Tercas-Caripe, affare da 200 milioni

Tanto sarebbe valutata la banca pescarese. Riservatezza sulle trattative. Tercas dovrà sborsare 200 milioni per la Caripe

PESCARA. Quello che non volle fare la politica è possibile che ora sia il mercato a farlo. Almeno in parte e in ritardo. È il senso dell’operazione Tercas-Caripe, le due grandi banche del territorio che, secondo alcune anticipazioni del supplemento economico Affari e Finanza di Repubblica, sarebbero in trattative per arrivare a una fusione. Un progetto del quale si parla da qualche anno. Così come per tanti anni si è parlato di fusione delle quattro casse di risparmio abruzzesi. Sogno ambizioso e potenzialmente redditizio. Dieci anni fa una società di revisione aveva presentato uno studio in cui venivano elencati i vantaggi che sarebbero scaturiti dalla costituzione di un’unica cassa di risparmio regionale, un istituto che avrebbe sommato il 70% della raccolta delle famiglie abruzzesi, un dato tra i più alti in Italia.

Il progetto fallì perché le casse di risparmio erano funzionali alla politica. Fonderle avrebbe voluto dire tagliare consigli d’amministrazione e poltrone presidenziali. Oggi i tempi sono cambiati, due delle casse di risparmio abruzzesi sono controllate da grandi gruppi nazionali: Caripe da Banco Popolare e Carispaq da Bper (Banca popolare Emilia Romagna), e l’operazione Tercas-Caripe si presenta complicata proprio dal fatto che Caripe non ha piena autonomia decisionale.

Sarebbe la Tercas ad avere avanzato la richiesta di acquisto di Caripe alla capogruppo Banco Popolare. I rumors danno l’operazione ancora ai preliminari, è certo però che appena qualche mese fa c’è stato un contatto ai massimi livelli tra Tercas e Banco Popolare. Nel frattempo la Caripe avrebbe sollevato l’interesse di due banche estere come Deutsche Bank e CreditAgricole. Ma è la Tercas quella più motivata a mettere mano al portafogli (si parla di 200 milioni di euro).

Per l’istituto guidato dal presidente Lino Nisii, un grande istituto interregionale che tocca con i suoi 110 sportelli l’Abruzzo, le Marche, il Lazio, il Molise, l’Emilia Romagna, acquisire la Caripe vorrebbe dire investire bene il suo “capitale libero” e rafforzarsi su un territorio sul quale è presente con solo 5 sportelli (dove oltre a Pescara ci sono piazze importanti per la raccolta come Loreto Aprutino, Penne, Città Sant’Angelo). Ma soprattutto Caripe permetterebbe a Tercas di crescere in un momento in cui crescere è difficile, perché sono poche le banche del territorio disposte ad essere acquistate, soprattutto nel Centro Italia (Tercas ha da poco tentato con Viterbo ma ha rinunciato).

Dal punto di vista politico, c’è chi vede nell’operazione un ulteriore rafforzamento in Abruzzo del gruppo dirigente teramano, oggi al vertice in Regione. Teramo e la sua provincia sono stati sempre la locomotiva economica (e autoctona) abruzzese con i distretti del legno e del tessile abbigliamento. Ma politicamente è un territorio che ha sempre sofferto l’egemonia di Chieti e Pescara. Con Tercas insediata a piazza Salotto, a Pescara resterebbe la Bcc di Pianella. Una realtà importante, ma forse troppo locale per le ambizioni della vivacissima “Città dannunziana”.