Scuole aperte, torna la vita in città

Traffico e caos ma tra i ragazzi c’è l’entusiasmo del primo giorno.

L’AQUILA. «Dal terremoto si può scappare. Dalla scuola no!». Il piccoletto con lo zaino già stracolmo al primo giorno di lezione si avvia lento nell’aula tinteggiata di fresco. Tutt’intorno, il traffico in tilt, gli ombrelli aperti per la pioggia, le lacrimucce di chi va in prima, le mamme trepidanti dietro ai cancelli e i papà in giacca e cravatta che salgono sul pulmino mare-monti pure loro, per vedere se e come funziona. Scuola, primo giorno. Levataccia per tutti, ma tanta voglia di esserci.

OCCHIO ALL’OCCHIO. Al circolo «Gianni Rodari» di Pile già alle 8 si materializza Guido Bertolaso. Subito dietro, i clown. Il capo della Protezione civile oggi fa volantinaggio: dà a ciascun bambino il foglietto sul terremoto: cosa fare e cosa non fare, prima e dopo. Involontariamente, con la risma dei foglietti, attenta all’occhio di un alunno. «Che roba! La Protezione civile che fa male a un bambino», scherza il sottosegretario, che si fa perdonare con un bacetto. Marco Ciotti, seconda elementare, ha i capelli dritti grazie al gel e la mano stretta a papà Stefano. Primo giorno di scuola per Michele Di Fonzo, qui con papà Marco e mamma Francesca che accompagnano l’altro figlio Alberto all’asilo, 100 metri più avanti. Non prima di una foto ricordo con Bertolaso che poi dice: «Abbiamo ordinato altri 20 scuolabus». Una mamma, Daniela Piancatelli, chiede e ottiene di poter visionare i documenti di agibilità.

«Manca solo la vulnerabilità sismica ma per quella c’è più tempo». Intanto, al piano di sopra, il clown Tamarindo ha tolto la parrucca ed è diventata la maestra Tamara Aversa. Nella sua classe, una terza, ci sono anche Davide e Lorenzo che dalle tendopoli, in circostanze diverse, sono tornati col braccio destro rotto. Bertolaso non resiste e lascia la sua firma sul gesso. In prima C ci sono parecchi genitori che s’intrattengono prima del distacco. Poi arriva il preside Armando Rossini: «Tra un po’, però, lasciateli». Il dirigente ha grandi progetti: «Primo: intitoliamo la materna di Pile basso al rugbista Lorenzo Sebastiani che l’ha frequentata. Secondo: un’aula all’aperto, sotto alle piante, nel giardino dove facciamo l’orto. Terzo: una biblioteca multimediale aperta al pubblico». In quinta C hanno scritto alla lavagna: 2+2=5, «ma oggi è tutto permesso», sorride l’insegnante Maria Concetta Scarinci. In seconda A quando irrompe Bertolaso non si alza proprio nessuno. A fine giornata, poi, tutti a provare prima l’inno di Mameli e poi «Domani, 21-04-2009», da ricantare il 24 davanti a Napolitano. Più avanti, alla nuova Mazzini, alle 9,30 c’è folla davanti ai nuovi moduli.

«Non si entra?» «No, manca l’agibilità». Il nuovo preside Massimo Cococcetta difende la porta con la stessa grinta con cui lo faceva, da stopper, con la vecchia squadra delle Acli: «Senza carta qui non si entra». Il certificato che ha viaggiato nella notte arriva alle 9,43, quando si entra. In mezzo c’è una telefonata del prefetto Gabrielli. Poi tutto si sblocca e, a conti fatti, è boom di presenze: 27 banchi vuoti su 400. In tutto, 24 scuole riaperte per 4500 alunni. I genitori scesi dai pulmini coi loro figli a digiuno («alle 6,30 in albergo non c’era nulla») strappano al preside una promessa: nulla osta per far stare i bambini a scuola sulla costa in attesa dell’assegnazione delle case. Poi il rientro all’Aquila, alla Mazzini. Stessa classe, stessi amici.

L’insegnante di Lettere Rosaria Calì, sfollata al mare, ha fatto da accompagnatrice volontaria per i ragazzi sul pulmino che ha fatto il giro Roseto-Pineto-Silvi. Della serie genitori premurosi, a Poggio Picenze il macedone Zemri Haliti, costruttore, ha portato a scuola figlio e nipote per verificare di persona le condizioni di sicurezza dell’edificio. Alla Patini di Pettino, la scuola più vicina alla faglia, 18 assenti su 300. Nell’istituto tecnologicamente avanzato, la Ericsson ha donato lavagne interattive, postazioni multimediali e Internet veloce, si proietta Harry Potter. «Una magia pure questa», chiosa l’ex stopper Cococcetta. «Riaprire questo fiore giallo intatto in mezzo a tanti palazzi grigi messi male».

COLLE SAPONE. Code infinite, clacson all’impazzata, manovre da ritiro di patente: questo e altro è successo in via Acquasanta nella zona di Colle Sapone dove ci sono gli insediamenti scolastici. E ieri, per esempio, nemmeno la metà delle scuole lì posizionate sono state riaperte. Cosa accadrà dopo il 5 ottobre? Difficile dirlo. Sta di fatto che nonostante la polizia municipale abbia fatto l’impossibile, anche l’assessore alla mobilità, Pierluigi Pezzopane si è improvvisato vigile urbano dando suggerimenti agli automobilisti, quasi tutti genitori giunti lì per accompagnare i figli all’Itis. Ma è servito a poco anche per via di un camion che ingombrava la strada stretta e a doppio senso. Poi, più per grazia ricevuta, che per reali misure anti-traffico, la matassa si è sbrogliata.

Sul posto anche il prefetto Franco Gabrielli, il quale ha subito capito che sono necessarie misure drastiche. «Serve un divieto di sosta», ha commentato, «lungo tutta la strada in quanto è allucinante che ci siano macchine parcheggiate dov’è vietato. È previsto l’allargamento del tratto all’altezza dell’ingresso del carcere minorile e la caserma Rossi. Domani o giovedì verrà riaperta via XX Settembre in un senso unico di marcia. Dovevamo mettere altri 2 palazzi in sicurezza».

PROVE DI FUGA. «Questa mattina», ha detto la preside dell’Itis, Gianna Colagrande, «abbiamo dato ai ragazzi un opuscolo su come ci si deve comportare e poi abbiamo installato un sistema di allarme vocale per cui un mio messaggio, e non più il campanello, indicherà ai ragazzi cosa fare».

LA LEVATACCIA. Per gli studenti dell’Itis, soprattutto quelli arrivati dalla costa, è stata una levataccia ma l’entusiasmo per il primo giorno (dopo il minuto di raccoglimento per i sei militari uccisi in Afghanistan), è stato quello di sempre. «Una giornata bellissima», dice Laura Mancini, studentessa 18enne dell’Itis, di Cavalletto d’Ocre. «La vivo in modo sereno», ha detto Luigi Mantini. «Abbiamo tanta voglia di ricominciare, la paura piano piano sta scemando». L’ottimismo non è frenato nemmeno dal disagio per chi è giunto dall’Aquila partendo da Silvi Marina. «Per essere puntuale», ha raccontato Luca Vespasiano, «mi sono alzato alle 6 e mi ha accompagnato mio padre. Domani andrà peggio: sveglia alle 5,30 per prendere l’autocorriera alle 6 per Montesilvano e poi quella verso L’Aquila. È un sacrificio, ma finirà». Ieri un bus da Alba ha portato 3 ragazzi. Quasi tutti sono stati accompagnati dai familiari.

CIALENTE. «La città che andremo a ricostruire sarà per voi, non dimenticatelo mai»: con queste parole il sindaco Massimo Cialente ha salutato gli studenti. Soddisfatti anche il presidente della giunta regionale Gianni Chiodi e il capo della scuola abruzzese, il dirigente Carlo Petracca.