Spot elettorale, bufera sulle bancarelle di Chiodi

Chiesti ai giovani curriculum per il lavoro. E scoppia un caso nazionale

TERAMO. Indietro tutta. Gianni Chiodi candidato presidente del Pdl alla Regione, messo sotto pressione sui siti nazionali, dai giornalisti e dagli avversari politici, alla fine ammette. «Certo, è stato un errore chiedere i nomi, ma c’è stata buona fede». Così nel volgere di poche ore dai fasti mediatici vissuti accanto al presidente Berlusconi, il candidato Chiodi si è trovato esposto ai venti della polemica. Il tutto per quella iniziativa elettorale bollata come clientelare. «Correte alle Bancarelle per Chiodi Presidente, rispondete ai “questionari di auto-selezione”, prenotate gli incontri di orientamento e formazione che partiranno dal gennaio 2009. Stringiamoci la mano e scambiamoci energia», recitava la nota di invito.

 Lo staff del candidato del Pdl si è prodigato con uno spot elettorale che reclamizzava: «Le Bancarelle di Chiodi», video inserito nel sito, ripreso dalle tv locali ed infine immortalato su YouTube.
 In poche ore l’iniziativa è diventata un caso nazionale, malgrado che Chiodi abbia provato a bloccarne la diffusione.
 «Abbiamo sbagliato dvd», hanno fatto sapere dal suo ufficio stampa. «Era un censimento sui bisogni formativi dei giovani», ha commentato Chiodi, su Radio Capital. Un «censimento» nel quale però si diceva che tutti i giovani che si sarebbero presentati con un curriculum presso i comitati, o i gazebo, sarebbero stati chiamati per colloquio, «selezione» e «avviamento all’imprenditorialità».

 Veementi le reazioni politiche di destra e di centrosinistra. Per Francesco Storace, presidente de La Destra, «Lo spot del Pdl è una vergogna. Un fatto gravissimo in una regione già travolta dagli scandali. Adesso presenteremo subito una denuncia alla Procura della Repubblica dell’Aquila».
 «Una stantia iniziativa clientelare», ammonisce l’ex presidente del Senato, Franco Marini leader del Pd, «Questo episodio delle promesse a post voto ai giovani», commenta Marini, «sa proprio di vecchio clientelismo che credevamo di avere dietro le spalle. Chiodi è certamente una faccia relativamente nuova delle politica regionale, ma questa proposta sa di stantio. Solo il superamento della crisi economica che si avverte in Abruzzo e Italia può assicurare un futuro ai nostri giovani».
 Giuseppe Fioroni, del coordinamento nazionale del Pd, parla di «malapolitica». «L’Abruzzo», osserva, «è una regione con un grave problema di disoccupazione: non ci si può permettere di speculare».

 Claudio Fava,
segretario nazionale di Sinistra democratica parla di «cialtronesca trovata del candidato della Pdl a presidente della Regione. E’ la dimostrazione che l’Abruzzo ha bisogno di una politica “pulita”, di politici che lascino da parte metodi clientelari».
 Nel turbinio di critiche c’è anche quella del segretario dell’Udc Lorenzo Cesa. «Risulta sempre più evidente che l’Abruzzo non ha bisogno né di destra né di sinistra», dice Cesa, «né di chi ha recentemente malgovernato, né di chi vorrebbe indurre i giovani abruzzesi, con uno spot ingannevole, a credere che da gennaio potranno essere assunti». Rifondazione è indignata. «In Abruzzo sembra che non si possa proprio prescindere dal clientelismo, ora addirittura finisce in uno spot», commenta il segretario regionale Marco Gelmini.

 A difendere Chiodi oltre ai senatori Piccone e Pastore c’è Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario del gruppo Pdl al senato. «La campagna politica contro Chiodi», dice Quagliariello, «è un patetico tentativo di arginare il trionfo politico che l’Abruzzo ha tributato a Silvio Berlusconi e a lui nei giorni scorsi. Né la lettera del video né tantomeno il buonsenso possono far immaginare intenti che non siano più che legittimi».
 Infine da Roma, a sorpresa, si fa sentire anche l’ex presidente Ottaviano Del Turco, ospite di Tommaso Labate e Giancarlo Loquenzi a «Titoli» sulla tv Red. «Chiodi con questo spot sembra voler tornare ai vecchi riti gaspariani». Del Turco rivela anche il suo giudizio sul candidato del Pd, Carlo Costantini. «Non penserete che io sia tanto masochista da dare il mio voto ad un tipo del genere, di sicuro non voterò mai per Costantini».