Sindacati: ora pensiamo alla qualità

Appello a Chiodi per evitare la nuova tassa di 10 euro sulla specialistica

PESCARA. Il pareggio del bilancio della sanità nel 2010 è solo una tappa. Ora il commissario Gianni Chiodi deve pensare a consolidare il risultato, anche perché le stime per il 2011 sono ancora orientate al rosso (vedi tabella), nonostante un lusinghero tendenziale nel primo trimestre dell'anno. La stima per il 2011 è comunque dettata dalla prudenza, com'era quella del 2010 che poi la verifica del ministero ha ribaltato.

E le manovre annunciate dal governatore, in particolare la gara sulla farmaceutica, un campo dove c'è molto da lavorare (la gara si chiuderà a settembre e Chiodi spera di risparmiare 30 milioni), possono portare buone notizie e un recupero di risorse. Ma la questione che più agita in queste ore sindacati, sindaci e cittadini è quella dei ticket, della residenzialità (case di riposo, assistenza disabilità, riabilitazione, ecc.) e del completamento della riconversione dei piccoli ospedali. Sui ticket la partita è solo agli inizi. Nelle prossime ore i sindacati presenteranno un documento unitario per chiedere misure alternative al prelievo sulla specialistica (10 euro). Chiodi stesso l'ha chiesto al governo, proponendo ticket sui codici bianchi di pronto soccorso e sulla prescrizione inutile dei farmaci.

Ma non solo. Angela Scottu, responsabile regionale della Cgil sanità, chiede chiarezza sulle manovre 2011-2012. «Perché il pareggio non sia un'operazione contabile, bisogna capire quali saranno gli interventi strutturali che permetteranno di aggredire il disavanzo sanitario. Per esempio, nel piano operativo è prevista una mobilità passiva in aumento. Questo significa, oltre al dato contabile di 91 milioni, che da parte dei cittadini non viene percepita la qualità del servizio. Ci sono poi le liste d'attesa che diventano sempre più lunghe nei grandi ospedali, che stanno scoppiando. E sulla medicina del territorio non c'è ancora un vero intervento».

La Cgil nazionale ha già chiesto a governo e ministero di stabilire una linea di finanziamento vincolata al potenziamento della sanità sul territorio. «Perché», dice la Scottu, «se nei piani di rientro si allocano le risorse sugli ospedali, non c'è dubbio che occorrano fondi aggiuntivi».

Complesso il discorso sulla residenzialità, alla quale è legata l'applicazione di tariffe di compartecipazione a carico degli utenti. «Il piano doveva partire il 1º luglio», dice la sindacalista, «ma per stabilire la compartecipazione c'è bisogno prima di stabilire le tariffe. C'è poi forse un refuso nel piano della Regione, perché si prevede che si provveda ai cittadini nullatenenti attraverso una fondazione, o attraverso i Comuni, che non hanno soldi, oppure attingendo al fondo nazionale per la non autosufficienza, 400 milioni, che il governo ha però già cassato».

Dà voce alla preoccupazione dei Comuni Antonio Innaurato, sindaco di Gessopalena: «Stiamo salvando i più deboli con i nostri bilanci, e saremmo felici di conoscere le spese dell'ospedale di Casoli. Su questo siamo pronti a sfidare Chiodi: ci deve dire, visto che non ci ha mai ricevuto, neanche su richiesta del prefetto, che cosa ha risparmiato chiudendo Casoli». E Rita Tabacco, presidente del comitato di difesa dell'ospedale di Tagliacozzo, uno dei 5 che andrà riconvertito, incalza: «Chiodi venga a vedere i reparti chiusi del nostro ospedale, e Avezzano che trabocca e non ce la fa più. La Marsica è stata punita».

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