Scomparsi e mai trovati 424 abruzzesi negli ultimi 40 anni

Tavolo tecnico tra esperti in prefettura a Pescara. «Per le famiglie coinvolte è un incubo che cambia la vita»

PESCARA. Non è stato solo un tavolo tecnico di lavoro tra tutti coloro che si occupano di persone scomparse, ma anche un'occasione per fare il punto della situazione e darsi nuovi input per andare avanti nella delicatissima attività di ricerca di chi ha fatto perdere le proprie tracce da un giorno all'altro.

E' stato ricco di spunti di riflessione l'incontro che si è svolto ieri mattina in Prefettura, a Pescara, per parlare di scomparsi. In Abruzzo questa parola racchiude le storie misteriose di 424 persone che tra il primo gennaio 1974 e il 30 giugno 2014 si sono allontanate da casa e non sono più tornate, tra italiani e stranieri.

Il dato è nella Relazione annuale del Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse che, a livello nazionale, parla di 29.763 persone di cui non si è saputo più nulla negli ultimi 40 anni. A questo dato se ne aggiunge un altro, ed è quello fornito dal Censimento dei cadaveri non identificati: in Italia sono 1283 (dato aggiornato al 30 giugno) e in Abruzzo sono 6.

C'è poi l'aspetto legato ai minori di cui non si sa più nulla, e sono ben 15.358 in tutta Italia. L'attenzione dello Stato su questo «dramma», che crea un vero «allarme sociale», come ha detto il prefetto di Pescara Vincenzo D'Antuono alla presenza del procuratore Federico De Siervo, è alta, ma sui singoli territori occorre la partecipazione di tutti, serve una sinergia costante, unendo le specificità delle varie forze in campo. Il ruolo centrale del prefetto in questo campo è stato ribadito anche ieri, per ciò che riguarda pianificazione e coordinamento delle ricerche, così come sì è parlato della necessità di far circolare le informazioni in maniera immediata, con la massima tempestività.

Tutti possono denunciare una scomparsa, e le denunce confluiscono in una banca dati nazionale che risulta particolarmente utile anche per la funzione di matching, cioè l'incrocio delle informazioni quando si cerca di identificare i cadaveri rinvenuti. Ma uno scomparso non è solo un caso da risolvere per le forze dell'ordine, è anche una tragedia per i familiari che improvvisamente si trovano catapultati in un incubo e vanno supportati e assistiti. «Non si può sopravvivere ad una tragedia simile», ha detto Annalisa Loconsole, una dei rappresentanti dell'Associazione Penelope presenti ieri. «Quando si trova il corpo, quanto meno c'è la sepoltura. Ma quando non si trova il corpo e non si hanno notizie, non si vive più. E una parte di noi muore per sempre».

Lo sanno bene le famiglie di alcuni scomparsi di cui si è parlato molto in Abruzzo, come i parenti di Daniele Taddei, sparito da Sant'Omero, e quelli di Silvana Pica, di cui si sono perse le tracce a Pescara. E per alcuni al dolore della scomparsa si è aggiunto lo strazio del ritrovamento del cadavere, che ha messo fine a ogni speranza, come accaduto per Roberto Straccia ed Eleonora Gizzi.

Flavia Buccilli

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