Se Attila piomba nel caos sanità

Chiodi come Attila. Aiuto, i barbari stanno per espugnare la cittadella della sanità pubblica. Propaganda immaginifica, quella del Pd. Efficace quanto inverosimile. Gianni il mite paragonato al re degli Unni. L'invasore - ci hanno insegnato alle scuole elementari - che lì dove passa non cresce più l'erba.

Suvvia, c'è da sorridere. Il governatore dell'Abruzzo paragonato ad uno spietato condottiero. Fosse vero, passerebbe alla storia. Stenta invece a emergere persino nella cronaca. Chiodi è un moderato per natura. Neo-democristiano che ha imparato a galleggiare nelle acque inquinate della politica corrente. Lo senti parlare in tv e se non lo conosci non capisci se è di destra o di sinistra. Qualche giorno fa ha polemizzato in un dibattito televisivo con Giuliano Cazzola, influente deputato del suo stesso partito, il Pdl, contestandogli gli eccessivi tagli alle Regioni previsti dalla manovra del governo. Un ignaro spettatore ha commentato: beh, pur non votando io a sinistra, quel presidente là m'ha convinto. Se lo venissero a sapere Tremonti e Berlusconi, povero Chiodi. In quel partito familiare si può trafficare e congiurare, ma guai ad esprimere posizioni politiche fuori dal coro.

Dopo quasi un anno di tira e molla il presidente-commissario ha finalmente presentato l'atteso piano di riordino della sanità abruzzese: ridimensionamento di cinque ospedali minori, tagli ai posti-letto e un occhio di riguardo per la potente lobby delle cliniche private. Quelle stesse lobby di cui aveva denunciato la strabordante ingerenza. Pressato dagli «amici» di centrodestra che sono in sintonia con quel mondo. Serviva più coraggio, sicuramente. Sul rapporto con i privati fa bene dunque l'opposizione a tenere alta la vigilanza; sbaglia invece quando contesta i tagli perché a parti invertite anche le forze del centrosinistra - se fossero rimaste al governo della Regione - sarebbero state costrette a chiudere ospedali troppo piccoli e inadeguati, figli di una stagione di sprechi e clientele.

L'Abruzzo ha pagato un prezzo troppo alto per il saccheggio continuo delle risorse destinate alla sanità. Le lunghe liste di attesa sono la quotidiana umiliazione inflitta agli ammalati. Oltre le inevitabili schermaglie tra l'uno e l'altro schieramento, i cittadini si aspettano da maggioranza e opposizione la soluzione dei problemi. E' possibile voltare pagina lavorando di concerto ed eliminando le schifezze del passato? Vedremo. Su questa sfida si valuta una nuova classe dirigente.

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