"Tagliate tutte le grandi opere"

Legnini: il governo non prevede investimenti in Abruzzo fino al 2014

PESCARA. «L'Abruzzo è fuori dai grandi investimenti per i prossimi tre anni, ma il governatore Chiodi e l'intera classe dirigente del centrodestra continuano a spacciare per vittorie delle sonanti sconfitte». Il senatore Giovanni Legnini delinea un quadro difficile della situazione politica regionale e ridimensiona il travaglio del Partito democratico a pochi giorni dal voto.

«In questi giorni», rileva il parlamentare teatino, «si stanno prendendo decisioni importanti per il futuro dell'Abruzzo nel totale disinteresse del governo regionale».

Allude al Documento economico e finanziario?
«Il Def approvato in Senato contiene un allegato infrastrutture che taglia l'Abruzzo dai grandi investimenti, ma Chiodi si gloria per i 612 milioni dei Fas, oltre ai 110 milioni di cofinanziamento regionale, e per aver prelevato meno del previsto per il debito sanitario».

Cosa c'è che non va?
«Il presidente omette di ricordare che è stato stipulato un mutuo di 200 milioni. Ha sostituito un debito con un altro debito. Questa è la prova della sconfitta».

Proviamo a rifare il punto sui fondi per le aree sottoutilizzate (Fas).
«Passano da 850 a 612 milioni e, forse, si spenderanno con 4 anni di ritardo. Non sappiamo ancora come, dopo la bocciatura del programma regionale dello scorso anno. E soprattutto non sappiamo dove la Regione attingerà il cofinanziamento di 110 milioni. Ma il presidente gioisce».

E sulle grandi opere cosa sta accadendo?
«Nulla di nuovo fino al 2014, mentre gli interventi programmati in passato sono stati depennati. Se si eccettuano le infrastrutture viarie per L'Aquila, finanziate con il decreto terremoto, la Teramo-Giulianova-San Benedetto, finanziata in parte, e la messa in sicurezza della Galleria del Gran Sasso, finanziata da due anni, non c'è nulla nell'allegato del Def. Per la Pedemontana Abruzzo-Marche, pur presente in elenco, non è stata stanziata alcuna somma. La Guardiagrele-Casoli, il completamento della fondovalle Sangro e il porto di Ortona, che il centrosinistra aveva finanziato con i Fas, sono stati cancellati. Così l'ammodernamento della ferrovia Pescara-Roma: non figura tra gli obiettivi. Nulla per i porti e l'aeroporto. Uno zero assoluto che fa dell'Abruzzo, il fanalino di coda tra le regioni italiane. Uno studio sull'indice della dotazione infrastrutturali dice che siamo al quart'ultimo posto, quasi come la Calabria. Peggio di noi solo Molise e Basilicata. Eravamo abituati a pensare che lo sviluppo degli anni '60-80 ci aveva munito di una solida rete infrastrutturale e invece non è così».

Azzerati gli stanziamenti delle precedenti finanziarie?
«Direi scippati. Parlo dei circa 500 milioni di risorse vere, stanziate nel 2006-2007 dal governo Prodi. Soldi reali, non virtuali, iscritti nel bilancio dello Stato per opere strategiche come la ferrovia Pescara-Roma, la Fondovalle Sangro, il campus automotive, il porto di Ortona, la Teramo-mare. A tre anni dall'insediamento del governo Berlusconi, e a metà mandato del presidente Chiodi, i tagli sono rimasti e nuove risorse sostitutive o aggiuntive non sono state mai stanziate».

Sarà possibile recuperare in qualche modo?
«Ora si apre la partita del decreto legislativo in materia di risorse aggiuntive e perequazione infrastrutturale, una norma voluta dal Pd e introdotta fra i decreti attuativi del federalismo fiscale».

Cosa si aspetta dal principio di perequazione del federalismo?
«Dovrebbe portarci più risorse. Stiamo quasi al fondo della classifica e abbiamo bisogno di recuperare, oltre al diritto di avere più risorse per colmare il ritardo. Questo è il principio politico e normativo».

E' un principio che troverà attuazione?
«Senza consapevolezza dei meccanismi decisionali, temo che saremo nuovamente tagliati fuori».

Sulla questione dei porti non c'è da recuperare anche un vuoto amministrativo?
«Senza l'istituzione di un'autorità portuale, i nostri porti non hanno futuro. Saremo costretti a rincorrere fondi per il dragaggio dei fondali, come si sta facendo in modo tardivo e pasticciato per Pescara e Ortona. L'unico porto che ha fondali sufficienti è quello di Vasto ma non sono previsti investimenti. Dobbiamo batterci per ottenere un'autorità portuale abruzzese oppure chiedere di essere governati transitoriamente da Ancona, come ha proposto D'Alfonso. In caso contrario, avremo sempre porti di serie C e D.

Situazione ferma anche per l'aeroporto?
«Si sta elaborando il piano di sviluppo per gli aeroporti minori ma l'aeroporto di Pescara è stato marchiato come non suscettibile di ampliamento per i noti limiti derivanti da strade, fiume, insediamenti edilizi. Dobbiamo subito formulare una proposta oppure saremo declassati».

Cosa suggerisce il Pd?
«La partita importante per l'Abruzzo si gioca sui Fas. Il Cipe ha deliberato la riprogrammazione dei fondi decurtati prevedendo la concentrazione delle risorse su pochi e qualificati investimenti. Il termine è in scadenza ma non sappiamo cosa stia facendo la giunta regionale. E' invece necessario indicare quel che da almeno un anno proponiamo: 4-5 obiettivi strategici infrastrutturali per elevare la competitività di alcuni comparti della economia regionale, finanziando i progetti cantierabili. Questo vuol dire spendere bene e subito le risorse che da 4 anni ci spettano e rilanciare così la vertenza Abruzzo, invocata dalle parti sociali, per incrociare quel principio di perequazione infrastrutturale che sta per diventare legge e ottenere almeno 500 milioni di euro in più per le infrastrutture. Quei fondi ci spettano perché siamo indietro. Ma la classe dirigente di centrodestra, in Abruzzo e a Roma, non sembra avere consapevolezza dei treni persi, di quelli in corsa e di quelli che partiranno».

Una maggiore convergenza politica noi aiuterebbe forse a centrare più risultati?
«Il Pd ha già dato ampia prova di responsabilità e di sostegno alle ragioni dell'Abruzzo. Lo abbiamo fatto per L'Aquila, per Bussi e la costa teatina. Lo abbiano fatto sottoscrivendo il Patto per l'Abruzzo. Proprio la riprogrammazione dei Fas e la vertenza per le infrastrutture dovevano essere i primi obiettivi del Patto. Fino a oggi, non mi sembra che i sottoscrittori siano sati coinvolti».

Cosa è mancato?
«L'anomalia della politica abruzzese è che agli annunci non seguono fatti concreti. Poi ci sono le divisioni della maggioranza abilmente occultate e lo strabismo dell'Udc. Partiamo dalle amministrative. Il centrodestra si presenta diviso a Francavilla, Lanciano, Vasto e in diversi altri comuni abruzzesi. L'Udc è all'opposizione a Roma e all'Aquila ma nei Comuni puntella il Pdl diviso».

Quanto alle divisioni, non è che il centrosinistra se la passi meglio. O no?
«Certo, quel che va in onda è il travaglio del Pd pur in presenza di un fatto indiscutibile: Pd e centrosinistra sono uniti nella stragrande maggioranza dei Comuni. Sarebbe andata meglio se Sinistra ecologia e libertà non avesse coltivato egoismi di partito. Non è il caso Picciano che può rimettere in discussione il rinnovamento e il rilancio del Pd abruzzese con tutti quelli che ci stanno su un progetto di vero cambiamento». (cr.re.)

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