Se Cetto Laqualunque si occupa di salute

Quando i politici abruzzesi capiranno che sulla sanità non c'è nessuno senza colpe e senza peccati avremo fatto un passo avanti. Accapigliarsi su un percorso obbligato (e doloroso) come la riduzione del deficit dimostra solo che della salute a certi onorevoli, segretari e capigruppo non importa una beata minchia per dirla con Cetto Laqualunque. Ma la situazione è drammatica: tasse e benzina più care d'Italia, 43mila abruzzesi che vanno a curarsi altrove, con un costo di 132 milioni. La sanità non può diventare un campo di battaglia, dopo quello che è accaduto negli ultimi anni. Si lascino da parte egoismi di partito e furbate. Servono realismo e buon senso.

La riprova arriva dalla nascita del Parco della costa teatina e dai fondi per la bonifica dei veleni di Bussi. Legnini e Marini sono riusciti zitti zitti a portare a casa due grandi risultati, in un momento di muro contro muro con il centrodestra. Se non si applica il metodo della condivisione anche per la sanità, l'Abruzzo sarà solo una terra di faide e di dispettucci tra arrivisti della politica.

Non si possono dire delle cose quando si è al comando della Regione e poi l'esatto contrario quando si va all'opposizione. O viceversa. Invece, una volta vengono demonizzati i poteri forti, un'altra difesi in maniera sospetta. Un giorno Chiodi viene accusato di danneggiare gli ospedali pubblici per favorire i privati. All'indomani attaccato perché parla di lobby e contropoteri. Ma se il presidente usa oggi gli stessi concetti e le stesse parole di Del Turco un motivo ci deve essere.

Invece di sbraitare bisognerebbe sforzarsi per capire. Le cliniche private non vanno demonizzate, sono un patrimonio del sistema Abruzzo. Hanno garantito in anni di scelleratezza della sanità pubblica servizi efficienti. Ma devono rispettare regole e contratti. Come tutti.

La Regione Marche, tanto osannata e ammirata in questi tempi di Marca Adriatica, perché non firma gli accordi sulla sanità di confine? Elaborare teoremi a seconda delle convenienze o della vicinanza a questo o quell'imprenditore non è serio. Si finisce solo per dare ragione alla Baraldi, quando mette sotto accusa la classe dirigente abruzzese. Invece di insultarla sarebbe il caso che qualcuno cominciasse a smentirla con i fatti.

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