Tar: Villa Pini non può avere soldi pubblici

Il tribunale amministrativo dà ragione all'Aiop e boccia gli accreditamenti

PESCARA. Se la casa di cura Villa Pini vuole continuare a esercitare dovrà farlo senza l'apporto di soldi pubblici. E' questa la sostanza della sentenza del Tar dell'Aquila depositata ieri.

I giudici hanno accolto il ricorso delle associate l'Aiop (l'associazione delle cliniche private alla quale il gruppo Villa Pini non è iscritta) Pierangeli, Spatocco e Villa Serena, assistite dall'avvocato Tommaso Marchese, contro il riaccreditamento del gruppo, o meglio della curatela fallimentare della Casa di Cura Villa Pini per le prestazioni di degenza, per il centro di alta riabilitazione e per le prestazioni di specialistica ambulatoriale. Il Tar ritiene che il gruppo non potesse essere riaccreditato perché non erano state sanate quelle condizioni, riguardo al pagamento degli stipendi e dei contributi dei dipendenti, che avevano indotto la stessa Regione (sulla base della legge 32/2007 modificata dalla 27/2009) a sospendere la convenzione.

Per il Tribunale amministrativo sarebbe dunque stata violata la par condicio tra le case di cura concorrenti perché «eventuali inadempienze non giustificate (e tollerate)» hanno dato origine «a vistose disparità di trattamento in favore dell'operatore non corretto».

Inoltre queste inadempienze, sempre secondo il Tar, «non sono mai state rimosse». Nè vale il fatto che l'attuale curatela autorizzata all'esercizio provvisorio sia in regola con i pagamenti «giacché», dice il Tar, «è ovvio che tale correttezza si riferisca solo alle prestazioni successive all'autorizzazione dell'esercizio provvisorio», mentre restano le contribuzioni non versate «e invece imposte agli altri operatori». La sentenza annulla dunque i provvedimenti della Regione e ora è difficile prevederne gli sviluppi. La Regione potrebbe appellarsi al Consiglio di Stato, ma lo farebbe anche contro una propria determinazione. Mentre le cliniche ricorrenti potrebbero chiedere un risarcimento danni, anche se l'avvocato Marchese rinvia la questione a «una valutazione successiva». Preoccupato il sindacato. «Su queste strutture ci sono 1.500 lavoratori», dice il segretario regionale della Cgil Funzione pubblica Carmine Ranieri «molti dei quali sono ancora in Cassa integrazione mentre alcuni sono stati riassunti part time. La situazione è critica ma almeno c'è una speranza di futuro. Ora non si può pensare che questi lavoratori vadano a casa. Per questo invito la Regione ad aprire un tavolo e ad approfondire la questione, tenendo conto dei passaggi che devono essere fatti. Le 1.500 professionalità di Villa Pini non possono essere cancellate con un tratto di penna».

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