbe stato a capo di un’organizzazione che avrebbe trasformato la Fira in una sorta di azienda privata, come spiegò lo stesso procuratore Nicola Trifuoggi subito dopo gli arresti. Da una costola della Fira prende il via l’inchiesta sui debiti della sanità abruzzese cartolarizzati con un’operazione studiata da Masciarelli che il 14 luglio scorso produce gli arresti che decapitano la giunta regionale.